Dopo che i combattenti islamici avevano giustiziato il pilota dell'aereo della coalizione imperialista capeggiata dagli Usa abbattuto nei cieli di Raqqa
Raid aerei giordani contro lo Stato islamico
Re Abdallah minaccia l'attacco di terra

 
Il 5 febbraio scattava l'”Operazione martire Muadh”, il nome in codice dell'operazione lanciata dall'aviazione giordana (Jaf) con decine di caccia che colpivano postazioni delle milizie delle Stato islamico (Is). I raid aerei continuavano per diversi giorni per rappresaglia dopo che i combattenti islamici avevano giustiziato il pilota dell'aereo della coalizione imperialista capeggiata dagli Usa abbattuto nei cieli di Raqqa.
Il pilota era stato catturato nello scorso dicembre dopo la caduta del jet F16 mentre era in missione sulle zone della Siria controllate dallo Stato islamico. La notizia della sua morte era resa nota il 2 febbraio con un video pubblicato nel sito del califfato, al Furqan.
Re Abdullah II, come il compare imperialista Hollande prima degli attacchi di Parigi, pensava forse di poter colpire lo Stato islamico con la copertura dei paesi imperialisti occidentali senza dover pagare pegno. E come il presidente francese si è sbagliato.
Il governo di Amman prometteva una reazione “dura e forte”; il primo atto era l'esecuzione della condanna a morte di 5 militanti dell'Is detenuti nelle prigioni giordane. La seconda mossa era l'avvio dei bombardamenti aerei. Nel pomeriggio del 3 febbraio il portavoce governativo al-Momani affermava che Amman stava discutendo altre possibili opzioni militari di rappresaglia. Compresa la possibilità di inviare truppe speciali di terra per operazioni contro l'Is.
Il maggior coinvolgimento di Amman nella guerra contro l'Is era appoggiato dall'imperialismo americano che definiva a tambur battente con la Giordania un nuovo accordo che aumentava gli aiuti militari e economici per il prossimo triennio da 660 milioni di dollari l’anno ad un miliardo.
Finora Amman, che è uno dei partner strategici della coalizione imperialista, stava prendendo parte al programma Usa di addestramento di 5 mila miliziani dell’Esercito Libero Siriano, una delle componenti che combattono contro il regime di Assad mettendo a disposizione della Cia alcune basi militari. Una posizione comunque contestata dall'opposizione in parlamento che affermava “questa guerra non è nostra”. Contrari anche l'organizzazione dei Fratelli musulmani che chiedevano al governo di “vietare agli Usa le basi per i raid”. Re Abdullah II ha invece messo la divisa e calzato l'elmetto aumentando la partecipazione all'intervento imperialista contro l'Is fino a minacciare un intervento con truppe di terra.
Lo stesso sviluppo analizzato dai responsabili militari Usa che il 7 febbraio facevano sapere che stavano “raccogliendo più informazioni possibili di intelligence sulle difese Isis a Mosul per decidere se raccomandare l'invio di truppe sul terreno per coadiuvare l'esercito iracheno nella riconquista” della città irachena. Responsabili del comando centrale americano, tramite la rete televisiva Cnn, indicavano che la prima mossa dell'offensiva a Mosul degli iracheni “è prevista ad aprile” e che “le forze irachene potrebbero aver bisogno dell'aiuto americano per individuare i bersagli militari da colpire”.
Il fronte imperialista era rafforzato anche dalla decisione del parlamento tedesco che il 5 febbraio approvava, a maggioranza schiacciante, la prima missione svincolata dalla Nato e dall'Onu di soldati all'estero della Germania post nazista. In aperta violazione della Costituzione tedesca del 1949 che autorizza le forze armate solo alla difesa nazionale. Formalmente il contingente di Berlino composto da un centinaio di soldati, come le altre unità presenti in Iraq di Usa e di altri paesi, servirà ad “addestrare combattenti contro i jihadisti dello Stato islamico (Is)”. Proprio di recente gli istruttori canadesi sono stati presi a mitragliate e colpi di mortaio e hanno sparato.

11 febbraio 2015