Secondo l'Istat un quarto degli italiani guadagna meno di 10mila euro all'anno
Il Nord Italia è due volte più ricco del Sud
La recessione allarga il divario
Le donne guadagnano meno degli uomini

Lo rivela l’Istat, che ha diffuso il Report sui conti economici territoriali per il 2013: il Mezzogiorno ha un Pil (Prodotto interno lordo) pro capite di 17,2 mila euro, inferiore del 45,8% a quello del Centro-Nord. Praticamente il Pil per abitante nel Sud è la metà di quello del Nord, dove il medesimo risulta pari a 33,5 mila euro nel Nord-Ovest, a 31,4 mila euro nel Nord-est. Nelle regioni centrali il Pil scende a 29,4 mila euro.
Da notare anche che nel 2013, il Pil per abitante era già diminuito rispetto al 2011 in tutte le regioni italiane, con l'eccezione della Campania e della provincia di Bolzano. Impressionante anche la differenza tra la capacità d'acquisto delle famiglie del Nord e quelle del Sud: considerato che la spesa per consumi finali delle famiglie a prezzi correnti nel 2013 è diminuita rispetto al 2011 e risulta pari a 18,3 mila euro per abitante nel Centro-Nord, nel Mezzogiorno la stessa è pari a 12,5 mila euro. In sostanza le famiglie che risiedono al Sud hanno una capacità d'acquisto di circa il 60% di quella delle altre regioni d'Italia.
I dati peraltro arrivano mentre lo Svimez rivela come negli anni di crisi 2007-2012 la caduta del potere d'acquisto delle famiglie italiane, che era stata di circa il 9%, pari a 1.664 euro in meno per ogni residente, nel Sud era stata maggiore. Tale caduta colpiva soprattutto i giovani e il Sud: nelle famiglie con un capofamiglia under 35 e un tasso di occupazione inferiore al 50%, dove lavora cioè meno di una persona su due, i redditi erano scesi del 24,8% al Sud, mentre al Nord erano cresciuti dell'1,7%.
Intanto, contestualmente ai dati relativi al 2013, si scopre che un quarto degli italiani guadagnava in quell'anno già meno di 10mila euro.
Anche questo dato è strettamente connesso alla mancanza di lavoro. Sono le donne le più colpite. Il tasso di occupazione femminile resta al palo ormai da anni. In Italia nel periodo preso in considerazione era occupato il 46,8% delle forze lavoro femminili.
Non solo, la retribuzione netta per le donne è inferiore del 26,5% rispetto a quella degli uomini. Le prime, infatti, percepiscono in media 14.391 euro l’anno contro i 18.211 euro degli uomini. .
La crisi con tutta evidenza ha allargato le differenze già presenti tra le classi, i sessi, e il divario economico tra le due macro-aree del Paese. E non sono ancora disponibili i dati relativi al 2014, quando, con i devastanti provvedimenti del governo Renzi è stata promossa unicamente la disoccupazione e la povertà per le masse popolari.
Oggi infatti il principale responsabile di quanto accade è il governo del Berlusconi democristiano, che favorisce l'accumulo e l'arricchimento dell'alta borghesia ai danni delle masse lavoratrici e popolari, aiutato dal suo progetto neofascista e piduista di abolizione dei diritti dei lavoratori, dall'incremento del precariato, dal blocco dei contratti. Come ha detto il PMLI nel Documento dell’Ufficio politico del 25 febbraio 2014: “Il governo del Berlusconi democristiano non merita alcuna fiducia. Va spazzato via senza indugio e con la massima determinazione, conducendo contro di esso una dura opposizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università, nelle piazze, nelle organizzazioni di massa, specie sindacali e studentesche”.

18 febbraio 2015