"Gentiluomo di sua santità" e amico di Gianni Letta
Arrestato La Motta, ex numero due dei servizi segreti
È accusato di aver rubato 10 milioni di euro al Viminale

Il 14 giugno il prefetto Francesco La Motta è stato arrestato su ordine della procura di Roma titolare del filone d'inchiesta capitolino inerente la scandalosa gestione del Fondo Edifici di Culto del ministero degli Interni (Fec).
Agli arresti sono finiti anche il banchiere Klaus Beherend, mentre Eduardo Tartaglia, produttore cinematografico e promotore finanziario, cugino di La Motta, e Rocco Zullino, broker di Lugano e collaboratore di Tartaglia, entrambi già in carcere a Napoli, sono stati raggiunti da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere.
La Motta, fino a qualche mese fa vicedirettore vicario dell'Aisi, i servizi segreti civili, "Gentiluomo di Sua Santità dal 29 giugno 2007", molto legato a Gianni Letta nonché capo dal 2003 al 2006 del Fec, è accusato di peculato e falsità ideologica in riferimento ai circa 10 milioni di euro sottratti al ministero e depositati in un conto acceso presso la banca svizzera Hottinger.
Nelle venticinque pagine dell'ordinanza di custodia cautelare il Gip Massimo Di Lauro sottolinea fra l'altro che La Motta poteva contare su molte "aderenze con appartenenti ad apparati dello Stato" e in ragione di ciò "sono più che concrete le possibilità di inquinare le indagini" e che i quattro indagati "commettano ancora gravi delitti". A parere del Gip le "modalità dell'azione criminosa sono rivelatrici di una indole criminale mantenutasi inalterata negli anni". Per il giudice appare "notevole e significativa la pericolosità sociale di tutti gli indagati nonostante lo stato di incensuratezza degli stessi. Pericolosità che può essere fronteggiata solo da misure carcerarie". Secondo Di Lauro, appare "del tutto probabile che vi siano state collusioni con altri pubblici ufficiali organici" al Fondo edifici di culto del Viminale, "essendo del tutto inverosimile che nessuno si sia accorto di nulla per svariati anni". Si tratta, conclude il Gip, di: "Una indicibile beffa per i cittadini che in una epoca di necessaria austerità" devono "apprendere dai giornali che i soldi pubblici gestiti da un ministero, quello degli Interni, erano andati a confluire su un fondo" all'estero. Il magistrato ricorda vari episodi e tra questi a proposito di La Motta ricorda che nel corso di una perquisizione si servì della presenza e collaborazione degli attuali responsabili dell'ufficio legale e capo di gabinetto dell'Aisi, cioè il servizio segreto civile.
Non a caso, nel registro degli indagati figura anche il nome del viceprefetto Rosa Maria Frisari, della Direzione centrale per gli affari generali e per la gestione delle risorse finanziarie e strumentali del Viminale, accusata di peculato. "Appare ragionevole ritenere - si legge nell'ordinanza del Gip - il coinvolgimento della Frisari, anch'essa indagata, che mise la propria firma (ed allo stato non vi sono infatti elementi per ritenere che fosse apocrifa) su vari atti di svuotamento del conto" acceso presso una banca in Svizzera.
L'inchiesta dei Pm romani ha preso avvio dagli accertamenti effettuati nei mesi scorsi dalla Direzione antimafia della Procura di Napoli che indaga sul riciclaggio e sugli affari del clan camorristico dei Polverino. Il 7 maggio i magistrati partenopei dispongono l'arresto di Tartaglia e Zullino accusati di associazione mafiosa e riciclaggio aggravato dal favoreggiamento della criminalità. Mentre La Motta viene indagato per associazione per delinquere e rivelazione di segreto di ufficio per aver offerto coperture a imprenditori e fornito informazioni sulle indagini in corso, nonché tentato di ostacolare le inchieste "silurando" un magistrato della Procura. Nel prosieguo delle indagini i giudici di Napoli hanno scoperto che Tartaglia e Zullino oltre a riciclare i soldi dei Polverino gestivano anche i milioni sottratti da La Motta dal Fec del Viminale. Gli atti sono stati trasferiti a Roma e collegati alla denuncia sull'ammanco presentata tempo fa dai responsabili del Fondo per gli edifici di culto.
Di La Motta la procura napoletana si era già occupata all'epoca delle indagini sulla P4 in quanto in alcune intercettazioni si millantava intimo amico di Luigi Bisignani.

26 giugno 2013