La martoriata popolazione della regione più povera d'Italia contro l'aumento “esasperante” delle imposte comunali
Grande manifestazione popolare ad Acri (Cosenza)
Assordante silenzio del governatore PD Oliverio

Circa 5mila persone (su 21.195 abitanti) hanno sfilato giovedì 19 febbraio scorso ad Acri, in provincia di Cosenza, contro l'aumento, definito “esasperante”, delle imposte comunali, in particolare quelle riguardanti l'acqua e i rifiuti, contro la crisi e contro il probabile dissesto del comune guidato dal neopodestà di “centro-destra” Nicola Tenuta, sfilando per il centro della città e concludendo la manifestazione davanti al municipio.
Alcuni manifestanti hanno dichiarato: “Sono arrivate bollette anche di 800-900 euro, con richieste di arretrati di migliaia di euro. Così non è possibile”.
Le tasse sono altissime, il massimo possibile previsto dalla legge e particolarmente ingiuste poiché sia il servizio idrico che quello dei rifiuti è davvero carente, come del resto in molti altri comuni calabresi.
Una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal vicesindaco Salvatore Ferraro chiedendo una diminuizione dell'80% dei tributi come previsto dal regolamento comunale che, recependo una norma nazionale, prevede questa possibilità in caso di disservizi, quali quelli effettivamente verificatisi ad Acri sia per quanto riguarda i rifiuti che l'acqua nel 2014.
L'amministrazione ha però risposto picche, sostenendo che quanto fatto è dovuto all'intervento della Corte dei conti per scongiurare il dissesto dell'ente comunale e che al massimo, forse, sarà possibile tagliare i tributi del 40% ma solo a partire dal 2016.
I combattivi comitati dei cittadini valutano a questo punto la possibilità di una class action contro il comune e promettono nuove manifestazioni e mobilitazioni.
L'enorme tassazione, in gran parte sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, è dovuta alla crisi, al malgoverno locale e regionale della destra e della “sinistra”' borghese, ai tagli dei trasferimenti agli enti locali voluti dai vari governi nazionali degli ultimi anni con le loro politiche neofasciste, federaliste, antipopolari e filo Ue imperialista che hanno obbligato i comuni calabresi ad aumentare la tassazione locale esasperando ulteriormente la martoriata popolazione della regione più povera d'Italia.
Assordante il silenzio anche sulla situazione di Acri dell'attuale governatore della Regione Mario “palla-palla” Oliverio (PD), a capo di una giunta borghese, neofascista e filomafiosa oltre che presidente uscente della provincia di Cosenza (che lui sostiene di avere, per quasi un decennio, “ben governato”).
Insopportabile poi la propaganda degli sgherri del Berlusconi democristiano Renzi, anche calabresi, che affollano i mass media del regime sostenendo una “diminuizione del carico fiscale per i cittadini”. Che facce di bronzo!
Acri è il feudo elettorale dei Trematerra, potente famiglia ex DC oggi UdC, Gino Trematerra fu in passato sindaco di Acri, senatore ed europarlamentare. Michele Trematerra, figlio di Gino, è stato assessore regionale alla forestazione nelle giunte di destra di Scopelliti e della Stasi, inquisito per aver favorito la 'ndrina Lanzino di Acri nella sfruttamento delle risorse della montagna e trombato alle ultime
regionali.

25 febbraio 2015