Dopo 36 anni
Alemanno arma i vigili di Roma con pistole e manganelli
No alla militarizzazione delle città
Col pretesto di garantire "Ordine, legalità e sicurezza ai cittadini" il 28 gennaio il Consiglio comunale di Roma ha approvato il nuovo "Regolamento dell'armamento degli appartenenti al Corpo di polizia municipale, in possesso della qualità di agente di pubblica sicurezza" che dopo 36 anni autorizza i vigili urbani della capitale di dotarsi di pistola e manganello.
La delibera è stata approvata con 29 a favore (Pdl), 4 contrari (Azzuni del gruppo Misto; Cirinnà e De Luca del Pd; Quadrana della Lista civica) e 9 astenuti (Marroni, Mei, Nanni, Onorato, Policastro, Smedile, Stampete, Valeriani del Pd; e il generale Antonino Torre della lista civica per Alemanno).
"Credo che questa delibera sia un importante passo avanti. Le funzioni rimangono le stesse ma ora la nostra polizia sarà più in grado di difendersi e di essere rispettata" ha commentato il neopodestà di Roma ed ex picchiatore fascista Gianni Alemanno.
"I vigili urbani avranno l'arma per difesa personale - ha spiegato l'assessore alle Risorse umane Enrico Cavallari - e svolgeranno gli stessi servizi ma con una dotazione in più che consentirà di difendere meglio i cittadini. Attualmente sono 1.500 i vigili che hanno già la pistola". I vigili urbani avranno però la possibilità "di avere le pistole salvo i casi di obiezione di coscienza". Il provvedimento approvato dall'aula Giulio Cesare prevede anche la dotazione di spray anti-aggressione e "mazzette distanziatrici", ossia i manganelli.
La decisione di "armare gli agenti della municipale con pistola calibro nove, spray anti-aggressione e manganelli di plastica" è stata assunta nel giugno scorso con una delibera approvata dalla giunta nera del Campidoglio su proposta dello stesso Alemanno e successivamente sottoscritta da tutte le sigle sindacali ad eccezione delle Rdb il 6 agosto.
Secondo le previsioni del Sulpm, il sindacato della municipale, l'armamento del corpo dei vigili urbani potrà essere completato entro la fine dell'anno. Dopo l'approvazione della delibera da parte del consiglio comunale, gli agenti della Polizia municipale avranno 60 giorni di tempo per esprimere la loro volontarietà al possesso dell'arma (in caso contrario si potrà ricorrere all'obiezione di coscienza). "Dopodiché - ha aggiunto Marco Milani, segretario romano del Sulpm - i vigili saranno sottoposti a test fisici e psicologici di idoneità al possesso d'arma e, successivamente, dovranno seguire corsi di formazione e addestramento al tiro presso strutture della Polizia di Stato".
Entro giugno, secondo il presidente della commissione capitolina alla Sicurezza, Fabrizio Santori "il primo gruppo di vigili sarà armato", che potrebbe essere composto da un migliaio di unità, dopodiché si procederà per scaglioni. "L'obiettivo - ha aggiunto il consigliere comunale Federico Rocca (Pdl) - è procedere per gradi per garantire la sicurezza degli operatori e dei cittadini". Nell'assestamento di Bilancio approvato prima di Natale, sono già stati inseriti 800mila euro destinati all'acquisto di attrezzatura per i vigili urbani. Parte di queste risorse saranno destinate all'acquisto dell'armamento dei vigili. Mentre l'Associazione romana vigili urbani (Arvu), promotrice dell'armamento della polizia locale, ha già presentato un ricorso al Tar perché addirittura ritiene il regolamento troppo blando in quanto limita l'uso della pistola solo per la difesa personale e perciò, a suo dire, "i vigili non potranno difendere i cittadini".
Insomma da Milano a Salerno, da Padova a Napoli, da Torino a Venezia, Bologna, Firenze, Genova e Pordenone, tanto per citare i casi più eclatanti, i sindaci "sceriffo" e i reparti di "polizia locale" hanno pieni "poteri per difendere l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana". È il risultato dell'odiosa politica repressiva e conseguente militarizzazione delle città inaugurata dal governo del nuovo Mussolini Berlusconi col "pacchetto sicurezza" del caporione leghista Maroni e il relativo decreto attuativo approvato il 5 agosto scorso che di fatto inaugura l'avvio della terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e guerrafondaia a colpi di manganello sul fronte dell'ordine pubblico.
Finora i poteri di ordinanza dei sindaci erano vincolanti solo per iniziative speciali legati a casi di calamità naturali o grave pericolo per la salute pubblica.
Grazie al federalismo e alla devoluzione dei poteri a livello locale sul fronte dell'"ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini", nella terza repubblica i neopodestà prendono di fatto il posto di prefetti e questori, mentre i vigili urbani sostituiscono la polizia e hanno praticamente carta bianca per intervenire a suon di manganellate e pistola alla mano su tutto il territorio comunale.
Si tratta di una vera e propria fascistizzazione e militarizzazione delle città che richiama alla memoria le leggi speciali di Mussolini e che ad esempio ha già permesso al sindaco di Novara di vietare la libera circolazione a gruppi di più di due persone nei giardini pubblici e al sindaco di Azzano Decimo (Pordenone) di emanare un'odiosa ordinanza anti-burqa.

4 febbraio 2009