66° Anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo
Un nuovo 25 Aprile per liberarsi del nuovo Mussolini
Per l'Italia unita, rossa e socialista

Viva il 25 Aprile, viva la Resistenza, viva i partigiani! C'è bisogno di gridarlo ancor più forte che mai in questo 66° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo, dopo l'orgia di nazionalismo patriottardo e tricolore che la classe dominante borghese ha sparso quest'anno col pretesto del 150° dell'Unità d'Italia per stringere le masse attorno alle sue sempre più screditate istituzioni e alle sue forze armate interventiste, e con l'inconfessato intento di oscurare la memoria della Resistenza attraverso l'esaltazione del Risorgimento.
Gli ex partigiani, gli antifascisti e tutti i sinceri democratici che anche quest'anno si riuniscono in tutte le piazze d'Italia per celebrare la festa della Liberazione, che la destra neofascista e leghista vorrebbe volentieri abolire, non possono certo rinnegare il valore storico del Risorgimento, come movimento di indipendenza dal dominio straniero e di riunificazione del Paese. Ma non dimenticano neanche che a egemonizzarlo e a beneficiarne una volta realizzata l'Unità d'Italia fu la borghesia, oltre la monarchia sabauda, alleata all'aristocrazia e ai grandi proprietari terrieri. Mentre al proletariato, ai contadini poveri, alle masse lavoratrici e popolari e alle regioni più diseredate del Meridione e delle isole furono riservati solo sfruttamento, miseria, emigrazione e repressione, le guerre coloniali, la carneficina della prima guerra mondiale imperialista, il mostro del fascismo mussoliniano e la tragedia della seconda guerra mondiale.
La Resistenza fu un grande movimento di popolo: milioni di operai, contadini, intellettuali, ragazze e ragazzi del nostro popolo ne furono i protagonisti diretti, sconfiggendo gli invasori nazisti e i boia repubblichini dopo una sanguinosa guerra di liberazione costata 100 mila tra morti e feriti nelle file dei partigiani e altri 20 mila tra i civili partecipanti in vari modi alla lotta popolare. Nessuna festa tricolore, nessun mito borghese potrà mai oscurare e sostituire la luminosa Resistenza antifascista dalla memoria storica del nostro popolo. E tuttavia la classe dominante borghese non smette mai di provarci, come dimostrano anche di recente le proposte di parlamentari della destra di abolire il divieto costituzionale di ricostituzione del partito fascista e di purgare i libri di testo da ogni "traccia di comunismo", per cui lo spirito e l'esempio della Resistenza hanno bisogno di essere costantemente difesi, tenuti vivi e attualizzati, affinché non vadano perduti e continuino a ispirare e formare nuove generazioni di antifascisti.
Questo è tanto più necessario oggi che la classe dominante borghese ha rimesso la camicia nera e che il nuovo Mussolini, Berlusconi, ha restaurato il fascismo in Italia sotto nuove forme, nuovi metodi e nuovi vessilli, realizzando anno per anno e passo dopo passo il nero disegno neofascista e presidenzialista tracciato nel "piano di rinascita democratica" e nello "schema R" della P2 e di Gelli. A cui si sono aggiunti strada facendo il federalismo secessionista intriso di razzismo e xenofobia della Lega di Bossi e l'interventismo militarista e guerrafondaio del rinato imperialismo italiano. Entrambi sciaguratamente avallati anche dalla "sinistra" borghese, come dimostra la sua controriforma federalista del titolo V della Costituzione e il suo appoggio alle guerre imperialiste all'Afghanistan, alla Serbia e alla Libia.
Il quasi ventennio berlusconiano non ha nulla da invidiare al ventennio mussoliniano, con la riduzione del parlamento a un bivacco per i suoi manipoli neofascisti e leghisti e a una fabbrica di leggi vergogna, la restaurazione delle relazioni industriali di stampo fascista imposte da Marchionne, l'assoggettamento della magistratura all'esecutivo, la distruzione della scuola e dell'università pubbliche per restaurare la scuola di classe sul modello gentiliano, il quasi completo controllo della televisione pubblica e privata, della pubblicità e dell'editoria, la spartizione con la mafia del sistema degli appalti, della finanza e del controllo economico e politico del territorio. Anche in politica estera il nuovo Mussolini segue le orme del duce, come dimostrano le sue tresche affaristico-coloniali con i peggiori dittatori nordafricani come Mubarak, Ben Ali e Gheddafi e oggi anche l'aver gettato l'Italia nella guerra imperialista alla Libia come al tempo del fascismo.
Purtroppo le masse non hanno ancora potuto prendere coscienza che in Italia è stato instaurato il regime neofascista e che Berlusconi è il nuovo Mussolini, soprattutto perché la "sinistra" borghese nasconde loro questa realtà e sostiene invece che "siamo ancora in democrazia". E anche in questo c'è un'analogia con il ventennio mussoliniano, che finì per prevalere proprio grazie all'opportunismo e al capitolazionismo dell'opposizione parlamentare che sottovalutò la pericolosità di Mussolini e cercò di ammansirlo e arrivare a dei compromessi con lui, anziché chiamare le masse a insorgere per fermarlo e abbatterlo in tempo.
C'è persino un nuovo Vittorio Emanuele III, alias il rinnegato del comunismo Napolitano, che come il monarca sabaudo copre il nuovo Mussolini e gli firma le leggi e i provvedimenti più vergognosi, fingendo di fare da "arbitro" ma in realtà rendendosi complice della sua sistematica demolizione di ciò che resta della Costituzione del 1948, ormai ridotta a poco più che carta straccia. Come dimostrano i suoi continui richiami ad "abbassare i toni" dello scontro politico per lasciar lavorare il governo e fare le "riforme costituzionali condivise" - a cominciare dal federalismo e dalla controriforma della giustizia - e l'essere sempre in prima fila nel mettersi sotto i piedi l'articolo 11 della Costituzione per propugnare l'interventismo guerrafondaio in Afghanistan, Serbia e ora in Libia.
Ecco perché noi marxisti-leninisti sosteniamo la necessità e l'urgenza che tutte le masse antifasciste e democratiche si mobilitino e scendano in piazza per abbattere il neoduce Berlusconi e il suo governo neofascista, antioperaio, razzista, xenofobo, corrotto, mafioso e guerrafondaio. Scendere in piazza, ma non con il tricolore patriottardo della destra, né per difendere la Costituzione borghese, che oltretutto è già stata fatta a brandelli dalla seconda repubblica e dai golpe istituzionali di Berlusconi, ma con la bandiera rossa del proletariato e dell'antifascismo e per buttare giù il nuovo Mussolini, prima che riesca a completare la sua macelleria sociale contro le masse lavoratrici e popolari, cambiare la repubblica da parlamentare a presidenziale secondo il disegno piduista e cambiare la forma dello Stato da unitario a federale dividendo l'Italia in 20 staterelli.
Auguriamoci allora che questo 66° Anniversario della gloriosa Liberazione annunci l'arrivo di un nuovo 25 Aprile, per liberarsi dal nuovo Mussolini. Da parte sua il PMLI è disposto al più largo fronte unito per raggiungere questo obiettivo senza rinunciare a proseguire poi la lotta per il suo obiettivo strategico dell'Italia unita, rossa e socialista!
Viva il 25 Aprile!
Viva la Resistenza!
Viva i gloriosi partigiani!
Coi Maestri e col PMLI vinceremo!

13 aprile 2011