E' del PD
Con l'acquisto di Antonveneta, Monte dei Paschi diventa la 3ª banca italiana

Dopo una trattativa riservata conclusa in un paio di settimane con gli spagnoli del Banco Santander, l'8 novembre scorso il Monte dei Paschi di Siena ha annunciato a sorpresa di aver acquistato il 100% di Antonveneta, la banca che nel 2005 fu al centro del tentativo di scalata di Fiorani e dei "furbetti del quartierino" con la complicità dell'ex governatore di Bankitalia Fazio. Con questo acquisto la banca senese vicina ai DS e ora in dote al PD, che era rimasta un po' ai margini della partita delle concentrazioni bancarie, ha battuto tutti i concorrenti e in particolare il gruppo più agguerrito Bnl-Paribas, e balza ora al terzo posto tra le grandi banche nazionali, dopo le unificazioni Intesa-Sanpaolo e Unicredit-Capitalia, con i suoi 3.100 sportelli, 35.000 dipendenti e una quota di mercato del 9%.
Dopo la vicenda delle scalate bancarie dell'estate 2005, finita nelle maglie della magistratura, la banca Antonveneta era stata acquistata dagli olandesi della Abn-Amro, istituto che recentemente era stato scalato a sua volta dalla potente banca spagnola Santander, vicina all'Opus dei, che dopo poche settimane ha rivenduto la banca padovana, costata 6 miliardi di euro, ai "banchieri rossi" di Rocca Salimbeni per una cifra pattuita di 9 miliardi di euro. Una cifra enorme, considerato che l'intero valore in Borsa del gruppo Mps è di poco più di 10 miliardi, ma che il suo presidente Giuseppe Mussari non ritiene caro, stimando che da Antonveneta possano venire 700 milioni di utili l'anno e altri 360 dalle sinergie tra le due reti bancarie, e che per il 2009 si punta ad un utile di gruppo di 1,5 miliardi di euro. Tutto ciò grazie all'espansione di mercato nel ricco Lombardo-Veneto che l'Antonveneta, con i suoi quasi 1.000 sportelli, 10.000 dipendenti e 1,5 milioni di clienti porta in dote all'istituto senese, già molto radicato nell'Italia centrale e con una forte presenza anche in alcune zone del Sud come in Puglia.
Lo sforzo finanziario per realizzare questo ambizioso balzo di crescita, per la banca più antica del mondo, è tuttavia enorme. Il vertice di Rocca Salimbeni pensa di coprirlo per 4,5-5 miliardi di euro con un aumento di capitale offerto in opzione agli attuali soci, mentre altri 2 miliardi arriverebbero da cessioni di partecipazioni, tra cui anche la Finsoe, una holding partecipata con Unipol. I restanti 2-2,5 miliardi dovranno essere attinti dalla liquidità disponibile della banca. La Fondazione Mps, il salotto buono in cui si sposano gli interessi della finanza massonica e della "sinistra" politica, che detiene il controllo dell'istituto bancario e a cui partecipa con ampi poteri il Comune di Siena, da sempre feudo DS e dei dalemiani in particolare, ha dato via libera all'operazione, anche se dovrà partecipare in una certa misura all'aumento di capitale per non perdere troppe quote di potere rispetto agli altri soci. Anche l'altro socio forte del gruppo, il vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone, ha dato la sua piena approvazione all'acquisto, dichiarando che esso "riporta in Italia una banca importante e c'è da esserne molto soddisfatti".
Soddisfatto di vedere "la più grande impresa del territorio crescere ancora rispettando la strategia di essere soggetto aggregante", si è dichiarato anche il neopodestà senese, il diessino Maurizio Cenni. Da Padova gli ha fatto eco il suo omologo Flavio Zanonato, dichiarando a "La Repubblica" che "dopo tutto quello che è successo, questa soluzione senese per l'Antonveneta mi sembra quasi una benedizione. Giuro che nulla ne sapevo, zero virgola zero, non ho mai sentito né conosco il presidente del Monte dei Paschi di Siena, Mussari, e credo che Fassino, D'Alema e Veltroni ne sappiano quanto me o meno di me". Un'affermazione assai poco credibile, questa del neopodestà antoniano, per quanti ricordino come il vertice della Quercia si dette da fare, in combutta con i "furbetti del quartierino Fiorani, Ricucci, Gnutti, Coppola e compagnia bella, per mandare in porto la fallita scalata dell'Unipol a Bnl, il "facci sognare!" di D'Alema a Consorte e l'"una banca?" di Fassino.
Ora finalmente D'Alema, Fassino e Veltroni la banca ce l'hanno, anche se in una situazione e a condizioni diverse rispetto a due anni fa. Allora si trattava di mettere le mani su una grande banca attraverso uno strumento (l'Unipol della Lega delle Cooperative) interamente controllato dai DS. Adesso il partito della Quercia non c'è più e il destinatario dell'operazione è il PD, per cui i benefici vanno spartiti a mezzadria con l'area intorno alla ex Margherita. Per questo, a differenza del 2005, Rutelli e Prodi non si sono messi di traverso. Inoltre il Monte dei Paschi di Siena ha anche altri soci estranei allo stesso PD, come Caltagirone, il cui genero è il leader UDC Casini, che avranno il loro peso nel controllo politico di questo nuovo terzo polo bancario italiano.

26 marzo 2008