Nelle assemblee che si sono tenute nei tribunali si dicono pronti allo sciopero
Agitazione dei magistrati contro le intimidazioni neofasciste di Berlusconi
L'Anm contraria alla "riforma" della giustizia

Dopo aver preso durissime batoste per l'incostituzionalità del famigerato lodo Alfano e per la sentenza del giudice milanese Raimondo Mesiano che il 5 ottobre scorso ha condannato il gruppo Fininvest a risarcire la Cir di Carlo De Benedetti 750 milioni di euro, per lo "scippo" di Segrate, il governo del neoduce Berlusconi non ha abbassato la sua guardia contro la magistratura puntando sulla famigerata "riforma" della giustizia. Questa volta, però, gli strali lanciati prima a Benevento dal cavaliere piduista e poi dai giornalisti squadristi contro Mesiano, per finire con i servizi mediatici apologetici della controriforma della magistratura, in ossequio alle mire piduiste volute da Gelli prima e da Craxi poi, hanno scatenato la dura reazione dell'Associazione Nazionale Magistrati (ANM). Difatti lo scorso sabato 17 ottobre, durante un'assemblea straordinaria tenutasi al palazzo di Giustizia di Milano, il Comitato direttivo centrale del sindacato delle toghe ha proclamato lo stato di agitazione; il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara, ha giustificato la ferma protesta affermando che "la giustizia non ha bisogno di riforme punitive contro i magistrati, che hanno l'unica colpa di aver emesso sentenze nell'esercizio delle loro funzioni", con chiaro riferimento alle pronunce contro il nuovo Mussolini. Infastidito dall'ennesima protesta dei giudici, il ministro della Giustizia Alfano bollava lo stato di agitazione come "guerra preventiva alle riforme e, dunque, inspiegabile, sorprendente, pretestuosa".
Nonostante il clima di intimidazione del governo, giovedì 29 ottobre si tenevano regolarmente decine e decine di assemblee nei tribunali di tutto il Paese per dire no alla controriforma sulla giustizia, con adesioni altissime e un buon bilancio di protesta, come poi sottolineato dal Comitato direttivo centrale dell'ANM che ha ribadito che "al rifiuto nei confronti di qualsiasi intimidazione e verso modifiche legislative ispirate da intenti punitivi - e che nessun contributo hanno finora dato né daranno alla credibilità della giustizia e alla sua maggiore efficienza - si accompagna la rinnovata richiesta di riforme davvero significative e importanti, nell'interesse dei cittadini e del mondo produttivo, e perciò dell'intero Paese". In particolar modo, il presidente Palamara ha parlato di non ingerenza dell'attuale potere politico che possa turbare l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, dichiarandosi contrario alla paventata controriforma del CSM e alla separazione delle carriere tra pm e giudicanti: "dicono che parliamo troppo, ma non possono farci tacere, siamo in una democrazia, faremo sentire la nostra voce". In più, per scacciare le intimidazioni neofasciste propugnate dal governo del neoduce Berlusconi, il sindacato delle toghe non ha escluso l'ipotesi di uno sciopero nelle prossime settimane.
Mentre il nuovo segretario del PD, il rinnegato Bersani, timidamente striglia il governo del neoduce Berlusconi affermando che sta "picconando la casa comune della democrazia", omettendo ancora una volta di denunciare il carattere neofascista dell'esecutivo, come un disco rotto il presidente Vittorio Emanuele Napolitano riafferma che bisogna calmare i toni e rinverdire il dialogo tra magistratura e governo (sic!). Noi marxisti-leninisti sosteniamo la giusta protesta dell'ANM per respingere l'ennesimo e astioso attacco dell'esecutivo nero contro l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, invitando i giudici a scioperare contro l'interferenza e l'ingerenza del neoduce Berlusconi, che oltre a mettere in campo il suo progetto piduista, la vuole fare franca nuovamente nei diversi processi riaperti nei suoi confronti.

11 novembre 2009