Con l'imposizione della fiducia alla Camera
Approvato l'ordinamento giudiziario del regime neofascista
Il Pm sarà assoggettato al governo
L'Anm: "un atto brutale del governo". La Fondazione Caponnetto: "Compiuto un altro passo del piano di rinascita della P2"
Il 29 giugno il governo del neoduce Berlusconi ha realizzato un altro importante tassello del "Piano di rinascita democratica" di Gelli e della P2 sul fronte giudiziario.
Con una maggioranza schiacciante di 331 voti favorevoli, 229 contrari e 2 astenuti la Camera nera ha votato la fiducia al governo e nel giro di poche ore ha licenziato con 277 sì e 156 no il maxiemendamento sul disegno di legge delega al governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario.
Il ddl che inaugura l'adozione dell'ordinamento giudiziario del regime neofascista è stato messo a punto dai "4 saggi" della casa del fascio: Castelli, Gargani, La Russa e Vietti, ed è approdato al Senato il 29 marzo 2002. Il 25 settembre 2003 prima la commissione Giustizia di Palazzo Madama e poi il Senato a gennaio 2004 licenziano il provvedimento e lo passano alla Camera col chiaro intento di mettere definitivamente il bavaglio e assoggettare la magistratura all'esecutivo. Ma il suo impianto palesemente anticostituzionale viene prontamente e unanimente denunciato dall'Anm tanto da indurre i magistrati per la prima volta nella storia della repubblica a scendere in sciopero per ben due volte contro un provvedimento del governo. Castelli promette di tener conto delle proposte avanzate dai magistrati, ma poi, emendamento dopo emendamento, maggioranza e governo hanno fatto rientrare dalla finestra tutte quelle misure neofasciste uscite dalla porta e infine con l'approvazione di questo maxiemendamento sono riusciti a peggiorare lo stesso ddl.
Ad esempio all'ultimo momento su proposta del forzista Adornato, Castelli ha aggiunto un emendamento all'articolo 86 del ddl che conferisce al Guardasigilli, e non più al presidente della Cassazione su richiesta del procuratore generale, il compito non solo di aprire l'anno giudiziario ma addirittura di tenere davanti alle Camere una relazione per dettare le "linee di politica giudiziaria per l'anno in corso". Solo 10 giorni dopo la relazione del ministro, potrà quindi aver luogo la tradizionale cerimonia dei magistrati presso l'aula magna della Suprema Corte.
Il provvedimento adesso ritorna al Senato per l'approvazione definitiva con l'obiettivo dichiarato apertamente dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che a Palazzo Madama la riforma "possa essere approvata entro luglio, e senza che si ponga la fiducia" e ha aggiunto: "Si tratta di una grande vittoria".
In realtà si tratta di un atto d'imperio neofascista senza precedenti nella storia repubblicana perché il governo, e non il parlamento, e per giunta con una legge ordinaria approvata a colpi di maggioranza sotto il ricatto del voto di fiducia (il tredicesimo in un anno, il quinto in due mesi) fa tabula rasa dei residui diritti e garanzie democratico-borghesi menzionati nella Costituzione e intacca profondamente il potere giudiziario e l'indipendenza della magistratura stravolgendo ogni principio democratico-borghese relativo alla giurisdizione e alla separazione dei poteri.
Per l'Anm, che per settembre ha indetto altri due giorni di sciopero, la riforma è stata approvata "con un atto di forza che non ha precedenti sul piano istituzionale. Viene stroncato ogni approfondimento e confronto". Il presidente Bruti Liberati ha avvertito che il provvedimento "è impraticabile" e presenta "gravissimi aspetti di incostituzionalità". Mentre per il segretario generale Carlo Fucci si tratta di: "Un metodo che impedisce il controllo pubblico sulla riforma".
Ancor più duro e politicamente qualificato il "totale disappunto" espresso dalla Fondazione Caponnetto: "La separazione delle carriere in particolare mira a mettere i Pm sotto il controllo dell'esecutivo. Purtroppo un altro passo verso il piano di rinascita della P2 è stato compiuto".
Fra le novità più importanti contenute nella riforma, tutte peggiorative rispetto al testo originale del ddl, spicca su tutte la netta separazione di funzioni (in realtà si tratta di una netta separazione delle carriere mascherata col termine di funzioni) per Pm e giudici; l'istituzione della Scuola per la magistratura; il divieto, per i magistrati, di iscrizione a partiti e movimenti politici; la censura per le sentenze contrarie alla "lettera e volontà della legge"; la responsabilizzazione dei procuratori, che sceglieranno i vice per assegnare e togliere loro i compiti; gli incarichi direttivi temporanei; i concorsi per fare carriera.

