Un'altra iniziativa anticomunista: "il giorno della libertà"
Approvato dalla Camera col solo voto della Casa del fascio. Sarà celebrato il 9 novembre, giorno che ricorda l'approvazione delle leggi speciali di Mussolini
Dopo il "giorno del ricordo", istituito per ricordare "le foibe e l'esodo dei profughi dall'Istria e dalla Dalmazia", un'altra iniziativa anticomunista del parlamento neofascista: il "giorno della libertà", da celebrare ogni 9 novembre, anniversario della caduta del muro di Berlino.
è stato approvato alla chetichella il 6 aprile a Montecitorio, con i soli voti della Casa del fascio, approfittando della disattenzione politica favorita dall'enorme clamore mediatico orchestrato attorno alla morte del papa. Difatti la notizia è stata riportata a malapena dai giornali e relegata generalmente in qualche trafiletto interno senza troppi commenti. Eppure si tratta di un'iniziativa gravissima, della stessa portata e obiettivi della legge istitutiva del 10 febbraio come "giorno del ricordo", in quanto anche questa prevede che ogni anno vengano svolte manifestazioni e iniziative nelle scuole affinché le giovani generazioni siano sottoposte a un vero e proprio lavaggio del cervello di stampo neofascista e anticomunista.
"La Repubblica italiana - recita infatti l'unico articolo di cui si compone la legge - dichiara il 9 novembre 'Giorno della libertà', quale ricorrenza dell'abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione dei Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo". In questa occasione si stabilisce anche di organizzare annualmente "cerimonie commemorative ufficiali e momenti di approfondimento nelle scuole che illustrino il valore della democrazia e della libertà evidenziando obiettivamente gli effetti nefasti dei totalitarismi passati e presenti".
è evidente il carattere falso e strumentale della scelta di questa data da parte dei neofascisti quale simbolo di "libertà" e "democrazia" in senso generale e assoluto. In realtà questa data sancisce solamente il crollo del socialimperialismo sovietico e dei paesi socialcomunisti e la fine della "guerra fredda", con il passaggio a una nuova fase storica tutt'altro che "libera", "pacifica" e "democratica": ma caratterizzata bensì da un'impetuosa estensione e recrudescenza delle guerre di aggressione imperialiste e delle contraddizioni interimperialistiche, che riportano semmai il mondo alla situazione esplosiva antecedente la prima guerra mondiale.
Ma questa operazione appare ancor più sporca e infame ove si pensi che la data del 9 novembre coincide anche - guarda caso - con l'entrata in vigore delle leggi speciali varate il 5 novembre 1926 dal governo di Mussolini, con le quali il regime fascista, accampando il pretesto dell'"ordine" e della "sicurezza" in seguito a un fallito attentato al duce a Bologna, decretò la soppressione di tutti i giornali antifascisti, lo scioglimento di tutti i partiti e associazioni non fascisti, il confino di polizia per gli oppositori del regime, l'istituzione della polizia politica segreta, la pena di morte per alcuni reati politici e i tribunali speciali fascisti. è evidente quindi l'intento riabilitativo del fascismo e di Mussolini che si nasconde dietro il paravento della caduta del muro di Berlino, giacché non è credibile che solo gli estensori della Casa del fascio che hanno scritto e proposto la legge non abbiano notato la sfacciata "coincidenza" storica, ampiamente notata e denunciata invece in diversi interventi contrari al provvedimento.
E infatti a intervenire in aula in difesa del provvedimento sono stati soprattutto i fascisti di AN, spalleggiati da FI e Lega. In particolare si è distinto l'ex squadrista del MSI Teodoro Buontempo, che ha arringato l'aula a votare la legge anche "in onore" di Wojtyla (a cui quel giorno stesso la Camera ha reso un solenne tributo), principale artefice a suo dire del "crollo del comunismo" assieme a tutto l'"Occidente democratico". E il fatto che questa legge sia stata approvata in tutta fretta a pochi giorni dalla celebrazione del 60• Anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo la dice lunga sul bersaglio politico che vuole andare a colpire: che è chiaramente il 25 Aprile, contro il quale si sta intensificando la campagna neofascista e revisionista storica per la sua soppressione e sostituzione con un'altra data che rappresenti l'"unità nazionale" e una "memoria condivisa": il 9 novembre potrebbe essere questa data, secondo i piani della destra neofascista.
