A Roma sotto il controllo opprimente e provocatorio delle “forze dell'ordine”
Grande corteo popolare contro la Lega razzista e fascista
50mila tra movimenti, centri sociali, Anpi, sindacati, lavoratori, disoccupati, migranti, studenti. Tre giorni di contestazioni. Le donne in prima fila. Alla viglia della manifestazione Alfano manda la polizia a caricare i manifestanti a Piazza del Popolo: due feriti e quattro fermi
Né Renzi né Salvini

Una grande, tenace e vittoriosa prova di massa quella che ha visto la Roma antifascista mobilitarsi per una tregiorni di contestazioni al segretario nazionale della Lega, Matteo Salvini, che, con la melma fascista che lo accompagna, aveva scelto proprio la Capitale per il comizio del 28 febbraio.
Nella giornata culmine in ben 50mila hanno marciato contro la concessione di Piazza del Popolo, storica piazza antifascista, per l'iniziativa di estrema destra e per dire a Salvini “Roma non ti vuole”. Certo è stata una delle più partecipate e prolungate contestazioni di massa con caratterizzazione antifascista, antirazzista, antileghista ed antigovernativa degli ultimi anni. E ciò nonostante l'allarmismo, la militarizzazione della città e la criminalizzazione del movimento, costruite ad arte dal governo Renzi e dallo stesso Salvini e rilanciata dai media di regime.
Ben 4mila erano gli agenti e 80 equipaggi dei reparti “prevenzione crimine” della polizia e dei carabinieri che hanno effettuato controlli ai caselli autostradali, alle stazioni ferroviarie, nelle metropolitane, nelle vie consolari, mentre gli elicotteri sorvolavano il centro storico e le strade erano bloccate dalle camionette della polizia per impedire sin dal 27 ogni possibile accesso, persino ai residenti, alle zone limitrofe a Piazza del Popolo.
L'imponente schieramento è stato messo in campo per "proteggere", parole dell'occupante del Viminale, il "sacro diritto a manifestare" di Salvini, “importante pezzo della democrazia italiana". Parole minacciose che si sono immediatamente rivelate nel loro reale significato: il governo Renzi ha garantito militarmente al nuovo leader della destra fascista Salvini di propagandare la violenza fascista e razzista contro i migranti le masse lavoratrici e popolari e ha tentato di zittire, manganellandoli, gasandoli, sgomberandoli con la forza gli antifascisti romani. Quanto è successo è il migliore esempio di cosa intenda il governo Renzi per “democrazia”: dare spazio politico solo a chi è d'accordo con il massacro delle masse popolari. E per queste ultime è l'ennesima dimostrazione che non possono coesistere nella stessa “democrazia” il diritto delle masse e quello dei fascisti.

