Numeri falsificati per ingigantire la situazione
La protesta dei vigli di Roma presa a pretesto per un giro di vite contro i lavoratori pubblici
Renzi e Marino d'accordo per i licenziamenti

La vicenda dei vigili romani nella notte di capodanno rappresenta un tipico esempio di disinformazione borghese. Un caso falso, orchestrato a regola d'arte dal neo-podestà Marino e dal comando dei vigili di Roma, servito su di un piatto d'argento al Berlusconi democristiano Renzi che lo ha immediatamente utilizzato, forte dei media borghesi prostrati ai suoi piedi, per attaccare i lavoratori pubblici.
Dopo l'approvazione del Jobs Act, che riguarda al momento solo i lavoratori del settore privato, Renzi ha immediatamente annunciato che i prossimi in lista sarebbero stati i dipendenti pubblici “fannulloni” e che la nuova “riforma” sulla pubblica amministrazione (P.A.), già in preparazione per tramite del ministro Marianna Madia, provvederà a sfoltire un bel po' di diritti anche nel settore pubblico. In quest'ottica il caso dei vigili romani, a dire dei media borghesi, assenteisti in massa la notte di capodanno, ha rappresentato davvero il “cacio sui maccheroni” per preparare il terreno alla nuova “riforma” di lacrime e sangue in programma per tutti i dipendenti pubblici.

Un caso montato ad arte
Lo straordinario accanimento contro il pubblico impiego da parte di Renzi e del ministro Madia, ha trovato nuova enfasi mediatica grazie all’utilizzo strumentale della condizione dei vigili urbani la notte di capodanno. Utilizzando i numeri e le percentuali con la stessa scaltrezza con cui le corrotte istituzioni borghesi tengono i propri bilanci, falsificandoli appunto, il triangolo Renzi-Marino-media borghesi ha creato un vero e proprio “caso”, pretesto per un prossima manovra di lacrime e sangue tesa a colpire i lavoratori del pubblico impiego ed i loro diritti. Il caso dei vigili romani, e la loro situazione contrattuale e dei diritti costituisce un esempio lampante, prima ancora del caso delle assenze di capodanno, della situazione del pubblico impiego sotto il governo Renzi e, per quanto riguarda specificatamente la città di Roma, sotto la giunta corrotta del neo-podestà Marino.
Ricordiamo che per tutti i lavoratori pubblici i contratti sono bloccati dal 2009 e l'attuale legge di stabilità ha prorogato, al momento, il loro blocco anche a tutto il 2015. In questa situazione il Marino ha imposto un nuovo contratto per i lavoratori comunali che è entrato formalmente in vigore lo scorso 12 gennaio. Un contratto imposto, per il quale l'amministrazione si è addirittura rifiutata di partecipare ad un qualsiasi tavolo di contrattazione sindacale. Il vicesindaco Luigi Nieri (SEL) ha avuto l'indecenza di presentarsi ad una assemblea di dipendenti in piazza del Campidoglio circondato da poliziotti in tenuta antisommossa per annunciare il nuovo contratto come frutto del "duro ma leale dialogo"!
Il nuovo contratto decentrato varato dalla giunta della “sinistra” borghese targata Marino è così sintetizzabile: i lavoratori, numericamente inferiori rispetto al momento in cui era stato firmato il precedente contratto, devono lavorare di più e con un salario più basso. Nel nuovo contratto spariscono infatti tutte le voci legate al salario accessorio e persino le indennità di lavoro notturno e festivo. A sostituirle sono delle nuove indennità, assegnate in tronconi basati su tre criteri: flessibilità, merito e produttività. In sostanza, i circa 300 euro prima sicuri in busta paga, ora saranno erogati solo ai lavoratori che dimostreranno "flessibilità" nell'ambito dell'orario ordinario e straordinario e solo a quelli giudicati "meritevoli" che raggiungono non meglio precisati obiettivi strategici. E' in questo contesto che viene ad inserirsi la vicenda dei vigili romani la notte di capodanno.

