Primarie per il sindaco
Accordo tra PD e FI ad Agrigento

Dal nostro corrispondente della Sicilia
Si voterà nuovamente ad Agrigento nella primavera del 2015, poiché il neopodestà Marco Zambuto, PD, il campione italiano di salto della quaglia (ex-DC, ex-CDU, ex-UDC, ex-PdL, PD) ed eletto nel 2012, si è dimesso nel giugno del 2014, prima di essere sospeso per una condanna in primo grado per abuso d’ufficio. Lascia e adesso, assolto in appello, probabilmente si ricandida. Intanto, da presidente dell'assemblea regionale del PD, il democristiano Zambuto, con la benedizione di Renzi e Raciti, lavora per garantire l'elezione di un sindaco, se non lui come lui, in grado di continuare a foraggiare, nel regime di larghissime intese che vige in città, il comitato di politicanti e imprenditori collusi e prestanomi della mafia che da anni si spartisce i fondi pubblici.
Il sindaco delle larghissime intese con buona probabilità sarà un esponente del PD di Renzi, considerato che nella scelta del vincitore alle primarie, invitata dai renziani di Agrigento, parteciperà anche Forza Italia, con in testa il suo capo locale e vice coordinatore regionale del partito del neoduce, Riccardo Gallo, eletto alla camera dei deputati con il del Popolo della Libertà in quota DC ed adesso in FI.
Il gioco, che neutralizzerà l'infuriata sinistra del PD agrigentino, è possibile perché FI parteciperà alle consultazioni “interne” al PD con la lista civica "Patto per il Territorio". Una manovra che non poteva sfuggire al vero boss attuale di Girgenti, il ministro dell'Interno del governo Renzi, Angelino Alfano, che, in questi giorni, rispondendo ad un invito di Berlusconi, si è detto aperto a sostenere il candidato di Renzi. In conclusione nell'alleanza che sosterrà il prossimo candidato del PD uscito dalle urne delle primarie, ci saranno proprio quasi tutti i partiti borghesi, dalla destra, ai democristiani, al PD, dai filomafiosi inquisiti, agli “antimafiosi”, poiché, per la cronaca, neanche il governatore siciliano Rosario Crocetta, PD, con il suo “Il Megafono”, ha rifiutato di sostenere l'operazione.
I politicanti borghesi che hanno provocato e accentuato con la loro rapacità i problemi delle masse popolari agrigentine, continuano ad inventarne di nuove per rimanere attaccati alle poltrone e depredare i fondi pubblici. E poi parlano di “libertà di scelta”, di “cambiamento”, di “rivoluzione”, quegli stessi che impongono nei fatti il candidato unico e lavorano per mantenere lo status quo mafioso ad Agrigento, infischiandosene altamente di quanto succede nella città, che ha uno dei tassi di disoccupazione più alti d'Italia, dove il lavoro è quasi esclusivamente precario, il dramma dell'emigrazione attanaglia i giovani e decine sono le vertenze aperte, e dove interi quartieri annunciano il loro astensionismo di protesta, com'è successo per le europee 2014.
Che la base del PD agrigentino faccia fallire le primarie fasciste e filomafiose di Renzi, così come le masse agrigentine boccino tutti i candidati di regime, astenendosi alle elezioni comunali di maggio 2015.

14 gennaio 2015