Una tragedia annunciata a causa del saccheggio del territorio, della cementificazione e di un dissennato sviluppo urbanistico
Sepolti da un fiume di fango interi paesi liguri e toscani
10 morti, 3 dispersi, 300 evacuati, popolazioni che hanno perso tutto
Mettere in sicurezza il territorio anziché Tav e Ponte sullo Stretto

Il triste bollettino, purtroppo ancora provvisorio, dell'alluvione che il 25 ottobre scorso ha devastato le Cinque Terre, lo Spezzino e la Lunigiana, è di 10 morti accertati, almeno tre dispersi, 300 evacuati. In termini di vite umane, il bilancio poteva essere ancora più grave, se centinaia di persone non si fossero precipitate sui tetti, una addirittura su di un albero.

Le proteste
Si moltiplicano intanto le proteste per il mancato preavviso e i gravi ritardi nei soccorsi, da parte della sedicente "Protezione civile".
A Borghetto Vara, cittadina spezzina, dove sono morte quattro persone, è la popolazione che ha cominciato a spalare il fango alla ricerca dei dispersi.
Per quanto riguarda i famosi paesini della Liguria orientale, a picco sul mare, come Brugnato, Vernazza e Monterosso, che sono stati sommersi da un fiume in piena di acqua e di fango (le colline sovrastanti hanno collassato vomitando terra, alberi, massi per uno spessore di oltre cinque metri), essi sono ancora isolati e inaccessibili via terra.
Anche nel Nord-Ovest della Toscana sono migliaia le abitazioni inagibili, gravissimi i danni alle attività economiche e alle infrastrutture. La maggior parte delle zone  alluvionate e franate sono ancora senza rete elettrica, e in altre sono compromessi acqua e gas. Per il crollo o l'inagibilità di ponti, autostrade e strade provinciali, in provincia di Massa Carrara sono rimaste isolate oltre quattromila persone. Almeno 250 hanno dovuto lasciare le loro abitazioni ad Aulla e nel centro storico di Mulazzo, in quanto una verifica aerea dei tecnici dei vigili del fuoco e di alcuni geologi ha evidenziato diversi movimenti franosi che minacciano l'agglomerato storico del paese. Le persone evacuate sono state ospitate nel Palazzetto dello Sport e in alcune strutture alberghiere.
Il dolore degli abitanti dei paesini seppelliti dal fango, non ha tardato a trasformarsi in indignazione e in rabbia. In Lunigiana è stato preso a calci il corteo delle auto blu, con a bordo il ministro affarista delle infrastrutture Altero Matteoli ed alcuni sindaci delle zone colpite. Un consigliere comunale della Lega Nord, Michele Lecchini, è stato colpito con un pugno e del fango in faccia. Contestati anche i governatori (PD) liguri e toscani, Burlando e Rossi.
Quest'ultimo, riferiscono le cronache, ad un cittadino che ha perso tutto, avrebbe detto con arroganza berlusconiana: "vai a lavorare" e questi gli avrebbe prontamente risposto: "lo sto facendo, piuttosto vai a lavorare tu, prendi una pala". Cori, fischi e urla di "vergogna, assassini", anche all'indirizzo dei "primi cittadini" di Pontremoli, Lucia Barachini ed Aulla (2 morti), Roberto Simoncini. Quest'ultimo ha replicato alla stampa: "è un gioco di scaricabarile per trovare un colpevole. Nessuno ci dà i soldi e il Comune non può spendere un euro per il patto di stabilità. La Protezione civile ci manda bollettini meteo tutte le volte ma quando ho chiamato il prefetto ancora il fiume saliva normalmente e dopo ha tracimato in pochi minuti. Nessuno ci ha avvisato da Pontremoli e da Villafranca".
I suddetti due Comuni si trovano a monte di Aulla e alle 16.30 quando il fiume Magra avrebbe iniziato a "creare problemi" avrebbero dovuto lanciare l'allarme.

Le cause
Ma quali sono le cause di questo ennesimo disastro in un territorio come quello ligure e toscano dove il dissesto idrogeologico è arci-noto.
