Sull'unificazione dei Giovani comunisti e della FGCI
Alternativa ribelle ingabbia i giovani nel capitalismo
Ai giovani il PMLI propone il socialismo

di Federico Picerni*

Dal 4 al 5 giugno a Roma si è tenuta l'assemblea fondativa di Alternativa ribelle (Ribalta), organizzazione giovanile della Federazione della sinistra che mira a unire in un unico soggetto i Giovani comunisti (PRC) e la Federazione giovanile comunisti italiani (PdCI); l'assemblea precede il primo congresso nazionale che dovrà mettere a punto l'unione dopo che quest'ultima sarà stata concretizzata a livello locale. Scopo di Ribalta, si legge nel manifesto fondativo, è quello di creare un "luogo, fisico e ideale, che aggreghi attorno all'iniziativa e alla proposta politica, alla promozione culturale, al dinamismo delle idee. Un luogo che crei l'identità, l'immaginario e la pratica di chi, nel presente e nel futuro, lotta contro lo sfruttamento e per la piena libertà delle donne e degli uomini. Per superare le frammentazioni tra i soggetti che si battono per la trasformazione e il cambiamento, superando l'odioso conflitto generazionale nel quale ci vogliono rinchiudere, per superare così la dicotomia tra chi ha diritti e chi non li ha, tra chi ha un passato da ricordare e chi non ha un futuro da programmare".
Già da queste righe si evince come la nascita di Ribalta, che non a caso elimina dal nome ogni riferimento al comunismo, porti a compimento la deideologizzazione e decomunistizzazione delle due organizzazioni.
Difatti, nonostante che gli interventi all'assemblea (a partire da quelli dei portavoce dei GC, Anna Belligero e Simone Oggionni, e del coordinatore nazionale della FGCI, Flavio Arzarello) abbiano a più riprese rivendicato l'identità comunista per scongiurare quello che è evidentemente un certo malcontento interno (la stessa Belligero ha parlato di "compagni che probabilmente sentivano messo in discussione il loro senso o la loro appartenenza ad una cultura, a una storia, ad una tradizione che è quella comunista"), ad uscirne è una linea che si muove su un terreno totalmente riformista, costituzionalista e democratico-borghese. Vediamo perché.

Un progetto elettoralista e riformista
Un elemento che colpisce innanzitutto, perché più volte ripreso, è la volontà di presentare Ribalta come un'organizzazione del tutto indipendente rispetto ai partiti di riferimento dal punto di vista politico e organizzativo. È qui evidente la volontà di cavalcare l'onda dello spontaneismo e del movimentismo, che negli scorsi mesi, a partire dall'autunno 2010, hanno messo fortemente in discussione i partiti politici, compresi quelli della "sinistra" borghese; tuttavia un vero distacco da PRC e PdCI non c'è, e l'intenzione da parte dei rispettivi gruppi dirigenti trotzkisti e neoliberali è evidentemente quella di mandare Ribalta in avanscoperta a sinistra a fini elettoralistici e riformisti.
Ciò è tanto più evidente dal momento che Arzarello e Oggionni hanno collegato le ultime impetuose lotte studentesche e il "vento di rinnovamento" scaturito dalle rivolte popolari arabe, greche e spagnole con le vittorie elettorali di Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli. Insomma, la vittoria elettorale delle nuove sirene della "sinistra" borghese sarebbe stata il coronamento di queste grandi lotte, facendo passare l'idea per cui, in ultima analisi, l'unico motore di cambiamento è l'urna elettorale. In realtà, come ha denunciato Il Bolscevico nell'importante articolo "Combattiamo le illusioni elettorali e governative", si è trattato di "un'operazione politica ben pianificata dalla classe dominante borghese in camicia nera, in previsione di una precipitazione della grave crisi economica e sociale che si va facendo sempre più esplosiva, per prevenire le inevitabili rivolte e lotte sociali che ne scaturiranno, di cui l'assalto studentesco del 14 dicembre dell'anno scorso al parlamento, le manifestazioni e le lotte dei precari, le lotte degli operai della FIOM contro i diktat fascisti di Marchionne, la rivolta degli operai Fincantieri contro i licenziamenti di massa, sono le prime minacciose avvisaglie".
Questa esaltazione dei nuovi eroi del riformismo borghese vanifica inoltre le critiche, lanciate dalla tribuna dell'assemblea di Ribalta, all'esperienza del governo Prodi. Continua a ripetersi il già ben conosciuto iter che consiste nel criticare gli errori passati nei documenti e negli interventi, salvo poi rilanciarli in salse nuove nei programmi.

