Ad Arcore
"Carnevalata" o determinazione antiBerlusconi?

Maurizio Belpietro, direttore di "Libero", uno dei due più importanti quotidiani al servizio di Berlusconi e del suo governo, ha scritto un bilioso editoriale dal titolo "Assedio ad Arcore la carnevalata degli anti Silvio".
Le cose non stanno evidentemente così, perché se si trattasse davvero di una "carnevalata" perché mai uno dei principali pennivendoli, assieme a Alessandro Sallusti e Vittorio Feltri, al servizio di Berlusconi, dedica tanto rilievo e tanto spazio a un avvenimento di divertimento e da ridere? La verità è che al suo padrone ha dato molta noia che nella sua città e a due passi della sua residenza-succursale di Palazzo Chigi si svolgesse una manifestazione di massa per chiedere le sue dimissioni. Un avvenimento senza precedenti, che segue quello storico del 14 dicembre e che potrebbe preludere ad altre manifestazioni ancora più grandi e più dure.
Certo è che la manifestazione di Arcore, il cui merito va ai promotori "Popolo viola" e "Rete viola", ha dato un'ulteriore prova della ferma determinazione delle masse antiberlusconiane ad andare fino in fondo per cacciare da Palazzo Chigi Berlusconi.
Piuttosto il pericolo è quello di pensare di poter risolvere la questione con la non-violenza, oppure, all'opposto, con la violenza di piccolo gruppo slegato dalle masse. Ma con l'esperienza pratica, il movimento antiberlusconiano capirà che entrambe le posizioni lasciano il tempo che trovano. Aiutato anche dai marxisti-leninisti che faranno la loro parte per chiarirgli le idee e per indirizzarlo all'unità, alle più larghe alleanze e all'uso delle giuste forme di lotta legali e illegali, pacifiche e violente, nessuna esclusa, che si rendano via via necessarie per raggiungere l'obiettivo delle dimissioni di Berlusconi.
Alla voce di Belpietro, si è aggiunta immediatamente quella del nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano, il quale ha separato i bravi, gli organizzatori della manifestazione, e i cattivi, gli assedianti della villa San Martino. Considerando i primi rispettosi della Costituzione e gli altri "gruppi estremisti estranei alla manifestazione". In realtà non si possono suddividere né i manifestanti né i diversi momenti della manifestazione che devono essere tutti considerati come parte integrante di essa. Gli scontri sono da imputare alle feroci e violente cariche della polizia e dei carabinieri. I due giovani pestati non andavano arrestati e processati per direttissima, poiché hanno agito contro il devastatore della Costituzione e il restauratore del fascismo.
Tutta la "sinistra" borghese si è mobilitata per buttar acqua sul fuoco sulla ribellione montante antiberlusconiana e per scongiurare una nuova Arcore.
Arrivando persino a teorizzare l'assurda e reazionaria tesi della sacralità e dell'inviolabilità dell'abitazione di Berlusconi. Ci ha pensato il pennivendolo Francesco Merlo che nell'editoriale di prima pagina di "Repubblica" dal titolo "La piazza civile e i soliti violenti" ha scritto: "Va detto chiaro e forte che in nessun paese del mondo si può tollerare che l'abitazione del premier sia assediata, anche se le ragioni degli assedianti fossero buone".
Gli ha dato man forte la pompiera in capo Concita De Gregorio, direttora de "l'Unità", che nel suo editoriale dal titolo "Nei gesti dei giorni" sostiene: "alimentare la tensione e provocare lo scontro giova solo a chi si atteggia a vittima, ribaltando come sempre la realtà. Bisogna dunque chiedere a tutti coloro che legittimamente dovessero manifestare ancora sotto le finestre del premier di farlo moltiplicando gli sforzi, le cautele, la vigilanza perché mai, mai possa essere loro imputato un gesto ostile. E' fondamentale. E' necessario che l'ironia e l'intelligenza che la anima siano le sole protagoniste dei cortei. La parola, non la mano che si leva". Tutte chiacchiere opportunistiche, dimostratesi e confermatesi perdenti, che confidano nella via giudiziaria e nella via elettorale per eliminare Berlusconi, e finiscono invece per consolidano il potere di Berlusconi e del suo governo. In ogni caso com'è possibile aspettare il responso dei giudici e quello elettorale quando è urgente risolvere subito la questione? Quando la proposta del PD è quella di andare al governo con i fascisti ripuliti, che mai smantellerebbero il regime costruito da Berlusconi?
E' necessario abbattere ora Berlusconi prima che compia atti politici e sociali ancora più gravi e irrimediabili. Senza paura di dover ricorrere alla forza della piazza, purché la piazza sia stracolma ed esprima la volontà popolare antifascista. Le svolte politiche e sociali storiche le decretano sempre i popoli che non si privano di alcuna forma di lotta, anche le più violente, pur di raggiungere l'obiettivo.
La lotta partigiana in Italia, l'abbattimento del governo clerico-fascista Tambroni da parte della piazza, e le attuali rivolte popolari in Egitto, in Tunisia e in altri paesi del Nord Africa e del Medio Oriente parlano chiaro in merito.
Di Pietro giustamente ha detto: "Berlusconi si dimetta. Se non lo farà lui ci penseremo noi a mandarlo a casa. Continueremo a protestare in piazza, insieme ai cittadini, e ci sarà una nuova presa della Bastiglia per riappropriarci della democrazia". Molto bene, i marxisti-leninisti sono pronti, e lo dicono da tempo proponendo un nuovo 25 Aprile per liberarsi del nuovo Mussolini. Di Pietro ha dietro di sé una certa forza, ma non sono sufficienti né la sua né quella del PMLI. Convinca allora i suoi alleati e potenziali alleati a scendere in piazza e a farla finita con Berlusconi una volta per tutte.
Intanto tutti quanti gli antifascisti premano a una sola voce sulla Cgil e sui "sindacati di base" perché proclamino senza più indugio lo sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi.

7 febbraio 2011