Pm assoggettato all'esecutivo
Con questa legge il vecchio sogno della P2 di assoggettare il potere giudiziario al potere politico attraverso la netta separazione delle carriere di giudici e Pm viene pienamente realizzato e contrabbandato attraverso la separazione delle funzioni che è il cardine principale intorno al quale ruota tutta la controriforma. Da un lato si autorizza l'invasione permanente del potere politico nel governo della magistratura, accentuando una vecchia eredità del regime mussoliniano e del codice Rocco fascista. Dall'altro si demolisce l'autonomia e l'indipendenza della magistratura svuotando le competenze del Csm, che è l'unico organo che secondo la Costituzione garantisce tanto l'autogoverno della magistratura quanto il principio per cui i magistrati si dividono soltanto per funzioni. Infatti anche se nel testo non si menziona mai esplicitamente la separazione delle carriere e si parla sempre di separazione delle funzioni, nella sostanza il nuovo ordinamento giudiziario opera una netta separazione delle carriere e pone il Pm sotto il diretto controllo dell'esecutivo. Non a caso a tal riguardo la legge prescrive che il concorso per l'accesso in magistratura sarà bandito ogni anno. I candidati dovranno indicare fin da subito se concorrere per la funzione giudicante o requirente. Per diventare magistrato non basta più la laurea in giurisprudenza, servirà un'ulteriore formazione (dottorato, specializzazione, abilitazione forense, copertura di incarichi direttivi nella pubblica amministrazione svolti senza demerito, revoche e/o sanzioni disciplinari). Tra lo scritto e l'orale ci sarà un test psico-attitudinale, non meglio specificato. La commissione esaminatrice sarà unica. Non si potrà rimanere nello stesso ufficio per più di 10 anni (più altri due). Il tirocinio iniziale durerà due anni. Il magistrato, dopo cinque anni di servizio, due dei quali svolti come uditore, dovr- scegliere se fare il pm o il giudice. Per cambiare funzione si dovr- sostenere un esame orale e si dovr- frequentare un corso di formazione presso la Scuola della magistratura e ottenere una valutazione positiva. Ma soprattutto si dovr- cambiare distretto giudiziario. La scelta, una volta fatta, diventa irrevocabile. Il risultato è che giudici e pubblici ministeri saranno drasticamente divisi, attraverso il meccanismo della scelta all'atto del concorso e della scelta definitiva dopo tre anni.
Sarà introdotta la "scuola della magistratura" divisa in due sezioni che si occuperanno della formazione e dell'aggiornamento dei magistrati. Essa sarà diretta da un comitato composto in maggioranza da togati e i corsi di aggiornamento sono obbligatori (almeno ogni 5 anni).
Possono concorrere al titolo di procuratore aggiunto i magistrati che abbiano superato il concorso per il conferimento delle funzioni di II grado da non meno di tre anni. Si può fare carriera, per titoli, ma si dovr- sostenere un esame se si vogliono accelerare i tempi.
Per diventare consigliere di Cassazione senza passare per la funzione di magistrato d'appello sar- obbligatorio sostenere un esame ad hoc.
Si prevede che possa ricoprire incarichi direttivi chi può garantire almeno quattro anni prima di andare a riposo. In più si deve aver frequentato ("con giudizio favorevole") un corso di formazione presso la Scuola della magistratura riportando una valutazione positiva nel concorso per titoli.
Insomma per tutta la durata della carriera il magistrato sarà costretto a superare concorsi, frequentare corsi di aggiornamento, presentare titoli e sostenere esami perché il sistema dei concorsi introdotto dalla controriforma pone fine agli scatti di carriera per anzianità. Ogni miglioramento di carriera può avvenire solo per concorso, per titoli ed esami (dopo otto anni di servizio), o solo per titoli (dopo 13). Un meccanismo che certo non seleziona i giudici migliori ma promuove chi è più in sintonia col potere politico ed economico, attraverso odiosi meccanismi di cooptazione. I concorsi e gli esami non serviranno a rendere i giudici migliori; ma a incentivare il servilismo, il conformismo, il formalismo e la burocrazia.
In definitiva si ripropone oggi un sistema giiudiziario analogo e per molti aspetti peggiorativo rispetto a quello in voga negli anni cinquanta e dei famigerati "porti delle nebbie". E i primi nefasti risultati di questo odioso meccanismo di reclutamento di giudici e Pm li ha già anticipati lo stesso ministro Castelli che nel maxiemendamento ha aggiunto la ciliegina finale, ossia una norma ad hoc che prevede che ai dirigenti del ministero, tornati alle funzioni giudiziarie, dovranno essere assegnati posti direttivi o, comunque, di primo piano. Cioè si introduce una "corsia preferenziale" per i posti di consigliere o sostituto pg in Cassazione a favore dei collaboratori del ministro e i dirigenti del ministero più fedeli.

Gerarchizzazione della Procura
La norma prevede la riorganizzazione dell'ufficio del Pm su basi fortemente gerarchiche. Il procuratore capo determina i criteri di organizzazione dell'ufficio e di assegnazione dei procedimenti ai procuratori aggiunti o ai magistrati del proprio ufficio, può revocare l'assegnazione in caso di divergenze o inosservanza dei criteri indicati inviando al procuratore generale della Cassazione il provvedimento di revoca e le sue valutazioni sull'operato del magistrato. Il procuratore capo dovrà anche segnalare obbligatoriamente al Consiglio giudiziario i comportamenti dei magistrati che contrastano con le sue disposizioni. è il solo a decidere della libertà personale e a gestire i rapporti con la stampa. Inoltre per le corti di appello di Roma, Milano, Napoli e Palermo è previsto l'introduzione della figura del magistrato super manager.

