Tangenti, assunzioni clientelari, appalti sporchi, ritorsioni e minacce
Arrestato il sindaco fittiano di Trani
Capeggiava un comitato politico-affaristico composto da esponenti di “centro-destra” che aveva in pugno “la gestione degli appalti e della cosa pubblica nel comune di Trani”

L'arresto il 20 dicembre del sindaco di Trani, Luigi Riserbato, eletto con "La Puglia prima di tutti", movimento dell'ex-ministro per la coesione territoriale del governo Berlusconi ed ex-governatore della regione, Raffaele Fitto e di altre 5 persone, è “una prima e urgente risposta ad un diffuso e insidioso sistema di condizionamenti e interferenze illeciti nella gestione di appalti e, più in generale, della cosa pubblica nel Comune di Trani", come ha detto procuratore della Repubblica di Trani, Carlo Maria Capristo.
Le indagini avevano preso il via da un incendio doloso ai danni di un capannone industriale di una ditta di infissi della famiglia Damascelli e, proseguendo, hanno messo a nudo un comitato politico affaristico che aveva in pugno “la gestione degli appalti e della cosa pubblica nel comune”. I reati contestati a vario titolo agli arrestati, sono quelli di associazione per delinquere finalizzata a commettere reati contro la pubblica amministrazione, di concussione, corruzione e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. I politicanti sollecitavano il pagamento di tangenti in cambio di aggiudicazioni, attraverso intimidazioni e ritorsioni, minacce di licenziamenti, per un giro illecito milionario. Oltre al sindaco fittiano, sospeso dalla carica e dimessosi il 30 dicembre e ai domiciliari, sono stati raggiunti da provvedimenti restrittivi l'ex-vicesindaco Giuseppe Di Marzio (FI), il consigliere comunale Nicola Damascelli (movimento Schittulli), l'ex consigliere Maurizio Musci (FI), l'ex amministratore dell'Amiu Antonello Ruggiero, il funzionario comunale Edoardo Savoiardo. Tra i reati contestati anche la concussione per le richieste di assunzioni clientelari presso società operanti per il Comune in base a logiche clientelari di scambio o asservimento ad una specifica parte politica ed effettuate sotto minaccia di ritorsioni.
Oltre ai sei arrestati risultano indagate a piede libero altre sette persone, la maggior parte in servizio presso il Comune, per quattro delle quali la procura di Trani ha chiesto l'interdizione dai pubblici uffici
Un'inchiesta che mette a nudo il marcio delle istituzioni borghesi della pugliesi e che, collegata ad altre recenti indagini, mette rivela il disastro in cui versa il sistema politico borghese in Puglia, principalmente finalizzato ad inghiottire fondi pubblici a favore di pochi privilegiati, con la protezione e l'appoggio di tutti i livelli istituzionali, dal comune al governo nazionale. Lo stesso plurinquisito fondatore del gruppo politico, l'ex-ministro Fitto, era stato condannato nel 2013 in primo grado a quattro anni di carcere per peculato e a cinque di interdizione dai pubblici uffici, corruzione e abuso d'ufficio, illecito finanziamento ai partiti, a seguito di una mazzetta di 500.000 euro da parte di Tosinvest, società di Antonio Angelucci, alla stessa lista alla quale appartiene lo stesso ex-sindaco inquisito di Trani.
In questo quadro rientra anche anche lo scandalo del porto di Molfetta, per il quale lo stesso presidente del consiglio Renzi si è speso per fare arrivare nuovi fondi e proprio nel bel mezzo di una inchiesta sull'utilizzo illecito dei soldi delle masse popolari. E questo è il sistema Puglia che ci consegna Nichi Vendola, Sel, anche lui imputato di concussione aggravata nell'ambito dell'inchiesta sul disastro ambientale causato dall'Ilva, alla scadenza del suo mandato e alla vigilia delle elezioni regionali della primavera 2015. Hanno ben da riflettere gli elettori che saranno chiamati alle urne e da confrontare la proposta elettorale dei partiti borghesi con quella del PMLI.

14 gennaio 2015