La spesa di 1,5 miliardi di euro verrà divisa tra i 26 Paesi membri della Nato
Aerei spia a Sigonella per controllare tutto il Mediterraneo
Il sistema di sorveglianza terrestre della Nato sarà operativo dal 2012

Dopo quella di Dhafra negli Emirati Arabi Uniti inaugurata nel 2001 "per sostenere le operazioni antiterrorismo nell'area del Golfo" e quella di Anderson sull'isola di Guam nell'Oceano Pacifico che verrà aperta alla fine di quest'anno, Sigonella sarà la terza base Nato a essere dotata del sofisticato sistema di sorveglianza terrestre denominato Alliance Ground Surveillance (Ags) che dal 2012 sarà pienamente operativo nella base militare siciliana.
Il Pentagono sta ultimando la scelta degli oltre 800 militari e tecnici che avranno il compito di gestire la base e offrire assistenza agli otto nuovissimi aerei spia della Northrop Grumman denominati Global Hawk in grado di volare senza pilota di cui cinque esemplari sono già schierati sulla pista di Sigonella.
Voluto dall'Alleanza atlantica per sorvegliare lo scacchiere del Mediterraneo, assegnato all'Italia a scapito della concorrenza di tedeschi e turchi, l'Ags andrà a integrare l'operazione "Active Endeavour" con il monitoraggio Nato dei vascelli sui mari, che viene coordinato dalla base alleata di Napoli. Ciò che ancora manca all'Ags è il via libera di due Paesi alleati - la Turchia e la Polonia - che per motivi diversi esitano, facendo prospettare l'aumento dei costi per le altre 26 nazioni che invece hanno già aderito accettando di condividere spese totali stimate in 1,5 miliardi di euro, 150 milioni dei quali ricadranno sull'Italia.
I cinque Global Hawk che sono già presenti in Sicilia sono al momento in forza alle unità militari degli Stati Uniti e servono di supporto alle attività del nuovo comando Africom - responsabile per l'Africa - che opera dalla base di Vicenza riversando a terra in tempo reale le informazioni raccolte elettronicamente durante i sorvoli che si spingono ben oltre il Mediterraneo. Ma le potenzialità sono tali da poter assicurare un controllo del territorio assai più vasto.
Il Global Hawk infatti è l'aereo-spia del XXI secolo per eccellenza: può volare fino a 20 mila metri di altezza e rappresenta una valida alternativa all'impiego degli aerei-radar Awacs. Dispone di un avanzato sistema di puntamento che teoricamente potrebbe consentire di lanciare attacchi contro obiettivi nemici in caso di necessità. Il Global Hawk può volare ad una velocità massima di crociera di 650 km orari e ha un'autonomia di 36 ore, con un raggio d'azione di 5.926 km, consentendo dunque di osservare in permanenza, usando una serie di sensori, radar, visori a infrarossi e telecamere, un'area geografica che copre l'intera Europa, il Nord Africa incluso tanto il Sahara che il Corno d'Africa e l'intero Medio Oriente, potendo andare anche oltre.
L'Aeronautica militare italiana ne ha già quattro in esercizio e li usa in Afghanistan per controllare il terreno teatro delle operazioni belliche in cui sono impegnati i soldati italiani. Ma sono molti i Paesi che li vogliono nel proprio arsenale: la Germania ne ha ordinati 5 esemplari e dal 2010 li farà volare con sensori europei, rinominandoli EuroHawk, il Canada vuole adoperarli in tempi brevi per pattugliare le più remote regioni dell'Artico teatro di frequenti sconfinamenti da parte dei russi mentre la Corea del Sud ne riceverà 4 entro il 2011 per sorvegliare lo spazio aereo al confine con la Corea del Nord.
In concreto ciò significa che se "Acting Evdeavour", varata dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre, consente alla Nato di identificare possibili minacce in arrivo via mare verso l'Europa del Sud, il sistema Ags allargherà tali potenzialità all'osservazione di quanto avviene sulla terra ferma adoperando i sistemi più avanzati di sorveglianza elettronica. In comune le due operazioni alleate hanno anche il principio-cardine della "raccolta di informazioni da passare agli Stati interessati" alle responsabilità dei quali viene poi lasciata la decisione di un intervento. Non è ancora chiaro se i cinque super-droni dell'Us Air Force già a Sigonella entreranno a far parte della squadra di otto velivoli del sistema Ags della Nato o se continueranno invece a costituire un'unità separata ma in entrambi i casi la base siciliana è destinata a diventare il principale punto di ascolto e osservazione delle forze alleate su quanto avviene in Europa, Africa e Medio Oriente.
