"Estorsione" da 850 mila euro
Arrestato Tarantini: pagato da Berlusconi per tacere
Il premier a Lavitola: "resta dove sei". "Tra qualche mese me ne vado... vado via da questo paese di merda di cui sono nauseato"
D'Alema tirato in ballo dall'inchiesta di Bari sul giro di escort e appalti della cricca Tarantini


Il primo settembre le divisioni investigative delle questure di Napoli e Roma hanno arrestato il trentaquattrenne imprenditore barese, Giampaolo Tarantini, già coinvolto nello scandalo della sanità pugliese e arrestato l'anno scorso nell'ambito dell'inchiesta della procura di Bari inerente il giro di prostituzione, detenzione e spaccio di droga nelle feste del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli a Roma, a villa La Certosa in Sardegna e ad Arcore.
In manette è finita anche la moglie di "Giampy", Angela Devenuto, detta 'Ninni' o 'Nicla', nonché amante di Lavitola.
Per entrambi l'accusa è di "estorsione ai danni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi". Gli arresti sono scattati sulla base di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari (Gip) di Napoli, Amelia Primavera, su richiesta dei Pubblici ministeri (Pm) Francesco Curcio, Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli titolari dell'indagine coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco.
Alla retata è sfuggito il direttore ed editore dell'Avanti, Valter Lavitola: presunto "regista" dell'estorsione, tutt'ora latitante all'estero; massone, grande amico di Fabrizio Cicchitto e Sergio De Gregorio, imprenditore ittico con molti traffici in Centro America, già coinvolto in diverse altre inchieste fra cui quella inerente la P4 di Bisignani (che investe anche i vertici di Finmeccanica) nonché artefice, secondo i finiani, del dossieraggio contro il presidente della Camera e il caso Montecarlo-Santa Lucia.
Indagati a piede libero anche suo cugino Antonio Lavitola e un suo collaboratore, Fabio Sansivieri.

L'intreccio politico-giudiziario
L'inchiesta di Napoli è strettamente connessa con l'indagine condotta dai Pm di Bari su Tarantini e la sua cricca che rifornivano di escort il presidente del Consiglio e i vertici della Protezione civile e di Finmeccanica per ottenere in cambio lauti appalti.
Gli appalti sospetti sono almeno una quindicina; nel registro degli indagati figurano al momento solo 5 nomi tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta e corruzione. Ma il loro numero è destinato a salire ora che, in seguito alla trasmissione degli atti dei Pm napoletani, la procura di Lecce ha messo sotto inchiesta anche il procuratore di Bari Antonio Laudati con l'accusa di aver ostacolato l'inchiesta sulle escort col chiaro obiettivo di favorire Tarantini e la sua cricca e soprattutto coprire il "bunga bunga" del premier evitando la notifica di fine indagini agli imputati per non rendere di dominio pubblico le vergognose intercettazioni di Berlusconi.

Coinvolto D'Alema
Al vaglio della procura di Bari ci sono in particolare gli incontri per la spartizione degli appalti avvenuti fra Tarantini, il boss della Protezione Civile Guido Bertolaso, i vertici di Finmeccanica (tra cui spicca lo stesso presidente Pierfrancesco Guarguaglini) e soprattutto gli imprenditori Roberto de Santis, soprannominato il "banchiere di D'Alema" e il suo sodale Enrico Intini, dalemiano di ferro. Nella cricca c'era anche Lea Cosentino la famigerata "lady Asl" protagonista qualche anno fa dello scandalo della sanità pugliese.
Il lavoro dei Pm napoletani si fonda proprio sulla gran quantità di intercettazioni telefoniche e ambientali a carico di Tarantini e dei suoi interlocutori fra cui spicca Lavitola che usava schede telefoniche panamensi e forniva "telefoni sicuri" anche allo stesso Berlusconi proprio per eludere la registrazione delle telefonate da parte degli inquirenti.

Il prezzo dell'omertà
850 mila euro è il prezzo "finora accertato" dell' "estorsione" ai danni del premier che, scrive il Gip nell'ordinanza, è stato indotto a pagare per mettersi al riparo dai: "rischi connessi al clamore mediatico della vicenda (il giro di escort e droga ndr) resi più avvertiti in considerazione del previsto deposito di una serie di conversazioni intercettate in quel procedimento, dai contenuti scabrosi e quindi ritenuti gravemente pregiudizievoli per l'immagine pubblica dello stesso Berlusconi, presidente del Consiglio dei ministri". Rischi derivanti da un possibile cambio di strategia processuale da parte di Tarantini, indagato a Bari per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di "una molteplicità di giovani donne", tra cui Patrizia D'Addario, "le cui rispettive prestazioni sessuali erano state procurate a Berlusconi". Infatti Tarantini davanti ai magistrati di Bari ha "sempre escluso ogni consapevolezza del Berlusconi in ordine alla natura mercenaria dei rapporti sessuali" con le escort che lui procurava al presidente del Consiglio e "ogni partecipazione economica del Berlusconi ai relativi costi".
Un silenzio pagato a peso d'oro da Berlusconi in quanto, ipotizzano i magistrati napoletani, Tarantini e Lavitola "minacciavano" di collaborare con gli inquirenti.