In primo luogo il sistematico saccheggio del territorio. Sotto accusa c'è la mancanza di manutenzione e prevenzione sui bacini idrici e la cementificazione degli argini, con la cancellazione delle aree di laminazione dei corsi d'acqua, l'azzeramento della manutenzione degli alvei, ma anche il disboscamento causato dagli incendi dolosi, la mancanza di divieti urbanistici alla costruzione di manufatti in cemento sulle sponde dei fiumi e le varianti ai piani regolatori che hanno favorito uno sviluppo urbanistico miope e dissennato.
Nel caso di Aulla invece, fra la gente del posto, si continua a ripetere che l'improvviso innalzamento dell'acqua sia stato causato dal "gigante" gestito da Edison. Una ipotesi inquietante che evoca il Vajont. Perché non prenderla in considerazione e fare piena luce?
Desta sospetto infatti che il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, colui che ha sostituito Guido Bertolaso (sotto processo per la catastrofe ambientale in Campania e per l'assegnazione degli appalti del G8 al gruppo imprenditoriale della loggia Anemone-Balducci), stia facendo di tutto per smorzare queste "voci" sulla possibilità che fra le cause dello tsunami di acqua e fango ci sia proprio la diga di Teglia: "ho parlato con il Prefetto e mi ha escluso che ci sia stato un'immissione di acqua in maniera non corretta", afferma, "al momento è una leggenda metropolitana, le dighe hanno sistemi di controllo molto avanzati".
La diga si trova proprio a monte di Aulla, nel Comune di Mulazzo. Costruita nel 1921, negli anni '30 fu acquistata dalla Falck per portare acqua alla fabbrica di armi di Bagnone. Inizialmente aveva una portata di 1 milione e 200 mila metri cubi d'acqua. Una decina di anni fa è stata acquistata dalla Edison, che ora la gestisce per la produzione di energia elettrica. Certo alla popolazione, le rassicurazioni e le autocertificazioni della Edison non bastano. La multinazionale ricordiamo è sotto processo per avere devastato l'ecosistema marino del canale di Sicilia "scaricando a mare con modalità illecite e nocive rifiuti speciali pericolosi derivanti dall'attività estrattiva e di stoccaggio degli idrocarburi coltivati nella concessione mineraria con risparmi di decine di milioni di euro".
Il procuratore di Massa Carrara, Aldo Giubilaro, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, anche se al momento non vi sono indagati. Scopo dell'inchiesta, di cui è titolare il Pm Rossella Soffio, è capire se interventi nell'area del fiume Magra possano aver avuto un ruolo nell'esondazione del fiume. Per questo la Procura ha chiesto, anche ai cittadini, di mettere a disposizione filmati amatoriali sulle aree interessate prima e dopo l'alluvione. A Massa salgono quindi a quattro le inchieste aperte per omicidio colposo per danni causati "dal maltempo" dal 2003 ad oggi.
In ogni caso che non si sia trattato di un evento imprevedibile, legato soltanto ai cambiamenti climatici e all'affetto serra, come sostengono i pinocchietti e gli scribacchini dei mass-media del regime neofascista, ma di una tragedia da tempo annunciata, è comunque un fatto certo. Lo testimonia, tra le altre, un documento-denuncia redatto nel febbraio 2010 dal "Coordinamento del PRC della Val di Magra", a seguito dell'ultima esondazione. In esso si può leggere: "Attualmente tale opera (si riferisce alla diga sopracitata) non è presenziata ed è regolata automaticamente. È necessario che il Decreto governativo venga modificato, e che tale sbarramento svuoti l'acqua in sovra-quantità in condizioni di regime ordinario, e non in extremis e nei momenti di maggiori pressioni di precipitazioni meteorologiche". Alla denuncia segue un dettagliato elenco delle condizioni pietose in cui versa il fiume e delle misure urgenti che il governo, la regione e gli enti locali avrebbero dovuto realizzare.
Peccato solo che il PRC, abbia fatto parte della precedente giunta di Claudio Martini (PD), che ha governato la Toscana per quasi un decennio.
