Un nuovo cavallo della borghesia di destra
Salvini razzista e separatista, nuovo leader dei neofascisti
Dai “comunisti padani” ai nazisti di Casa Pound

Osannato dai media di regime e guardato con estremo interesse dalla borghesia, Matteo Salvini viene oggi presentato come nuovo possibile leader per una nuova coalizione di destra. Il personaggio, così come quelli che lo hanno preceduto, non è certo piovuto dal cielo ma è il prodotto del sistema capitalistico e delle sue contraddizioni interne. Per noi marxisti-leninisti sarebbe un grave errore considerare questo Stato, che è l'espressione della dittatura della borghesia, e le sue istituzioni esenti da conflitti interni. La classe borghese non è monolitica ed è attraversata da rapporti conflittuali e questi conflitti trovano la loro espressione anche nei partiti borghesi e nei rispettivi leader che, in ben determinati momenti, assurgono agli onori della cronaca.

L'ingresso giovanile nelle istituzioni borghesi
Matteo Salvini nasce in una famiglia della “Milano bene”. Il padre è un affermato dirigente d'azienda e da buon rampollo di famiglia borghese studia al liceo classico Manzoni, il più prestigioso della città. Dopo il diploma si iscrive alla facoltà di Storia senza però completare gli studi. Nel 1990, a soli 17 anni, si iscrive alla Lega razzista e secessionista in cui inizia a militare. Dopo appena tre anni, forte delle sponsorizzazioni e dei vantaggi della classe di provenienza, a vent'anni compiuti entra in consiglio comunale a Milano. Matteo Salvini è ambizioso. Punta alla scalata interna nella Lega che, da buon partito borghese, è un guazzabuglio di correnti, interessi contrapposti e fazioni. La sua carriera è rapida: coordinatore degli studenti leghisti milanesi nel 1992, responsabile dei giovani leghisti di Milano dal 1994, segretario cittadino dal 1996 e dal 1998 segretario provinciale. Il giovane e rampante Salvini non ha problemi a diventare giornalista professionista grazie alla collaborazione con il giornale di partito “La Padania” che da un lato tuona contro Roma ladrona mentre dall'altro incamera ogni anno miliardi in finanziamenti estorti al popolo per la stampa. Al consiglio comunale di Milano Salvini si fa notare per le sue gravissime uscite razziste e secessioniste. A tutto vantaggio degli interessi della borghesia settentrionale e lombarda, di cui la Lega è portatrice degli interessi, Salvini in ogni intervento è uno dei propugnatori del secessionismo che condisce con vergognose ingiurie ed insulti ai meridionali.
Nel 1997 partecipa alla buffonata delle elezioni del Parlamento del nord venendo eletto con la lista dei “comunisti padani”. In una recente intervista al “Fatto Quotidiano”, giustificando il suo attuale posizionamento con la destra neo-fascista europea, Matteo Salvini ha dichiarato al riguardo: “per assurdo vedo più valori di sinistra nella destra europea che in certa sinistra. Questi partiti e questi movimenti sono quelli che oggi difendono i lavoratori, quelli che conducono battaglie giuste come quella per il ritorno al locale. Allora non ci vedo nulla di strano a cercare un dialogo con chi oggi incarna la resistenza a questa Europa sbagliata.”

