Renzi come Berlusconi attacca la magistratura

Assediato dalle inchieste giudiziarie e giornalistiche che chiamano in causa i suoi più stretti collaboratori e familiari, come dimostrano le tangenti Eni e l'inchiesta per bancarotta sui maneggi finanziari della sua famiglia; criticato dai magistrati in occasione delle recenti cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario per le proposte di riforma di chiaro stampo piduista della giustizia, la depenalizzazione dell'evasione fiscale, la rinuncia alla lotta contro la corruzione e il meccanismo dei termini di prescrizione a tutto vantaggio dei delinquenti con alla testa il pregiudicato di Arcore; il premier Renzi ha imbracciato la tastiera e alla maniera dei suoi maestri Craxi e Berlusconi ha sparato a zero contro quella parte della magistratura non ancora allineata al regime neofascista e che osa ancora criticare il governo e il suo operato.
“Oggi – ha postato il premier su Facebook con tono ducesco – di nuovo le contestazioni di alcuni magistrati che sfruttano iniziative istituzionali (anno giudiziario) per polemizzare contro il governo... Bisogna valorizzare i giudici bravi, dicendo basta allo strapotere delle correnti che oggi sono più forti in magistratura che non nei partiti... La memoria dei magistrati che sono morti uccisi dal terrorismo o dalla mafia ci impone di essere seri e rigorosi... Non vogliamo far 'crepare di lavoro' nessuno, ma vogliamo un sistema della giustizia più veloce e più semplice. E, polemiche o non polemiche, passo dopo passo, ci arriveremo”.
Nel mirino, in particolare, lo sfogo del procuratore generale di Torino Marcello Maddalena, che ha paragonato Renzi al Napoleone della Fattoria degli animali di Orwell, ma soprattutto il discorso del presidente della Corte di Appello di Bologna Giuliano Lucentini che nelle conclusioni della sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario sotto le due torri ha fra l'altro affermato che attribuire la lentezza della giustizia italiana alle ferie dei giudici è uno “sconsolante accostamento”. In particolare Lucentini ha puntato il dito contro il pericolo “che corre il Paese se i suoi giudici sono delegittimati”, aggiungendo di aver pensato “che, finito un certo periodo di tempo, le cose potessero cambiare. Certo, non siamo più additati come disturbati mentali, non si dice più che taluni di noi - quelli stessi, per vero, impegnati in ben noti processi - sono mafiosi, criminali, irresponsabili”. Però, ha proseguito, Lucentini “mi sbagliavo, perché le cose sono sostanzialmente rimaste quelle di prima. Quello che è cambiato è solo il metodo, che è diventato mediaticamente più sottile, e dunque di maggior suggestività”. Quindi Lucentini ha ricordato l’esempio delle ferie dei magistrati. “Non mi interessa, pur essendoci molte cose da dire, niente affatto liquidabili con quell’irrispettoso 'Brrr, che paura...' - ha premesso, riferendosi alle parole con cui il premier Matteo Renzi a settembre liquidò le osservazioni critiche dell’Anm - la questione delle ferie, cioè se sia stato giusto ridurle oppure no, che è cosa del tutto secondaria - ha aggiunto - Quel che conta è lo sconsolante accostamento delle due proposizioni”.
A stretto giro di Facebook a Renzi è arrivata anche la replica ufficiale dell’Associazione nazionale magistrati che rilancia le critiche arrivate a fine gennaio da molte sedi giudiziarie, non tanto sulle ferie, ma sulle riforme mancate in tema di giustizia: “Il problema non sono i magistrati, ma le promesse mancate, la timidezza in materia di prescrizione e corruzione, la proposta, alla vigilia di Natale, di depenalizzare l’evasione fiscale fino al 3%”. Secondo il “sindacato” delle toghe presieduto da Rodolfo Sabelli, “le critiche che vengono dai magistrati sono dettate dalla delusione: noi riponevamo e vorremmo riporre fiducia nella volontà di fare le buone riforme, ma chiediamo coerenza tra parole e fatti”. Il modo per fare i processi in modo “più veloce e più semplice”, come chiede il premier, c’è: “Blocchi la prescrizione almeno dopo la sentenza di primo grado, introduca sconti di pena ai corrotti che collaborano con la giustizia, estenda alla corruzione gli strumenti della lotta alla mafia: i casi di corruzione clamorosi più recenti e più noti non sono indiscrezioni”. In sintesi: “Accanto alla messa alla prova, alla non punibilità per tenuità del fatto, al processo civile telematico, sono troppe le riforme timide o assenti”, lamenta l’Anm. Che, inoltre, esorta il governo a trovare “le risorse per coprire le oltre 8.000 scoperture nell’organico del personale amministrativo”.
All’associazione magistrati non va giù neppure l’accenno di Renzi ai “magistrati morti uccisi dal terrorismo o dalla mafia”, la cui memoria “ci impone di essere seri e rigorosi”. “Non si può non trovare di cattivo gusto il richiamo ai magistrati uccisi”, puntualizza l’Anm. “Noi stessi siamo molto cauti nel richiamarci al ricordo dei colleghi caduti per il loro servizio: lo facciamo solo per onorare la loro memoria e il loro sacrificio, non per accreditare la nostra serietà”. Quanto alle correnti, continua l’Anm, “riaffermiamo il valore delle diverse sensibilità che costituiscono una risorsa dell’associazionismo, da sempre respingiamo ogni degenerazione ispirata a logiche di potere”.
Polemiche che il nuovo Berlusconi democristiano Renzi cerca di sfruttare a proprio vantaggio per mettere definitivamente il bavaglio ai magistrati come ha chiesto il viceministro della Giustizia Enrico Costa (Ncd) a cominciare proprio dall’abolizione delle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario perché: “Dalla Cassazione alle corti d’Appello sono numerosi questi annuali incontri nel corso dei quali si ripetono, stucchevolmente, cifre e commenti, non di rado (come quest’anno) con richiami più confacenti a sindacalisti che non a vertici di uffici giudiziari”. Numeri e riflessioni, in queste occasioni, che “si ripetono uguali, verrebbe voglia di dire tediosamente uguali”. Così come sono diventate “ripetitive” anche “talune contrapposizioni al potere legislativo ed esecutivo”. Dunque, invoca Costa, “come nel mondo universitario sono diventate prive di seguito le inaugurazioni degli anni accademici, così nel mondo giudiziario potremmo interrogarci sulla valida permanenza o meno di simili sfilate, specie di quelle periferiche”.

4 febbraio 2015