Le contestazioni e la manifestazione
Ma Renzi e Alfano non sono riusciti nel loro intento di impedire la contestazione a Salvini, arrivata di massa e talmente forte che il fascioleghista veniva ricoperto di una valanga di insulti popolari.
Già il 25 febbraio, presentatosi in Campidoglio per la conferenza stampa, ha trovato la piazza presidiata da diverse lavoratrici. Sgomberate queste a forza dalla polizia, molto è sfuggito alla violenta censura di regime, tanto che persino diversi passanti per caso avevano iniziato a contestarlo. Le giovani precarie, sfuggite al controllo delle “forze dell'ordine” e tornate in piazza con dei cartelli “Né con Renzi, né con Salvini”, gli hanno urlato: “Razzista, fascista, vattene via da Roma!”. L'arrogante risposta della corte del legista alle giovani in piazza è stata “tornate nel pollaio”.
Un plauso a queste coraggiose ragazze che hanno inchiodato alle sue responsabilità Salvini e il governo Renzi. La mobilitazione delle masse antifasciste romane è continuata il 27 febbraio.
E anche questa volta in prima fila le donne. Nella mattinata decine di attiviste e attivisti dei movimenti romani hanno occupato la basilica di Santa Maria del Popolo, proprio nella piazza in cui il giorno dopo il fascioleghista avrebbe tenuto il comizio. Raggiunta la cupola, hanno srotolando gli striscioni con su scritto "Mai con Salvini, Mai con Renzi, Respingiamoli", riferendosi alla criminale politica dei respingimenti che ha provocato migliaia di migranti morti nel Canale di Sicilia. Le donne hanno dato luogo ad un sit-in dentro la navata, mentre la Guardia di Finanza le trascinava a forza fuori dalla basilica. Si contano due feriti, portati via con le autoambulanze. Tre attivisti sono stati fermati durante lo sgombero.
Nel pomeriggio un migliaio di manifestanti si sono dati appuntamento nei pressi di Piazza del Popolo, lanciando slogan contro Salvini, Renzi, la Lega, il razzismo il PD ed agitando dei piccoli gommoni, ancora a simbolizzare le politiche criminali della Lega, del governo Renzi e dell'UE contro i migranti. L'obbiettivo era di occupare simbolicamente la storica Piazza degli antifascisti per tentare di impedire l'adunata dei leghisti, degli accoliti della Meloni e dei neonazisti di Casapound. Le “forze dell'ordine” hanno caricato i manifestanti, che si sono difesi usando i canotti. Nella battaglia i celerini hanno più volte sgomberato la piazza con l'uso dei manganelli e dei lacrimogeni.
Il più grande appuntamento di massa è stato quello del pomeriggio di sabato 28, quando il corteo #MaiconSalvini, partito alle 15 da piazza Vittorio dietro un grande striscione contro Salvini, Renzi e l'austerità, è sfilato lungo il centro storico, percorrendo via Merulana, via Cavour e via dei Fori Imperiali. La manifestazione doveva concludersi a Campo de' Fiori, ma era talmente imponente che la piazza non avrebbe potuto contenerla e quindi si è conclusa al Colosseo, tra gli applausi dei romani e dei turisti presenti.
Cinquantamila, secondo alcune stime, ma certamente non meno di trentacinquemila manifestanti, richiamati dalla Capitale e da tutto il Lazio dalla coraggiosa battaglia degli antifascisti romani contro l'arrogante e violenta repressione ordinata dal governo, che hanno scandito parole d'ordine qualificate in senso antigovernativo, antileghista, antinazifascista e antirazzista, che hanno detto “NO” all'unisono alle politiche di massacro sociale del governo Renzi e invitato Salvini e l suo codazzo fascista a sgomberare da Roma, che hanno dato alla manifestazione un forte carattere popolare e di massa.
Tra i cartelli “mai con Renzi, mai con Salvini. Con i lavoratori e le lavoratrici per difendere i posti di lavoro e crearne altri” e tra gli striscioni “Mai con Renzi, mai con Salvini, respingiamoli. Odio la Lega”. Moltissime le bandiere rosse, presenti sindacati, ANPI, i movimenti per il diritto all'abitare, i collettivi studenteschi.
I giovani i prima fila reggevano dei canotti con varie scritte “Roma vi respinge” “Basta CIE”. Tra le parole d'ordine “Contro PD e fascioleghismo”.
Una lezione di lotta di massa e di democrazia popolare che è stata un sonoro ceffone in faccia a Renzi, Alfano, Salvini, ai neofascisti di Fratelli d'Italia, al PD e a Casapound, ai quotidiani di regime.
Una lezione di cui è bene che le istituzioni borghesi tengano conto abbassando quella spocchia antipopolare che li contraddistingue.
Le masse non le si può imbavagliare e ingannare a lungo. Con quella manifestazione hanno detto che l'antifascismo è vivo, vigile e combattivo e che non sono disposte a bersi altri inganni, come il tentativo di pompare e imporre Salvini come presunto oppositore del governo Renzi.
Identificato l'inganno è necessario concentrare gli sforzi a combattere Renzi, il principale regista della politica borghese, per fare piazza pulita insieme a lui di tutta la melma fascista, razzista, mafiosa che lo circonda e lo appoggia. Renzi va spazzato via senza indugio e con la massima determinazione, conducendo contro di esso una dura opposizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università, nelle piazze, nelle organizzazioni di massa, specie sindacali e studentesche.

4 marzo 2015