Stavolta, a differenza dell'istituzione del "giorno del ricordo" del 10 febbraio, l'opposizione di "centro-sinistra" ha votato contro. Ma non c'è materia per menarne gran vanto. E infatti si è guardata bene dal fare troppe polemiche, contribuendo anch'essa a mettere la sordina all'avvenimento. Perché? Perché evidentemente anche la "sinistra" borghese ha i suoi scheletri nell'armadio. Che nella fattispecie si chiamano foibe, cioè l'appoggio che ha dato all'infame campagna anticomunista, antiresistenziale e neofascista scatenata dalla destra falsificando gli avvenimenti storici del confine orientale nell'immediato dopoguerra.
Non per nulla il fascista Nania, per stigmatizzare la decisione dei gruppi dell'Unione di votare contro il provvedimento, ha ricordato loro le parole pronunciate dal rinnegato Veltroni lo scorso 10 febbraio alla foiba di Basovizza, rampognandoli perché non hanno avuto "il suo coraggio nel dichiararsi anticomunista" e richiamandoli ad "essere coerenti" col voto sull'istituzione del "giorno del ricordo". Tra l'altro tutti gli intervenuti a nome dei vari partiti dell'Unione hanno tenuto a mettere in evidenza di non essere pregiudizialmente contro l'istituzione di una festa celebrativa della caduta del muro di Berlino, purché però ciò avvenga "in un contesto europeo". Volerlo fare solo in Italia come propone il "centro-destra" è una manovra strumentale per colpire la storia del PCI e tramite essa le forze politiche che provengono da quella storia.
Questa è stata la tesi, quantomeno riduttiva e opportunista, alla base del voto contrario del "centro-sinistra". Anche il PRC si è appiattito completamente su questa posizione, tanto che Graziella Mascia, intervenuta a nome del partito dell'anticomunista, trotzkista e gandhiano Bertinotti, ha esordito con queste parole: "Da parte nostra ci sarebbe interesse e nessun imbarazzo a riflettere su quella esperienza storica e sul giudizio da dare relativamente all'esperienza nei paesi dell'est. Non c'è alcun imbarazzo anche perché la condanna dello stalinismo è parte integrante della nostra riflessione politica, ed è persino parte del manifesto istitutivo del Partito della sinistra europea, di cui il partito della Rifondazione comunista fa parte. Ma in questa pretesa istituzione di un giorno della libertà non c'entra nulla la riflessione storica; vi è stata e vi è, invece, la volontà di fare su di essa propaganda sia durante la tornata elettorale appena svoltasi sia con riferimento a quella che ci attende nel prossimo futuro".
Semplice "propaganda elettorale", insomma, per Bertinotti e soci, l'iniziativa anticomunista e di revisionismo storico della Casa del fascio. Di tenore ben diverso l'intervento di Severino Galante del PdCI, il quale ha difeso l'Unione Sovietica di Stalin dall'accusa mossa dal neofascista Giuseppe Cossiga di condividere con la Germania nazista la responsabilità dello scatenamento della 2¨ guerra mondiale per via del patto Ribbentropp-Molotov, ha attaccato Gentile quale ispiratore della legge fascista che imponeva ai professori il giuramento di fedeltà al regime e come sostenitore dello Stato totalitario fascista, e ha difeso la memoria del partigiano Fanciullacci, suo giustiziere. Galante ha anche accusato i fascisti di AN di fingere di aver ripudiato il fascismo, mentre sono sempre pronti a imbastire operazioni per la sua riabilitazione e per riscrivere la storia in chiave anticomunista: "`Giorno della libertà' suona come `il lavoro rende liberi' sulla porta di ingresso di Auschwitz", ha detto Galante, e "Il vostro scopo reale è abolire il 25 Aprile", ha concluso. Un intervento, il suo, che certamente rispecchia la concorrenza elettoralistica a sinistra che il PdCI conduce nei confronti del PRC in piena deriva di destra. Ma che perlomeno è stato molto più corretto e non sbracatamente anticomunista come quello della rappresentante del PRC.
Quest'iniziativa neofascista e anticomunista non va fatta passare sotto silenzio come fa l'Unione. Occorre invece che le masse ne siano informate e denunciarla con forza in tutte le occasioni possibili, a cominciare dalle manifestazioni del prossimo 25 Aprile. E prepararsi a boicottare le eventuali manifestazioni e iniziative che si terranno per celebrare il cosiddetto "giorno della libertà" il prossimo 9 novembre, così come è stato fatto e bisogna continuare a fare per il "giorno del ricordo" del 10 febbraio.

20 aprile 2005