Analisi dei risultati per le elezioni europee
In Lombardia l'astensionismo cresce ed è il primo "partito"
Bocciati PDL e PD. Si ferma la corsa della Lega. In agonia la "sinistra". Solo Di Pietro avanza
E' ora che i fautori del socialismo si uniscano al PMLI per continuare ad allargare il fossato tra il popolo e l'imperialismo europeo e italiano

Sono 2.253.336 i lombardi, pari al 29,54% dell'elettorato, a essersi astenuti alle elezioni europee. Si tratta di gran lunga del primo "partito" regionale, a dimostrazione del fatto che la disaffezione verso le istituzioni borghesi della superpotenza imperialista Ue ha sfondato anche tra le masse popolari della "ricca" Lombardia.
Rispetto alle europee 2004 cresce del 3% il numero di lombardi che hanno disertato le urne (addirittura l'11% in più rispetto alle politiche 2008). Diminuiscono invece le schede nulle e bianche, rispettivamente dal 2,94% all'1,65% e dal 3,30% al 2,21%. L'incremento dell'astensionismo è perciò causato dalla consapevole diserzione delle urne, allo scopo di infliggere in modo esplicito un duro colpo alla credibilità dell'Ue.
Il PDL del neoduce Berlusconi, con 1.819.888 voti assoluti, si ritaglia la seconda piazza dopo il "partito" dell'astensionismo, confermando il consenso delle europee 2004 ma perdendo 239.343 voti rispetto alle politiche 2008. Il plebiscito a cui mirava Berlusconi non c'è stato. Il neoduce, già in affanno dopo appena un anno di governo, è rimasto anche in Lombardia ben al di sotto della soglia del 40% a cui puntava, fermandosi al 33,9% sui voti validi e addirittura al 23,9% sull'intero corpo elettorale.
Non se ne avvantaggia granché la Lega Nord, che guadagna sì quasi mezzo milione di voti rispetto al 2004 ma ne perde 106 mila sulle ultime politiche. In Lombardia le politiche razziste, xenofobe e fasciste sull'immigrazione messe in campo nell'ultimo anno dal piccolo Himmler, Roberto Maroni, evidentemente non hanno fatto breccia, così come non ha portato i consensi attesi il tanto sbandierato federalismo fiscale. Oltretutto, considerando l'intero corpo elettorale, Lega Nord si ferma al 16% dei voti. Al di là di quanto strombazzano i media borghesi, persino nel cuore della "padania" le camicie nero-verdi appaiono ben lontane dall'essere quel partito del territorio di cui blaterano di continuo.
Si conferma inarrestabile la perdita di consensi del PD, meno 274.990 voti rispetto al 2004 (quando era Uniti nell'Ulivo) e meno 430mila circa rispetto al 2008 (già sottratti i voti del partito radicale, che nel 2008 si presentò col PD). In termini percentuali, il PD scende al 21,3% sui voti validi, pari al 15% sugli elettori. Un declino inarrestabile, a cui ben presto, continuando di questo passo, l'elettorato progressista potrebbe apporre la parola fine.
Tutta acqua al mulino del destro mascherato Antonio Di Pietro. L'IDV accresce i consensi dai 90.719 voti di cinque anni fa ai 349.763 di ora. L'IDV, attestandosi al 6,5% dei voti validi, pari al 4,5% degli elettori, aumenta di poco più di 100mila voti persino il già importante risultato delle politiche del 2008. È evidente il drenaggio di voti ai danni del PD, percepito come seggiola del neoduce Berlusconi.
È sempre notte fonda per le false liste di "sinistra". Restano abbondantemente sotto la soglia del 4%. Sommando i consensi del cartello PRC-PdCI-Sinistra europea con quelli di Sinistra e Libertà e del PCL si contano 288.955 voti, quasi la metà dei 528.230 raccolti nel 2004 da PRC, PdCI e Verdi. Solo rispetto al 2008, quando fu proposto il cartello Sinistra arcobaleno, sommando i voti di PRC-PdCI-Sinistra europea e Sinistra e Libertà si ha un leggero recupero di circa 70mila voti. Nonostante un anno di governo Berlusconi, ha fatto meglio Di Pietro nell'erodere voti a "sinistra" del PD.
Chissà quali nuove alchimie ed alleanze studieranno Ferrero, Vendola e Diliberto per tornare a galla. Di sicuro, malati come sono di elettoralismo e parlamentarismo, questi imbroglioni si sposteranno ancora più a destra, cadendo ai piedi di Franceschini o addirittura di Di Pietro.
Il voto europeo ha dimostrato che le masse lombarde non hanno abboccato all'amo dei partiti borghesi, sempre meno credibili e poco radicati. Cresce l'astensionismo consapevole e la sfiducia verso le istituzioni borghesi dell'Ue. Il PD è allo sbando e le false liste di "sinistra" sono ridotte al ruolo di comparse. La continua e isolata crescita dell'IDV testimonia la voglia delle masse di opposizione al cosiddetto "berlusconismo". Dall'altra parte, nonostante gli estenuanti appelli al popolo "padano" e la trasformazione delle elezioni in plebisciti, Lega Nord e PDL, pur giocando in casa, non sfondano tra i lombardi. Sono tigri di carta che cadrebbero domani se i fautori del socialismo non attendessero oltre a unirsi al PMLI.

25 giugno 2009