Mattarella avalla la tesi dei fascisti sulle foibe
Renzi parla di “orrore”

Il 10 febbraio, in occasione dell'undicesimo anniversario del cosiddetto "giorno del ricordo'' anticomunista istituito col voto unanime del parlamento nero il 30 marzo 2004 al fine di "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, l'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e la più complessa vicenda del confine orientale'', le massime istituzioni del regime neofascista con alla testa il capo dello Stato Sergio Mattarella si sono unite alla canea anticomunista guidata dai presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso, e hanno rilanciato in grande stile le infami menzogne fasciste tese a mistificare la verità storica sugli infoibati e sui fuoriusciti istriani e giuliano-dalmati: in gran parte anticomunisti, fascisti, spie, traditori, delatori, collaborazionisti e personaggi compromessi con gli oppressori nazi-fascisti che a partire dal 1943 e poi ancora nel 1947, nel 1954 e fino al 1958 fuggirono dai territori della ex Jugoslavia per sottrarsi vigliaccamente al giudizio delle loro vittime.
Alla commemorazione solenne che si è tenuta nella sala della Regina della Camera dei deputati Mattarella ha vergognosamente avallato le tesi dei fascisti affermando fra l'altro che: “Il parlamento con decisione largamente condivisa ha contribuito a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale... Per troppo tempo – ha aggiunto il capo dello Stato – le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia”. Mattarella ha inoltre sottolineato che “oggi la comune casa europea permette a popoli diversi di sentirsi parte di un unico destino di fratellanza e di pace. Un orizzonte di speranza nel quale non c’è posto per l’estremismo nazionalista, gli odi razziali e le pulizie etniche”.
Alla grancassa delle menzogne anticomuniste si è subito aggiunto il nuovo Mussolini di Rignano Matteo Renzi che addirittura parla di “orrore per le vittime delle foibe” e in un messaggio su Twitter scrive: "Onoriamo il #giornodelricordo per non dimenticare l'orrore delle Foibe e il dramma dell'esodo che toccò a tanti nostri connazionali".
In giornata hanno riversato la loro dose di fango e di veleno anticomunista anche la presidente della Camera Laura Boldrini e il boss del Senato Piero Grasso. L'esponente di Sel ha detto: “rispetto alla tragedia delle foibe dobbiamo assumerci la responsabilità di aver negato o teso a oscurare la verità”. Un oblio dovuto “per calcoli diplomatici o convenienze internazionali”. Quella “tragedia”, ha ammonito ancora Boldrini “è un monito per il passato e per il futuro: contro l’intolleranza, le dittature, le guerre e ogni tendenza a nascondere la verità”. Per Grasso invece: "Non ci può essere futuro se si dimentica il passato... Prendo in prestito le parole che pronunciò nel 2006 l'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: 'E' giusto che agli anni del silenzio faccia seguito la solenne affermazione del ricordo'. Non esiste futuro per un Paese che sottovaluta o dimentica il proprio passato: è con questo spirito che oggi parteciperò, alla Camera dei Deputati, alle celebrazioni per ricordare e rinnovare la memoria della tragedia delle foibe e degli esuli”.

Capovolta la verità storica
Non una parola sugli immani crimini commessi dai fascisti aggressori nei territori della ex Jugoslavia messi a ferro e fuoco a partire dagli anni '20 e poi ancora durante la feroce occupazione nazi-fascista iniziata nell'aprile del 1941.
Una feroce repressione fascista che lo stesso Mussolini aveva avviato col famigerato discorso del Teatro Ciscutti di Pola del 20 settembre 1920 in cui proclamò: “Di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini italiani devono essere il Brennero, il Nevoso e le (Alpi) Dinariche. Dinariche, sì, le Dinariche della Dalmazia dimenticata!… Il nostro imperialismo vuole raggiungere i giusti confini segnati da Dio e dalla natura, e vuole espandersi nel Mediterraneo. Basta con le poesie. Basta con le minchionerie evangeliche”.
Si vogliono far passare come “martiri” alcune centinaia di infoibati, ma si fa silenzio assoluto sullo sterminio di oltre 340.000 civili slavi fucilati e massacrati dall’aprile 1941 all’inizio di settembre 1943 nel corso dei cosiddetti “rastrellamenti” ed operazioni di rappresaglia contro le forze partigiane insorte. Di altri 100.000 civili montenegrini, croati e sloveni deportati nei campi di concentramento approntati dalla primavera all’estate del 1942 dall’esercito italiano per rinchiudervi vecchi, donne e bambini colpevoli unicamente di essere congiunti e parenti dei “ribelli”. In quei campi disseminati dalle isole di Molat e Rab/Arbe in Dalmazia fino a Gonars nel Friuli ed altri in tutto lo Stivale, morirono di fame, di stenti e di epidemie circa 16.000 persone nel giro di poco più di un anno di deportazione. Si tace sulla feroce politica di snazionalizzazione forzata che costrinse all'esilio più di 80.000 sloveni, croati, tedeschi e ungheresi e anche alcune migliaia di comunisti italiani, antifascisti e oppositori del regime; si tace sulle violenze e le stragi compiute dagli aguzzini in camicia nera contro i civili perpetrate in base a “una ben ponderata politica repressiva” come testimonia ad esempio la famigerata circolare del generale Roatta del marzo 1942 nella quale si legge: “il trattamento da fare ai ribelli non deve essere sintetizzato nella formula dente per dente, ma bensì da quella testa per dente”. Si cercano di addossare ai partigiani jugoslavi crimini che non hanno mai commesso, mentre l'italianissimo e fascistissimo generale Robotti, durante i rastrellamenti a tappeto nel giugno e agosto 1942, rimproverava alle truppe dell’XI Corpo d’Armata che: “Si ammazza troppo poco!” e ordinava l'“esecuzione di tutte le persone responsabili di attività comunista o sospettate tali e di internare tutti gli sloveni per rimpiazzarli con gli italiani per far coincidere le frontiere razziali e politiche”.

18 febbraio 2015