Le telefonate del premier
A destare scalpore sono soprattutto le telefonate del presidente del Consiglio, che chiama il direttore dell'Avanti e si sfoga: "Tra qualche mese me ne vado... vado via da questo paese di merda di cui sono nauseato". Un colloquio, quest'ultimo, che secondo il Gip Amelia Primavera conferma una "speciale vicinanza" tra i due, con Lavitola nel ruolo di "attivo e riservato informatore su vicende giudiziarie che, benché riguardanti terzi, appaiono di specifico e rilevante interesse dello stesso Berlusconi".
In un'altra telefonata datata 24 agosto 2011, secondo quanto riferito dal settimanale "l'Espresso", il direttore dell' Avanti mentre si trova a Sofia in Bulgaria per concludere affari per conto di Finmeccanica viene a sapere (grazie allo scoop, a dir poco sospetto, di "Panorama", il settimanale della Mondadori ndr) dell'nchiesta a suo carico aperta dalla procura di Napoli. Il faccendiere chiama il premier e nel corso della telefonata, gli chiede: "che devo fare? Torno e chiarisco tutto?". E Berlusconi risponde: "Resta dove sei". Non solo. Il premier concorda con Lavitola anche la linea difensiva da seguire: ossia, che non esiste nessuna estorsione e che il presidente del Consiglio ha solo: "aiutato una persona e una famiglia con bambini che si trovava e si trova in gravissime difficoltà economiche".

Berlusconi favorito dallo "scoop" di Panorama
La procura napoletana sostiene fra l'altro che lo scoop del settimanale di casa Berlusconi ha favorito gli indagati e anche Berlusconi che in questa vicenda "compare formalmente come parte offesa". Per il procuratore aggiunto Francesco Greco le indagini sono state "fortemente compromesse" proprio "dalla criminosa sottrazione di numerosi e rilevanti contenuti della richiesta di misura cautelare ad opera di ignoti a cui ha fatto seguito la pubblicazione degli stessi su alcuni giornali nazionali".
Secondo il procuratore capo, Giovandomenico Lepore, pubblicare notizie del genere "è come avvisare l'indagato del suo arresto. Vogliamo andare fino in fondo perché è un fatto gravissimo e non è la prima volta che accade". I Pm hanno aperto un fascicolo di indagine sulla fuga di notizie, in cui viene ipotizzato il favoreggiamento. Tutto ciò ha permesso a Lavitola di evitare il carcere; mentre Tarantini e sua moglie hanno avuto il tempo di concordare una linea difensiva, tanto da stilare una memoria poi consegnata in carcere al giudice.

Il passaggio di denaro
A concordare con Lavitola la consegna di consistenti somme di denaro in contanti è stata Marinella Brambilla, "da molti anni responsabile della segreteria personale di Silvio Berlusconi", tramite Rafael Chavez, collaboratore peruviano del giornalista. Denaro che Lavitola ha girato in parte al cugino e a Sansivieri, che lo "reimpiegavano nelle comuni attività economiche e imprenditoriali", in parte a Tarantini e alla moglie ai quali secondo gli inquirenti è stato corrisposto in definitiva un appannaggio di 20mila euro al mese: "14mila euro mensili oltre all'affitto della casa a Roma e le spese 'legali' e straordinarie".
Secondo i magistrati, comunque, una cosa è certa. E cioé che "le ragioni giustificative delle somministrazioni di denaro da parte di Berlusconi a Tarantini, attraverso Lavitola (...) risiedono tutte nella vicenda processuale radicata a Bari dove Tarantini è indagato e Berlusconi è comunque coinvolto anche se solo mediaticamente". E l'intento "ricattatorio" è dimostrato ancora una volta da intercettazioni nelle quali in particolare Lavitola si prefigge di mettere "con le spalle al muro" o "in ginocchio" Berlusconi, di "andargli addosso", di "tenerlo sulla corda" e "sotto pressione".
Davanti ai giudici Tarantini ha detto che: a partire dall'estate 2010, dopo la revoca degli arresti domiciliari a suo carico per il caso escort, il premier si è fatto carico di tutte le nostre esigenze familiari. "Avevamo bisogno effettivamente di tanto denaro perché abbiamo un alto tenore di vita", ha confermato sua moglie Nicla. Per almeno tre volte hanno incontrato il premier per ottenere denaro. Ricorda Tarantini: "Il primo incontro con il presidente avviene, tramite Lavitola, nel novembre 2010 a Palazzo Grazioli, ci va mia moglie. La seconda volta nel marzo 2011; dopo numerose insistenze, Lavitola ci accompagna a Villa San Martino, ad Arcore. Ero emozionatissimo, tra l'altro, perché non vedevo il presidente da due anni. E l'ultimo incontro è recente, agosto 2011, a Palazzo Grazioli".
Su tutto ciò la Procura di Napoli ha invano cercato di ascoltare Berlusconi come testimone e parte lesa. Il neoduce e il suo tirapiedi Ghedini si sono limitati a consegnare una ridicola memoria difensiva in cui si legge che le dazioni di denaro di Berlusconi a Tarantini tramite Lavitola non erano per pagare le escort ma per "aiutare Giampy e la sua famiglia in un momento di difficoltà economica".
Il termine fissato dai magistrati napoletani per la presentazione spontanea di Berlusconi è scaduto domenica 18 settembre e ora secondo la legge dovrebbe essere formulata la richiesta di un "accompagnamento coatto" del neoduce davanti ai Pm.

21 dicembre 2011