Non solo. Con l'aggiunta di un semplice kit, composto da una trave sotto la pancia e due lanciarazzi, possono trasformarsi da semplici ricognitori in micidiali aerei d'attacco. Come dimostrano innumerevoli operazioni americane: il velivolo resta in aria a lungo, gira in tondo, e poi può colpire con la semplice pressione di un bottone schiacciato dalla sala operativa che magari si trova in un altro continente.
Concepito nell'ottobre 2003 (durante il governo Berlusconi) e divenuto operativo nel giugno 2006 (durante il governo Prodi) senza mai dare nessuna comunicazione al parlamento, il sistema Ags è "uno strumento chiave per rendere più incisiva la Forza di risposta della Nato (Nrf)", pronta a essere proiettata "per qualsiasi missione in qualsiasi parte del mondo". Ciò sarà reso possibile da vari tipi di piattaforme aeree e stazioni di controllo terrestri, sia fisse che mobili, con cui si potranno "prendere di mira veicoli in movimento".
L'accordo iniziale per la creazione di questo sistema integrato di sorveglianza e comunicazioni fu sottoscritto dal secondo governo Berlusconi nel novembre 2002 e successivamente condiviso e portato avanti anche dal governo di "centro-sinistra".
Italia, Usa, Francia, Germania, Olanda e Spagna hanno già costituito un "consorzio transatlantico" di industrie militari per quello che la Nato stessa definisce "uno dei più costosi programmi di acquisizione intrapresi dall'Alleanza" e che comporta una spesa di almeno 4 miliardi di euro.
Del consorzio fa parte anche la Galileo Avionica che nel 2005 ha ricevuto un primo contratto per l'ammontare di 23 milioni di euro. Ulteriori impegni sono stati assunti per conto dell'Italia dal governo Prodi, durante la riunione dei direttori degli armamenti dei paesi Nato nell'ottobre 2006.
Verrà così potenziata la funzione di Sigonella quale base della strategia offensiva Usa/Nato. Nella U.S. Naval Air Station Sigonella, in continua espansione, vi è il centro logistico delle forze navali del Comando europeo degli Stati uniti; vi è uno dei due principali siti del sistema Gbs, gestito da tutti i settori delle forze armate Usa; vi è l`unico sistema mobile C4I (Command, Control, Communications, Computers and Intelligence) delle forze armate Usa in Europa.
Mentre nella vicina base di appoggio di Niscemi, dove già sono in funzione 41 antenne Usa, sarà installata una delle quattro stazioni terrestri del Muos (Mobile User Objective System), il sistema della U.S. Navy che collegherà - con comunicazioni radio, video e trasmissione dati ad altissima frequenza - le forze navali, aeree e terrestri mentre sono in movimento, in qualsiasi parte del mondo si trovino.
Non solo. Coi guerrafondai del Pentagono il ministro degli Esteri fascista, Ignazio La Russa, il 23 ottobre scorso ha firmato anche un memorandum d'intesa, in base al quale "ciascun governo fornisce all'industria dell'altro paese l'accesso al proprio mercato della difesa". Si prospettano dunque affari d'oro per le industrie militari dei due paesi, già impegnate in programmi congiunti come quello del caccia F-35 dal costo di 300 miliardi di dollari.
Insomma il governo guerrafondaio del nuovo Mussolini con il pieno sostegno dell'"opposizione" che ha sempre condiviso e sostenuto il sistema Ags, taglia i fondi alla Sanità, pensioni, scuola, Università e ricerca per destinarli alla spesa militare a sostegno delle mire espansioniste della terza repubblica neofascista, presidenzialista, federalista e interventista nel Mediterraneo e in difesa degli interessi imperialistici italiani in ogni angolo del globo.

8 luglio 2009