Il governo Al Sisi usa la repressione poliziesca e il carcere per decapitare l'opposizione
230 ergastoli contro i leader della rivolta di piazza Tahrir

 
Il progetto a breve termine del governo dei militari del presidente Al Sisi insediatosi di fatto col golpe del 3 luglio 2013 era la restaurazione della dittatura di Mubarak battuta dalla rivolta popolare di piazza Tahrir; i militari che controllano una buona fetta dell'economia egiziana hanno lasciato la guida dello Stato alle forze islamiste del deposto presidente Morsi per poco più di un anno e poi hanno ripreso in mano il potere. Che questo sia stato il loro piano lo confermano le recenti condanne alla pesante pena dell'ergastolo per 230 leader della rivolta, le condanne a morte di militanti islamici e la scandalosa assoluzione di Mubarak e dei pochissimi militari chiamati a processo per la repressione della rivolta di piazza Tahrir.
Il 3 febbraio la Corte d’assise del Cairo ha emesso la sentenza di condanna per detenzione di armi bianche, e molotov, attacco a militari e poliziotti, incendio di un edificio e assalto a sedi governative tra cui il Consiglio dei ministri e l’assemblea del popolo alla fine del 2011. Ai condannati è stata inflitta anche una multa da 17 milioni di sterline egiziane, pari a 1,95 milioni di euro, per avere dato alle fiamme un centro scientifico vicino al palazzo del governo. Nel processo anche 39 minori sono stati condannati a dieci anni di carcere. Altri militanti laici e comunisti revisionisti sono stati condannati a due anni dal tribunale di Alessandria.
Il 2 febbraio un altro tribunale del Cairo aveva inflitto 183 condanne a morte a militanti dei Fratelli islamici per l'assalto al commissariato di Kerdasa dell’agosto 2013 e per l'uccisione di 11 poliziotti. I militanti islamici si erano rivoltati dopo il golpe che aveva deposto il presidente Morsi. Questa sentenza accompagna quelle già emesse o in via di emissione di altre circa 1.200 in vari tribunali del paese.
Di contro lo scorso 28 novembre un giudice della Corte d’Assise del Cairo aveva prosciolto l'ex dittatore Mubarak, per un “errore tecnico” della Procura, dall’accusa di responsabilità per la morte di 239 manifestanti durante la rivolta. Assolti anche l’ex ministro dell’Interno, Habib al-Adli, e sei agenti dei servizi segreti egiziani processati per la stessa accusa.

11 febbraio 2015