Il governo di Belgrado spaccato sull'accordo di adesione della Serbia alla Ue
Il presidente firma il trattato Asa. Il premier lo considera un "atto illegittimo"

Il 29 aprile in Lussemburgo il presidente di turno dei ministri degli Esteri europei, lo sloveno Dimitri Rupel, e il vicepremier serbo Bozidar Djelic hanno firmato l'Accordo di associazione e stabilizzazione (ASA) tra l'Unione Europea e la Serbia, il primo passo verso l'adesione di Belgrado alla Ue.
Il protocollo, per superare la contrarietà manifestata da Olanda e Belgio, prevede che la piena cooperazione di Belgrado col Tribunale penale internazionale dell'Aja "è un elemento essenziale" dell'Asa e quindi le parti hanno concordato di applicare l'accordo commerciale "non appena il Consiglio deciderà che la Serbia coopera pienamente con il Tribunale penale internazionale dell'Aja". Comunque da subito la Serbia potrà sottoscrivere accordi commerciali e sviluppare la propria economia secondo i parametri e gli standard europei.
Fra i primi effetti economici dell'accordo si può inserire la definizione di una partnership strategica tra Fiat e Zastava per produrre nuovi modelli di autovetture in Serbia ed esportarli nell'intera Europa; l'Asa prevede infatti l'esenzione delle imposte doganali per i prodotti automobilistici diretti al mercato della Ue. 
L'avvio dei negoziati fra le parti era stato definito il 10 ottobre 2005 dal commissario europeo per l'allargamento Olli Rehn, dall'allora presidente dell'Unione Serbia e Montenegro Svetozar Marovic, dai premier dei due stati membri Vojislav Kostunica e Milo Djukanovic, e da David Gauen, ambasciatore della Gran Bretagna che all'epoca aveva la presidenza di turno dell'UE. Ma già il 3 maggio 2006 la Commissione europea decideva di sospenderli perché il governo di Belgrado non collaborava con il Tribunale dell'Aja e non aveva arrestato e consegnato al tribunale il generale Ratko Mladic, responsabile dei massacri in Bosnia.
Il negoziato era ripartito dopo l'arresto e la consegna al tribunale dell'Aja, il 31 maggio 2007, di Zdravko Tolimir, ex capo di Stato maggiore dell'esercito serbo e stretto collaboratore di Ratko Mladic e si era concluso lo scorso settembre con l'accordo sul testo dell'Asa, pur in presenza delle riserve di Olanda e Belgio. Il testo era pronto alla firma per la cerimonia prevista il 7 febbraio 2008, firma rimandata per disaccordi all'interno della coalizione di governo a Belgrado e per la crisi aperta dalla annunciata proclamazione dell'indipendenza del Kosovo, appoggiata dalla Ue e osteggiata dalla Serbia, per il 17 dello stesso mese.
L'Asa fa tra l'altro riferimento alla risoluzione numero 1244 del Consiglio di sicurezza dell'Onu, quella che pur contenendo il riferimento all'integrità territoriale della Serbia ha consentito la proclamazione dell'indipendenza del Kosovo.
Il presidente serbo Boris Tadic in Lussemburgo ha definito la firma dell'accordo "un evento storico per la Serbia", un passo che "permetterà di scrivere una nuova pagina nell'avvenire del Paese" e che non avrà ripercussioni sulla sovranità serba.
Il premier Vojislav Kostunica ha invece definito la firma dell'accordo un atto "anticostituzionale, anti-statale e illegale" e ha dichiarato che sarà "annullato" dal nuovo governo e dal nuovo parlamento che usciranno dalle elezioni politiche dell'11 maggio prossimo perché "mai e a nessuno permetteremo che in nome della Serbia si firmi l'indipendenza del Kosovo".

7 maggio 2008