Presente anche un europarlamentare PDL a solidarizzare con gli agenti condannati a scontare un risibile residuo di pena
Squadristico presidio di poliziotti contro la madre di Aldrovandi
Patrizia li affronta coraggiosamente con la foto di Federico massacrato dai 4 agenti
Ferrara antifascista solidale scende in piazza

"Io vorrei voltare pagina, è da giugno scorso che c'è la sentenza della Cassazione che ha chiuso la questione. Per me era tutto finito con questa sentenza, ma invece a quanto pare è un punto di partenza, non di arrivo".
Così Patrizia Moretti ha cercato di spiegare gli avvenimenti che si sono verificati il 27 marzo e nei giorni successivi e che riguardano la terribile vicenda di suo figlio, Federico Aldrovandi, lo studente brutalmente massacrato all'alba del 25 settembre 2005 a Ferrara da quattro poliziotti che lo avevano fermato per un "controllo". Si tratta di un omicidio di Stato come affermeranno le diverse sentenze di merito confermate pochi mesi fa, esattamente il 21 giugno 2012, dalla Corte di Cassazione che ha scritto la parola fine alla vicenda giudiziaria, con la condanna dei quattro agenti (Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri) responsabili della morte di Federico a 3 anni e 6 mesi di reclusione "per eccesso colposo in omicidio colposo".
Lo scorso 29 gennaio 2013 il Tribunale di Sorveglianza, valutati i fatti gravissimi attribuiti ai quattro poliziotti, anziché concedere il beneficio della detenzione domiciliare, ha optato per il carcere per quanto concerne il residuo di pena di sei mesi, dato che tre anni erano stati "risparmiati" dalla legge sull'indulto del 2006; in sostanza gli agenti usciranno nei mesi a cavallo tra giugno e luglio di quest'anno e tra un anno potranno tranquillamente riprendere servizio.
Contro questa decisione un sindacato "autonomo" di polizia, molto vicino sia a FLI di Fini che al PDL di Berlusconi, il COISP, inscenava una serie di iniziative provocatorie e pretestuose che culminavano nel presidio di stampo squadristico di piazza Savonarola, al municipio, davanti agli uffici presso cui lavora la madre di Federico Aldrovandi. Un presidio autorizzato dalla questura e del quale era stata inviata comunicazione ai carabinieri, alla guardia di finanza e alla polizia municipale. Da tale comunicazione risulta che il questore non solo autorizza questa manifestazione di tipo squadristico ma sembra unicamente preoccupato di difenderla dalle sacrosante proteste che si sarebbero potute verificare come reazione popolare.
A guidare la squadraccia di agenti vestiti in borghese, l'europarlamentare eletto per il PDL Potito Salatto, oggi passato con FLI, distintosi in passato per il sostegno alla corrente andreottiana della DC vicino a Sbardella, nel vomitare dichiarazioni omofobe e infine per aver appoggiato il fascista Alemanno nella corsa a neopodestà di Roma.
Patrizia Moretti, giustamente sdegnata, prima denunciava via social network il presidio, poi, con gran coraggio, assieme ad altre lavoratrici del comune si dirigeva verso i provocatori portando con sé l'immagine straziante del figlio morto. I manifestanti, che in precedenza avevano affrontato l'inefficace intervento del sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani (PD), appena vista la donna, si sono dileguati vigliaccamente.
Patrizia ha annunciato querela contro il COISP.
L'ultracelebrato (dalla "sinistra" come dalla destra del regime) ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, si è limitato ad affermare che i "manifestanti non rappresentano la polizia" ma al contempo ha sottolineato che non ci sarà alcuna sanzione contro il COISP e i suoi adepti, ma soltanto un "giudizio critico". In stile Ponzio Pilato anche l'ex capo della polizia ora sottosegretario con delega ai Servizi, Gianni De Gennaro, che ha affermato: "fatto da condannare ma non sono più il capo della polizia".
A dare una bella risposta agli squadristi e ai politicanti borghesi in camicia nera ci ha pensato la Ferrara antifascista, due giorni dopo, il 29 marzo. A migliaia hanno espresso nella stessa piazza profanata dai provocatori la solidarietà alla mamma di Federico che ha così commentato: "sono meravigliata e allibita, è molto bello. Questa solidarietà è grandiosa, è enorme". Il padre di Federico, Lino Aldrovandi, è stato chiaro: "fra poco torneranno liberi, ma quella divisa va tolta". In realtà la commissione disciplinare di P.S. non li ha radiati dalla polizia ma li ha semplicemente sospesi per 6 mesi, dopodiché potranno tra un anno riprendere servizio.
Anche in altre città ci sono state iniziative di solidarietà.
Va ricordato che ad una prima condanna contro i quattro agenti responsabili della morte di Federico si è aggiunta quella nel 2010 di altri tre poliziotti nel cosiddetto processo "Aldrovandi bis" sui presunti depistaggi nelle indagini che confermò l'ipotesi accusatoria dell'intralcio alle indagini fin dal primo momento. Le condanne sono state per Paolo Marino, dirigente dell'Ufficio di polizia giudiziaria all'epoca, a un anno di reclusione per omissione di atti d'ufficio, avendo indotto in errore il PM di turno, non facendolo intervenire sul posto; Marcello Bulgarelli, responsabile della centrale operativa, a dieci mesi per omissione e favoreggiamento; Marco Pirani, ispettore di polizia giudiziaria, a otto mesi per non aver trasmesso, se non dopo diversi mesi, il brogliaccio delle attività poliziesche di quella tragica mattina.

3 aprile 2013