La legge "Aprea 2" è da affossare
Trasforma le scuole in fondazioni, elimina i finanziamenti statali, incentiva l'"autonomia scolastica", sancisce lo strapotere dei privati a scapito dei diritti degli studenti e del personale Ata, promuove la concorrenza fra le scuole
Battiamoci per la scuola pubblica, unitaria, gratuita e governata dalle studentesse e dagli studenti
di Federico Picerni*

Con il governo Monti della grande finanza, dell'UE e del massacro sociale, in materia d'istruzione la musica non cambia, né la sostituzione di Profumo a Gelmini al dicastero di viale Trastevere ha spezzato il filo nero della fascistizzazione, privatizzazione, aziendalizzazione e divisione classista della scuola.
Il 22 marzo, poco prima che Valentina Aprea (PDL) rassegnasse le dimissioni da deputato per incompatibilità con la carica di assessore all'istruzione della giunta lombarda di Formigoni, la Commissione Cultura della Camera ha approvato le "Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche statali" (legge 953), che in sostanza riprende la famigerata proposta di legge che la stessa Aprea aveva presentato nel 2008, sommersa dalle proteste dell'Onda.

Scuola fascistizzata, privatizzata e aziendalizzata
La legge rappresenta una vera e propria picconata per la scuola pubblica, che viene trasformata di fatto in fondazione finanziata direttamente dai privati, i quali vanno poi a concorrere alla sua gestione. Sulla scia dell'"autonomia scolastica" (ogni scuola deve arrangiarsi per trovare i fondi), agli istituti viene riconosciuta "autonomia statutaria, nel rispetto delle norme generali di cui alla presente legge".
Il consiglio di istituto viene sostituito dal "consiglio dell'autonomia" con mandato triennale, un consiglio di amministrazione sotto mentite spoglie, con numerosi poteri fra cui l'approvazione dello statuto e del bilancio, ma soprattutto di approvare "accordi e convenzioni con soggetti esterni". Soggetti esterni che potrebbero entrare a far parte del consiglio stesso in condizione di minoranza formale ma egemonia di fatto, tanto più che gli studenti in seno al consiglio non hanno diritto di voto vincolante sulle materie "di rilevanza contabile" (i minorenni non possono nemmeno votare). Sparita nel nulla la rappresentanza del personale Ata. Il dirigente scolastico assume la funzione di manager che avrà "la legale rappresentanza dell'istituzione e, sotto la propria responsabilità, gestirà le risorse umane, finanziarie e strumentali e risponderà dei risultati del servizio agli organismi istituzionalmente e statuariamente competenti".
È presente anche un "nucleo di autovalutazione", costituito dal consiglio dell'autonomia "assicurando in ogni caso la presenza di almeno un soggetto esterno", con il compito di stilare un rapporto (in base a criteri INVALSI) che sarà preso come riferimento per i piani didattici, elaborati nominalmente dal consiglio dei docenti (ex collegio docenti) ma soggetti ad approvazione del consiglio dell'autonomia. Non è prevista alcuna partecipazione studentesca ma solo un "rappresentante delle famiglie".
La legge prevede infine la costituzione di "reti, consorzi e associazioni di scuole autonome" per dare pieno sfogo alla concorrenza fra le varie scuole, per le quali si incoraggia il finanziamento da parte di partner quali "soggetti pubblici e privati, fondazioni, associazioni di genitori o di cittadini, organizzazioni non profit". Nessun finanziamento statale previsto.
La norma è antistudentesca da capo a piedi non solo perché crea una scuola privatizzata e aziendale, ma anche perché fiacca ulteriormente la loro già debole rappresentanza nei cosiddetti "organi collegiali", lasciandone la definizione ai singoli statuti, e lede fortemente i loro diritti. È tutt'altro secondario, infatti, che la norma abroga gli artt. 12, 13, 14 e 15 del decreto legislativo 297/94, che regolano le assemblee degli studenti e dei genitori.
Insomma la scuola viene messa in tutto e per tutto nelle mani dei privati e si apre la strada alla netta separazione fra scuole di serie A, con più fondi privati e sopravvissute alla spietata concorrenza fra le scuole stesse, e scuole di serie B, soprattutto nelle zone più povere, lasciate a marcire, aggravando il federalismo scolastico già introdotto con l'"autonomia". Tanti saluti al diritto all'istruzione pubblica ed alla libertà d'insegnamento, poiché i programmi didattici vengono subordinati allo strapotere dei privati ed alle loro esigenze culturali ed economiche.
Non compare l'assunzione dei docenti per chiamata diretta (altra ghiotteria per i privati che potrebbero reclutare a piacimento in base ai propri interessi e parametri, con forti discriminazioni ideologiche e politiche) che era invece presente nella proposta di legge del 2008 e che Aprea ha comunque inserito nella legge regionale lombarda sulla governance scolastica approvata dal Consiglio regionale il 14 aprile. Non è quindi da escludere che tale norma presto o tardi varcherà i confini della Lombardia, visto il consenso che ha riscontrato nel ministro Profumo. Contro entrambe le leggi sono scesi in piazza studenti, docenti e precari il 21 aprile a Milano.