Disinformazione e travisamento dei fatti
Per descrivere in modo corretto quanto accaduto facciamo parlare i fatti ed i numeri che, in quanto tali,non possono essere smentiti. Il corpo dei vigili urbani di Roma a fronte di un organico necessario di 8.000 unità conta attualmente 6.200 vigili in servizio attivo. Il corpo è quindi sotto organico di 1.800 unità (il 23% dell'organico complessivo) che la giunta del Marino si guarda bene dall'integrare con un concorso pubblico, così come la stessa normativa borghese prevederebbe. Per stessa ammissione dell'amministrazione il giorno 31 dicembre circa 5.000 vigili erano in ferie, molti in ferie “obbligate”, vale a dire imposte dall'amministrazione. Erano quindi circa 1.000 i vigili potenzialmente in servizio suddivisi sui turni. Per l'amministrazione comunale i vigili in servizio la notte di capodanno, non quindi il giorno 31 ma specificatamente il turno notturno legato ai festeggiamenti di fine anno, avrebbero dovuto essere, per garantire il servizio, almeno 700. Risulta chiaro che il servizio non poteva essere garantito in modo ordinario, lasciando così solo 300 vigili in servizio per la giornata del 31, ma solo ricorrendo a straordinari che i vigili romani si sono nella maggior parte dei casi rifiutati di svolgere.
Ricordiamo che l'astensione dal lavoro straordinario è un diritto garantito da tutti i contratti collettivi e, trattandosi di personale lavorativo in stato di agitazione da mesi, la scelta è stata non solo legittima ma pienamente giustificata ed inserita all'interno di una piattaforma di lotta rivendicativa sindacale. Insomma, i numeri stessi non consentivano lo svolgimento del regolare servizio la notte di capodanno se non tramite straordinari che, a differenza degli anni passati, non sono stati accettati. A fronte di questa situazione l'amministrazione capitolina ha pensato bene di cogliere due piccioni con una fava: giustificare la mancata erogazione del servizio dei vigili accusandoli di assenteismo e nel contempo creare un diversivo allo scandalo “Roma capitale” che ha messo in luce la natura corrotta di questa istituzione borghese.
Il tasso di assenteismo dei vigili, la notte di capodanno, non ha affatto raggiunto l'83%. No, si tratta di una menzogna spudorata dell'amministrazione capitolina. Gli assenti, non per ferie che come abbiamo visto nella maggior parte dei casi sono state imposte dall'amministrazione stessa, sono stati con le seguenti motivazioni: 571 per malattia, 63 donazione di sangue, 81 permessi L. 104, 52 permessi L. 53, 8 assenze ingiustificate. Tolti i casi di malattia (e le assenze ingiustificate) tutte le altre assenze sono state regolarmente giustificate e assolutamente previste dalla legge. Forse Renzi vuole mettere in dubbio anche questi diritti, garantiti dalla stessa legge borghese, e limitarli ulteriormente? Su 6.200 vigili urbani 571 malati equivale al 9% circa. Tenuto conto che siamo in inverno e nel picco dell'influenza il numero di malati è stato quindi assolutamente in linea con quanto era da aspettarsi.
L'amministrazione capitolina ha diramato, il 3 gennaio, un comunicato in cui ha precisato che su 700 vigili necessari a garantire il servizio, gli attivi sono stati 470. Anche in questo caso è assolutamente smentito il numero che tanto ha fatto scalpore: 83% di assenti! 470 su 700 corrisponde al 67% di presenze effettive e quindi, fermo restando che la colpa è dell'amministrazione che mantiene il contingente dei vigili sotto organico e non ha saputo gestire il servizio, non considerando le assenze giustificate da regolari permessi previsti dalla legge, anche usando questi parametri il tasso di assenza si attesta al 33%.

I lavoratori pubblici nel mirino di Renzi
Che i lavoratori del pubblico impiego siano da tempo la vittima preferita delle amministrazioni che si sono succedute, tanto della destra quanto della “sinistra” borghesi, lo sappiamo. Con Renzi, la reincarnazione moderna e tecnologica di Berlusconi e di Mussolini, le cose stanno proseguendo su questa linea e, se possibile, anche con maggiore accanimento. Sul caso dei vigili a Roma Renzi è intervenuto con la consueta arroganza prima ancora che fossero chiariti i veri numeri. Ha esordito su Twitter con un post: “Leggo di 83 vigili su 100 a Roma che non lavorano "per malattia" il 31dic. Ecco perché nel 2015 cambiamo regole pubblico impiego.” Invece di pensare di rinnovare i contratti della P.A. fermi da sei anni Renzi intende dare un giro di vite ai diritti dei lavoratori pubblici rendendone più facili i licenziamenti. La nuova “riforma”, abbinata a quella già introdotta dal ministro Madia con il Decreto 90 del giugno 2014, sicuramente renderà possibili i licenziamenti per ragioni economiche anche nel settore pubblico. Immaginiamo gli scenari e gli sviluppi possibili nelle amministrazioni centrali e locali travolte da scandali legati alla corruzione e in bancarotta a seguito delle azioni dei propri dirigenti e politici borghesi! Altrettanto sicuramente la riforma snellirà la procedura dei licenziamenti disciplinari così da potere colpire meglio i dipendenti più combattivi. Con la nuova “riforma” della P.A. la borghesia in camicia nera, i cui interessi sono ben rappresentati dal governo Renzi, metterà a segno un importante risultato per la completa realizzazione della seconda repubblica neofascista che cancellerà definitivamente quanto resta dello Stato democratico-borghese. Per fermare la “riforma” è necessaria una immediata mobilitazione popolare con il diretto coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori del pubblico impiego. Il governo Renzi deve essere spazzato via, primo passo per una presa di coscienza delle masse che solo il socialismo potrà cambiare l’Italia e dare il potere politico al proletariato.

21 gennaio 2015