Imbavagliamento della magistratura
La controriforma giudiziaria priva i magistrati del diritto di opinione e dei diritti civili. Il nuovo ceppo imposto da Berlusconi e Castelli ai magistrati prevede infatti non solo il divieto di iscrizione a partiti politici (incompatibilità peraltro già prevista dall'Anm) ma anche l'adesione ad associazioni e movimenti. Non potranno essere coinvolti "nelle attivit- di centri politici o affaristici che ne possano condizionare l'esercizio delle funzioni o appannarne l'immagine" e addirittura non potranno nemmeno avere rapporti con la stampa e rilasciare interviste che riguardano i soggetti coinvolti nei processi in corso o gi- conclusi perché saranno considerate illecito disciplinare.
Ma non è tutto, perché tra le pieghe del maxiemendamento è prevista anche una norma che vieta addirittura ai giudici di interpretare e di applicare le leggi a seconda dei casi concreti che si trovano ad affrontare e allo stesso tempo affida al governo il potere di sanzionare i giudici che emettono sentenze ad esso sgradite o cosiddette "suicide": cioè quelle sentenze che nel dispositivo contraddicono l'assoluzione dell'imputato come è avvenuto ad esempio nel processo Andreotti.
Sarà sanzionabile anche ogni comportamento tale "da compromettere l'imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell'apparenza". Che tradotto in parole povere vuol dire avere non solo dei giudici completamente asserviti al potere politico ma che devono stare attenti a non sgarrare perché appunto sottoposti alla spada di Damocle dell'imparzialità "apparente" e quindi possono essere allontanati in qualsiasi momento. Non a caso il ddl prevede l'istituzione di un ufficio del monitoraggio proprio con l'obiettivo di valutare l'attivit- dei magistrati: vedere se ci sono ritardi, carenze professionali o troppi annullamenti di sentenze.

Poteri del Guardasigilli e del Pg di Cassazione
Il Pg della Cassazione può acquisire atti coperti da segreto investigativo e il Guardasigilli può esercitare la facolt- di partecipare all'udienza delegando un magistrato dell'Ispettorato che può presentare memorie, esaminare testi, consulenti e periti e interrogare l'accusato. Soltanto se il Procuratore della Repubblica avverte che dalla pubblicizzazione di tali atti può esserci "grave pregiudizio" per le indagini, il Procuratore Generale della Cassazione può disporre con decreto che gli atti restino segreti per almeno sei mesi. Sospendendo così per lo stesso periodo anche l'azione disciplinare.
I magistrati non potranno più assumere impieghi pubblici o privati, nè esercitare commerci o qualsiasi libera professione. Il ministro della Giustizia potrà ricorrere contro il conferimento di incarichi direttivi decisi in contrasto con il suo parere. E gli incarichi direttivi non potranno durare più di quattro anni. Rinnovabili, su domanda, di altri due anni.
Ma più degli aspetti tecnici, il vero senso della controriforma lo hanno riassunto in due battute gli onorevoli forzisti Luigi Vitali e Benito Savo subito dopo l'approvazione del maxiemendamento. Il primo ha confessato che d'ora in poi con questa legge non potrà più succedere che "un giudice un giorno partecipa al corteo no global e il giorno dopo giudica un poliziotto che ha fatto il suo dovere". Mentre il secondo ha ammesso: "Finalmente abbiamo spuntato le unghie a quei pm che ti graffiano il viso e ti distruggono l'esistenza".
Il vero volto del provvedimento invece è quello di una separazione, appena mascherata, delle carriere di giudici e pm. La magistratura diventa una piramide, controllata direttamente dal potere politico, articolata in 14 gradini, da superare con un sistema di concorsi e di valutazione che premia i magistrati che non mettono i bastoni tra le ruote, vicino a questo o a quel ministro e completamente asservito ai poteri dominanti. Mentre al livello più basso della piramide annasperanno le toghe di primo grado, ridotte a pure pedine del sistema.
In definitiva siamo di fronte a una controriforma che ridisegna il ruolo della magistratura e lo individua non più come potere indipendente dello Stato ma soggiogata e ligia all'esecutivo proprio come avveniva ai tempi del fascismo. Una legge neofascista che elenca dettagliatamente tutto ciò che i giudici possono o non possono fare e che prevede la separazione delle carriere mascherata attraverso la separazione delle funzioni con l'introduzione dei concorsi differenziati, il ridimensionamento del Csm, i concorsi per avanzare di grado e la riorganizzazione dell'ufficio del Pm su basi fortemente gerarchiche.
7 luglio 2004