Il faccione del duce proiettato sul Foro di Traiano
Alemanno riesuma il "Natale di Roma" di mussoliniana memoria
Ingrao: "la presenza di quell'immagine non aveva suscitato in me nessuna collera"
A pochi giorni dalle celebrazioni del 25 Aprile, la giunta neofascista del neopodestà di Roma Alemanno e dell'assessore alla Cultura, il rinnegato Umberto Croppi, hanno messo in scena una grave provocazione di chiaro stampo mussoliniano contro la Resistenza e i valori dell'antifascismo.
Il 19 aprile, anticipando i festeggiamenti del "natale di Roma" sul Foro di Traiano è stato proiettato lo spettacolo "Romagnificat": un gioco di luci, animazioni e musiche evocative con le quali è stata ripercorsa la storia della capitale; dalle fiamme di Roma bruciata da Nerone fino ai giorni nostri. Tra i filmati proiettati un particolare risalto è stato riservato alle immagini inerenti la dichiarazione dell'entrata in guerra dell'Italia fascista al fianco di Hitler che Benito Mussolini lanciò il 10 giugno del 1940 dal famigerato balcone di piazza Venezia.
Uno sfregio non solo per Roma, città medaglia d'oro della Resistenza, ma per l'Italia intera. Un'offesa senza precedenti alla memoria, alla storia, ai valori dell'antifascismo e al sacrificio delle migliaia di vittime, con alla testa i martiri delle Fosse Ardeatine (di cui peraltro non è stata trasmessa nemmeno un'immagine), che pagarono con la vita e subirono immani lutti, arresti, torture e distruzioni durante tutto il ventennio e poi con la feroce occupazione nazi-fascista.
Si è trattato di una vera e propria esaltazione del duce e del ventennio fascista con cui la giunta dell'ex manganellatore andato a scuola dal fucilatore di partigiani Almirante, come peraltro è già avvenuto in altre recenti occasioni, ha voluto mettere in risalto ai più alti livelli istituzionali e ribadire pubblicamente l'odioso filo nero che lega indissolubilmente i gerarchi del Campidoglio di oggi con quelli della dittatura fascista di ieri. Persino la scenografia e il luogo scelto per i festeggiamenti, i Fori Imperiali, sono le stesse.
Del resto, basti pensare che proprio la festa del "natale di Roma" (che i romani celebrano il 21 aprile secondo la leggenda popolare narrata da Varrone che vuole la città fondata da Romolo in questo giorno del 753 a.C. sul colle Palatino) fu strumentalizzata da Mussolini per celebrare i "fasti" e le "conquiste" dell'impero fascista e, a partire dal 1925, fu imposta come festa di regime in sostituzione delle celebrazioni della giornata internazionale dei lavoratori del 1º Maggio che durante il ventennio venne abolito.
Durante il regime fascista al "Natalis Urbis" fu data una forte connotazione simbolica: una sorta ricorrenza sacra in cui celebrare il culto di Roma e così "esaltare i fasti della rinnovata e purificata nazione Italiana". Il 21 aprile divenne perciò l'occasione per esaltare, da un lato, la memoria del grande impero romano e, dall'altro, per mostrare i "progressi, i grandi lavori, i progetti faraonici" e le similitudini con la Roma imperiale che Mussolini vedeva nel compimento del suo "progetto della Grande Roma". Così, a partire dal 1926, ai festeggiamenti classici (come l'illuminazione dei monumenti storici più significativi) furono affiancate cerimonie solenni (quali le parate militari, sfilate di "balilla", "figli della lupa" e di intere scolaresche romane tra i monumenti dell'antica Roma e i ludi classici di attività fisica dei giovani) e soprattutto, provvedimenti e inaugurazioni a favore della città.
Il "natale di Roma" diventò per il Governo ed il Governatorato una sorta di "vetrina" per mostrare al mondo i "muscoli" dell'impero fascista, la data nella quale inaugurare scuole, edifici pubblici, nuove strade, interventi archeologici e di recupero del patrimonio artistico.
Dunque, altro che "memoria condivisa" e "riappacificazione" fra antifascisti e fascisti!
Ieri l'esaltazione del "natale di Roma" fu usato per festeggiare i fasti dell'impero mussoliniano; oggi, il nuovo Mussolini Berlusconi e il suo neopodestà di Roma Alemanno lo utilizzano per festeggiare i fasti della terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e guerrafondaia che sotto nuove forme e nuovi vessilli ha rimesso la camicia nera all'Italia.
Di fronte a tutto ciò la "sinistra" borghese, compreso i falsi partiti e "leader" comunisti si comportano esattamente come i riformisti socialdemocratici alla Turati e Nenni e gli opportunisti alla Bordiga e Gramsci, che negli anni '20 sottovalutarono il pericolo fascista e lasciarono campo libero a Mussolini. Fanno finta di non capire che con la "discesa in campo" nel 1993 del piduista Berlusconi è iniziata una nuova marcia su Roma.
Non a caso, di fronte all'indignazione popolare suscitata dalla proiezione delle immagini di Mussolini al Foro di Traiano, il leader storico del trotzkismo italiano, Pietro Ingrao, è intervenuto a difesa dell'adunanza fascista di Alemanno affermando su l'Unità del 22 aprile che: "In verità la presenza di quell'immagine non aveva suscitato in me nessuna collera".

6 maggio 2009