Le responsabilità del governo, la nostra piattaforma
Le responsabilità politiche investono in pieno, oltre ai governatori regionali, anche il governo Berlusconi. Già nelle tesi del V Congresso nazionale del PMLI (2008) avvertivamo che: "il governo Berlusconi è attualmente il nemico numero uno dell'ambiente. Si propone di attuare una selvaggia deregulation di tutto ciò che nei decenni è stato faticosamente acquisito attraverso mille battaglie ambientaliste in materia di protezione dei beni paesaggistici, culturali, storici e architettonici pubblici, lasciando il privato unico ed esclusivo 'regolatore' dei delicati equilibri dell'ecosistema e del territorio antropizzato. Non appena tornato a Palazzo Chigi, Berlusconi ha promesso una nuova colata di cemento sull'Italia da fare impallidire gli anni del 'boom economico' e dello strapotere democristiano e mafioso. Ha fatto regali immensi alle lobby capitalistiche insofferenti ad ogni vincolo che limiti la loro sete di profitto ed al sistema capitalistico, piduista e mafioso, che lo sostiene e che lo ha mandato al potere. Nella precedente legislatura si è fatto una legge su misura che gli assicurava la gestione diretta delle acque, dell'aria, del suolo, dei rifiuti e delle aree protette, sottraendo questi beni ad ogni possibilità di controllo pubblico, in deroga agli stessi limiti posti dalla normativa comunitaria. Ha promosso una raffica di sanatorie per chi ha violato le norme a tutela dell'ambiente, del paesaggio e della salute con la conseguente estinzione di tutti i reati e ha concentrato nelle proprie mani tutta la legislazione in materia ambientale, annullando di fatto ogni potere di intervento e controllo da parte del Parlamento, regioni ed enti locali. Una prova ulteriore del regime di stampo mussoliniano che egli ha imposto all'Italia e della urgenza di fare cadere il suo governo con la lotta di massa prima che arrechi danni ancor più gravi e irreparabili al Paese". Dovrebbe essere ormai chiarissimo che se non ci liberiamo del nuovo Mussolini e dei suoi lacchè sarà impossibile mettere in sicurezza il territorio. Anche perché occorre utilizzare a tale scopo i cospicui fondi pubblici previsti per opere inutili e dannose come la Tav e il Ponte sullo stretto che le masse popolari, lo hanno detto in mille modi, non vogliono!
La nostra piattaforma rivendicativa per preservare l'integrità di un Paese fatto a pezzi dai governanti in camicia nera, si basa in ogni caso sul fronte unito e sulla lotta di piazza.
"Tra le battaglie più urgenti - scrivevamo sempre nel 2008 - ci sono quelle per risanare e disinquinare i grandi fiumi, a partire dal Po, all'Arno, dal Tevere al Volturno, dal Sarno al Garigliano, proteggerne le sorgenti dai predoni dell''acqua minerale', risistemare i loro alvei, ripulire e ricoltivare la vegetazione sulle rive, ripopolare la fauna ittica, favorire l'espansione in aree adatte naturalmente o in casse di espansione artificiale, incrementare le aree protette alle foci. Occorre inoltre piantare alberi nelle zone a rischio di valanghe e nelle zone adibite al taglio della legna. Ripascire le spiagge, farle tornare accessibili gratuitamente e balneabili ovunque, strappandole ai privati e agli speculatori dei litorali. Abbattere gli immobili costruiti abusivamente favorendo l'accesso a una abitazione sostitutiva per chi è privo di prima casa. Difendere e ampliare il sistema delle oasi e dei parchi naturali terrestri e marittimi. Istituire, o potenziare, moderni impianti di studio e prevenzione dei terremoti, delle alluvioni e delle eruzioni". 
Esprimendo tutta la nostra solidarietà militante alle famiglie delle vittime e alle popolazioni liguri e toscane colpite da questo disastro ambientale, invitiamo la Magistratura ad andare fino in fondo nell'accertamento delle responsabilità a tutti i livelli e a vigilare affinché i soldi destinati all'emergenza (65 milioni di euro già stanziati) ed alla ricostruzione non finiscano nelle tasche dei Dracula di turno. Le popolazioni in ogni caso devono avere l'ultima parola e devono essere risarcite di tutto.

2 novembre 2011