Le proposte del PMLI
È bastato smussare gli angoli e addolcire qualche termine (ad esempio, non si dice più esplicitamente che le scuole diventano fondazioni) perché ciò che non era riuscito quando era in carica il governo del neoduce Berlusconi, riuscisse ora grazie anche al vergognoso apporto del PD, la cui responsabile scuola, Francesca Puglisi, dopo aver scritto sulla propria pagina Facebook, il 21 marzo, che "Il partito democratico non accetterà mai un disegno di privatizzazione della scuola pubblica", meno di una settimana dopo aveva già cambiato idea affermando sull'Unità del 27 marzo che "La legge 953 è una buona legge. I mattoni delle sue fondamenta sono targati PD". Il governo Monti, dal canto suo, non aprendo bocca sulla legge 953 l'ha di fatto approvata, ma questo non sorprende dato che è perfettamente in linea con quanto ha fatto finora in materia d'istruzione.
Contro la legge "Aprea 2" si è schierata la Rete della Conoscenza ha parlato di "vera e propria vendetta nei confronti dell'istruzione pubblica". Mimmo Pantaleo, segretario della FLC-CGIL, ha criticato la legge affermando che: "La scuola ha bisogno di maggiori risorse pubbliche che assicurino a tutti i cittadini il diritto all'istruzione (...) finora non si intravede da parte del Governo Monti alcuna volontà reale di discontinuità rispetto al passato". Anche i "sindacati di base" hanno espresso critiche, mentre la Gilda degli Insegnanti l'ha definita "Un attentato alla scuola pubblica statale". L'Italia dei Valori ha chiesto di portare la discussione in aula alla Camera, ricevendo lo scorno del PD.
Per affossare la legge Aprea e la demolizione della scuola pubblica non c'è altra strada che mettere in campo una grande mobilitazione contro la privatizzazione e l'aziendalizzazione della scuola, per il diritto allo studio uguale per tutti, per rivendicare finanziamenti pubblici, da allacciare a quella per cacciare il governo Monti. Ma la lotta non potrà mai andare fino in fondo se non si mettono in discussione dal basso gli attuali "organi collegiali", e quindi lo strapotere dei privati che legittimano, per sostituirli con nuovi organi con poteri vincolanti nei quali le studentesse e gli studenti, eletti democraticamente dalla propria Assemblea generale e revocabili in qualsiasi momento, abbiano la maggioranza. Solo così la scuola potrà essere al servizio del popolo.
Battiamoci per la scuola pubblica, unitaria, gratuita e governata dalle studentesse e dagli studenti! Non diamo tregua al capitalismo e al suo governo!

* Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI


9 maggio 2012