Ripudio del marxismo-leninismo e del socialismo
Arzarello, nel suo intervento, ha detto che "scopriamo anche che la lotta di classe esiste ancora". Ciononostante persiste e domina l'idea che occorra creare ex novo "una visione del mondo comune, un sistema di valori comune, un programma di lotta comune, un'identità comune" (Oggionni). Vale a dire, evidentemente, che il marxismo-leninismo e l'esperienza del movimento comunista del Novecento non sono più validi e non possono rappresentare quella "visione del mondo comune" di cui si parla.
Come conseguenza naturale di ciò manca la volontà di lavorare nei movimenti di massa, primo fra tutti quello studentesco, per elevarne il livello di coscienza e di lotta politica in senso anticapitalista, riproponendo il socialismo come unica alternativa valida al capitalismo ed al regime neofascista instaurato dal neoduce Berlusconi; regime, peraltro, mai menzionato. Un compito che dovrebbe essere centrale per i giovani di sinistra conseguenti. Invece nei documenti di Ribalta come negli interventi manca un qualsiasi riferimento alla società che si vuole creare in alternativa a quella borghese e capitalistica.
È vero che occorre parlare "la lingua della nostra generazione, (...) la lingua dei quartieri popolari, del disagio e della sofferenza" per farsi capire dai giovani e andare nel concreto, ma ciò non significa che bisogna mettersi a rimorchio delle masse più arretrate in lotta, anziché impegnarsi a elevare la loro coscienza politica. Invece Ribalta vuol fare proprio il contrario, adottando un "atteggiamento (...) non ideologico", "senza più liturgie e senza più totem". Siamo quindi di fronte a una mutazione genetica delle due suddette organizzazioni giovanili "comuniste".

Lottare per l'Italia unita, rossa e socialista
Con quanto su scritto, abbiamo voluto dimostrare come i giovani comunisti in buona fede non abbiano nulla da guadagnare da Alternativa ribelle. La quale oggettivamente è un ennesimo tranello per tenere i giovani lontani dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao e dalla via dell'Ottobre, ingabbiandoli nel capitalismo e nella via elettorale e parlamentare (che, PRC e PdCI dovrebbero saperlo bene, si è dimostrata del tutto fallimentare nel 2008). Alternativa ribelle si configura, tanto per linea ideologica e organizzativa politica quanto per rivendicazioni programmatiche, come un'organizzazione di massa giovanile di carattere democratico-borghese che non mette realmente in discussione la società e il sistema economico capitalisti, nega il socialismo e addirittura sacralizza la Costituzione ("base per l'estensione dei diritti e della partecipazione democratica"), in ciò discostandosi in nulla dall'organizzazione giovanile del PD.
È opportuno quindi rilanciare l'appello contenuto nel documento "I giovani e il lavoro del PMLI sul fronte giovanile e studentesco" approvato dal Comitato centrale del PMLI lo scorso 3 aprile: "Alle ragazze e ai ragazzi che vogliono cambiare il mondo, qualunque sia la loro collocazione organizzativa attuale, noi chiediamo di valutare la proposta marxista-leninista e di unirsi al PMLI come militanti o simpatizzanti, dando così il proprio apporto concreto alla lotta per il socialismo. Non gli chiediamo di essere semplici iscritti ma protagonisti attivi della costruzione di un grande, forte e radicato PMLI; non di essere spettatori passivi ma di scendere attivamente in campo nella lotta rivoluzionaria. Gli proponiamo di impugnare la grande bandiera rossa di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao e battersi contro il regime neofascista, il capitalismo e l'imperialismo".
Su questa base le ragazze e i ragazzi marxisti-leninisti devono lavorare all'interno dei movimenti di massa giovanili, a cominciare da quello operaio e studentesco, per aiutarli a risolvere i problemi dei giovani e per spingerli in avanti verso traguardi politici più avanzati finché non soffi un forte vento rivoluzionario.

* Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI

22 giugno 2011