Il CSM l'aveva allontanata a seguito delle sue sentenze e dichiarazioni coraggiose
Annullato il trasferimento punitivo della Forleo dal tribunale di Milano

Il 14 giugno 2011 il Consiglio di Stato, confermando la sentenza del TAR del Lazio del 2009, ha definitivamente stabilito che l'allontanamento del magistrato Clementina Forleo da Milano a Cremona deciso dal CSM nel luglio del 2008 era illegittimo, quindi ora la Forleo ha diritto di ritornare al Tribunale di Milano dal quale il CSM l'aveva allontanata. Il motivo di tale trasferimento, chiaramente di tipo punitivo, il CSM lo ritrovava nel fatto che il magistrato, partecipando alla trasmissione televisiva Annozero nell'ottobre 2007 insieme all'allora sostituto procuratore De Magistris, affermava di sentirsi esposta a rappresaglie di potenti per le inchieste da lei condotte. E che avesse reale motivo di temere lo dimostrano effettivamente i procedimenti giudiziari che aveva già trattato e che stava trattando: nel 2005 il caso della scalata alla Banca Antonveneta che coinvolse l'allora governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio e l'amministratore delegato della UNIPOL Giovanni Consorte che furono costretti alle dimissioni allora e condannati penalmente in seguito, ma emersero imbarazzanti rapporti anche tra Piero Fassino e lo stesso Consorte, manager da sempre di area DS. Nell'inchiesta finì anche l'eurodeputato UDC Vito Bonsignore indagato per aggiotaggio e in seguito, come conseguenza dell'inchiesta trattata dalla Forleo, fu costretto a dimettersi dalla magistratura anche il potente procuratore aggiunto presso il Tribunale di Roma Achille Toro, indagato prima e condannato poi per aver violato il segreto istruttorio rivelando dettagli dell'inchiesta agli indagati. Inoltre la Forleo chiese al parlamento l'autorizzazione all'utilizzo processuale delle intercettazioni che coinvolgevano alcuni parlamentari, tra cui Piero Fassino, Massimo D'Alema e Nicola Latorre, non soltanto come prova contro gli imprenditori inquisiti, ma anche come materiale indiziario per poter inquisire alcuni degli stessi parlamentari che, secondo quanto scrisse nella richiesta, "appaiono... consapevoli complici di un disegno criminoso".
Dalle inchieste nelle quali il magistrato fu Giudice per le indagini preliminari insomma emerse un malcostume diffuso che riguardava politici, manager di grandi gruppi privati, un alto magistrato e addirittura il governatore della Banca d'Italia, e di certo aveva perfettamente ragione questa donna giovane e coraggiosa a sentirsi minacciata: d'altra parte anziché essere sostenuta dalle istituzioni dello Stato è stata addirittura trasferita (con il chiaro scopo di sottrarle quelle inchieste scottanti) con una sentenza di quel CSM che dovrebbe tutelare i magistrati, sentenza annullata prima dal TAR e pochi giorni fa dal Consiglio di Stato. Ma il magistrato risultava scomodo all'apparato istituzionale anche per un altro motivo: infatti Clementina Forleo si distinse anche per una importante sentenza, la prima in Italia, emessa nel gennaio 2005 quando assolse in qualità di Giudice dell'udienza preliminare tre tunisini da imputazioni di terrorismo internazionale distinguendo nettamente tra lotta armata nell'ambito di contesti bellici, e il massacro indiscriminato della popolazione civile. I tre imputati islamici accusati di terrorismo internazionale per aver arruolato guerriglieri da inviare in Iraq a supporto della resistenza di quel paese contro gli occupanti furono considerati proprio per questo motivo dei "resistenti" e non dei "terroristi", e la sentenza del giudice fu emessa in un periodo (il 2005) in cui si trovavano in Iraq anche truppe italiane (contro le quali aveva già combattuto e avrebbe continuato a combattere la resistenza) la cui presenza quindi in quel paese fu implicitamente considerata illegittima nella stessa sentenza. E tale sentenza non è mai stata digerita dai guerrafondai imperialisti italiani.

22 giugno 2011