La rapida carriera
All'interno della Lega Matteo Salvini non tarda a farsi notare diventandone uno dei principali esponenti. Opportunista e carrierista, eletto nel 2004 al Parlamento europeo nomina come proprio assistente parlamentare Franco Bossi, fratello di Umberto. Salvini si muove con prudenza all'interno delle correnti leghiste ben attento a non sbilanciarsi troppo. Sempre in prima fila quando si tratta di uscite goliardiche strillate, dentro la Lega mantiene invece un profilo basso. Si lega al gruppo che fa capo a Maroni ma è sempre in prima fila nel tessere le lodi a Umberto Bossi. “Prima di essere leghista sono un bossiano. Io per Bossi nutro una autentica venerazione”, afferma in più occasioni ribadendo così la propria fedeltà al caporione di allora. Mentre tuona contro il clientelismo romano sistema la moglie, sposata nel 2001, al comune di Milano in un posto lautamente retribuito. Ancora più fortunata sarà la futura compagna che sarà da Salvini piazzata, senza concorso pubblico ma per chiamata diretta, all'interno dell'amministrazione regionale lombarda.
Nei primi anni duemila Salvini alterna la sua attività politica tra il Parlamento di Strasburgo ed il consiglio comunale di Milano ma, il suo vero campo d'azione è la TV. Matteo Salvini diventa famoso al grande pubblico grazie alle sue continue apparizione delle trasmissioni e nei talk show. Sempre agghindato con t-shirt o maglie con impresse affermazioni razziste e separatiste, Salvini si mette in mostra con le sue esternazioni razziste che, invece di essere censurate dai media borghesi, vengono riprodotte e dibattute. Ospite fisso delle principali trasmissioni degli orari di punta, Salvini si presenta come un leader populista paladino del nord. Le offese ai migranti, gli insulti ai meridionali e le sparate razziste non si contano. Salvini, al pari dei nazisti con gli ebrei, arriva a proporre vagoni per soli lombardi nei trasporti pubblici e si gongola a intonare canzoni razziste nei confronti dei napoletani. Ispirandosi alle squadre naziste guida raid nei campi rom dell'hinterland milanese dove si presenta come paladino della “razza del nord”.
Nemico giurato, a parole, del sistema politico gattopardesco romano ci sguazza, nei fatti, come un topo nel formaggio presentando il suo vergognoso opportunismo come una sorta di realpolitik da statista. Pur di rafforzare la propria posizione entro il corrotto sistema politico che tanto disprezza a parole caldeggia le più spregiudicate alleanze, anche con vituperati politici del sud. Riguardo all'alleanza con Scilipoti nel 2011 Salvini nella sua pagina FaceBook così si esprime: “Il fine giustifica i mezzi, uno si tura il naso e fa un tratto di strada insieme a Scilipoti. (...) Io sono entrato in Lega che Gianfranco Miglio mi spiegava, e sono d'accordo, che pur di arrivare al federalismo ci si alleava anche col diavolo. Magari Scilipoti è leggermente meglio del diavolo e quindi mi accontento.”
Lo scandalo rimborsopoli che travolge la dirigenza leghista ed il suo capo di sempre, Umberto Bossi, non trova Salvini impreparato. Si schiera anima e corpo con Maroni pronto a sfruttare l'occasione propizia offertagli dalla decapitazione del “cerchio magico”, nome usato per definire lo stato maggiore bossiano. In forza alla corrente maroniana Matteo Salvini, nel 2012, diventa segretario regionale della Lega per la Lombardia e, di fatto, delfino del nuovo segretario federale leghista Maroni che provvede all'epurazione di quanto resta della vecchia dirigenza. Roberto Maroni, eletto Presidente della regione Lombardia, lascia nel 2013 la carica di segretario federale della Lega e, seguendo l'andazzo degli altri partiti borghesi, indice le primarie per la designazione del proprio successore. La farsa non potrebbe essere più plateale. I possibili contendenti di Salvini o rinunciano per non ben precisati motivi, come Flavio Tosi, o non presentano il numero di firme necessarie alla candidatura (numero fissato in 1000 che, vista la vergognosa pratica di acquisto delle tessere per gonfiare il dato iscritti, era più che facilmente raggiungibile). La sfida a due, Matteo Salvini ed il suo vecchio mentore Bossi, travolto dal recente scandalo dei rimborsi facili e sfiduciato nella base, è senza storia. Salvini travolge il vecchio leader superando l'80% delle preferenze.

Ambizioni da leader di tutta la destra
Appena eletto segretario della Lega Salvini annuncia subito quale sarà la linea politica: “a livello internazionale la priorità è rifondare questa Europa. Sì, quindi, alle alleanze con gli unici che non sono europirla: i francesi della Le Pen, gli olandesi di Wilders, gli austriaci di Molzer, i finlandesi (...) insomma, con quelli dell’Europa delle patrie”. Nel giro di pochi mesi Salvini colloca la Lega, di cui è leader indiscusso, sempre più vicine alle forze politiche dichiaratamente fasciste, xenofobe e razziste. Per l'ex “comunista padano” i contatti con le forze naziste italiane – a cominciare con Casa Pound - ed europee non si contano. Amico personale di Marine Le Pen ed estimatore di Alba Dorata (organizzazione nazista greca) Salvini sta intrecciando una fitta rete di rapporti e di relazioni con tutti i leader delle nuove destre neofasciste europee. E' nell'aria, a seguito dei successi elettorali nei rispettivi paesi da parte di queste forze politiche neofasciste, la costituzione di una internazionale nera strettamente legata alle forze più destre e reazionarie.
Questi legami non poggiano solo su comuni ideologie ma anche e soprattutto su precisi interessi economici. Salvini, conscio dei danni economici subiti dai settori della borghesia nazionale che vuole rappresentare a causa dell'embargo economico alla Russia dello zar Putin, lo scorso ottobre è volato a Mosca dove ha incassato attenzione e un significativo riconoscimento internazionale. La visita è servita anche per battere cassa e puntare a finanziamenti russi che il Cremlino sta elargendo alle forze politiche di destra anti europeiste. La strada politica seguita da Salvini ricalca in modo stupefacente quella di Hitler dell'ascesa al potere. Definizione di un nemico interno razziale da combattere (gli ebrei per Hitler, Rom ed immigrati per Salvini), stretti legami con le forze di estrema destra europee (il fascista Mussolini per Hitler, i vari partiti neonazisti per Salvini), denuncia dei trattati internazionali con gli altri paesi borghesi (il trattato di Versailles per Hitler, i trattati europei per Salvini), gli stretti legami con gli industriali e la borghesia nazionale desiderosa di protezione economica (Krupp e l'industria bellica tedesca per Hitler, la borghesia italiana di destra per Renzi).
Negli ultimi mesi la Lega di Salvini sta puntando ad una politica di affermazione nazionale non più limitata alle sole regioni del nord, suo tradizionale bacino elettorale. In questa direzione, sfruttando le difficoltà del “centro-destra” e di Berlusconi, l'intenzione di Salvini è quella di catturare il voto del sud martoriato dalla crisi economica capitalistica.
E' ormai lanciato per conquistare la leadership del “centro-destra”.

8 gennaio 2015