Grave iniziativa che impantana i lavoratori nel capitalismo
Landini coinvolge la Fiom nella “coalizione sociale” riformista
Il leader dei metalmeccanici di sinistra attacca Renzi ma non chiede di cacciarlo via
Il socialismo è l'unica proposta valida per i lavoratori

Prosegue la marcia di avvicinamento alla formazione della “coalizione sociale”, un nuovo soggetto riformista che ha l'ambizione di raccogliere e riunire un ampio arco di forze e soggetti che attualmente non hanno un collegamento forte tra di loro. Un progetto che non si è ancora modellato in maniera definitiva ma che comunque sta mostrando quali sono i suoi tratti fondamentali. Sembra irreversibile anche la scelta di Maurizio Landini di portare la Fiom dentro tale progetto e questa, dal nostro punto di vista, non è certo una buona notizia. Il segretario nazionale dei metalmeccanici della Cgil lo ha ribadito all'assemblea nazionale della Fiom svoltosi a Cervia nei giorni 27 e 28 febbraio, non solo e non tanto nella sua relazione di apertura, ma sopratutto nelle interviste e nelle dichiarazioni rilasciate a margine dei lavori.

Un progetto che viene da lontano
Un disegno che è in gestazione oramai da anni e che finora ha visto protagonisti sopratutto Landini e Rodotà, ma anche una schiera di personaggi “minori” e poco conosciuti. Come abbiamo scritto in un recente articolo è almeno dal 2010 che si tenta in tutti modi di dar vita a un “contenitore” che riesca a raccogliere tutti coloro che si sentono di sinistra e ora sono orfani dei vecchi partiti di quella che veniva definita “sinistra radicale, ma anche quanti hanno votato momentaneamente 5 Stelle, e sono alla ricerca di qualcosa e qualcuno che in qualche modo li rappresenti in parlamento e sopratutto si opponga seriamente alle politiche di questi ultimi anni portate avanti sia dai governi di “centro-destra” come da quelli di “centro-sinistra”, i quali non hanno fatto altro che attaccare pesantemente le condizioni economiche e sociali dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e dei ceti popolari.
In particolare i promotori si ponevano, e si pongono tutt'ora, l'obiettivo di rappresentare politicamente anche coloro che non aderiscono più a nessun partito della sinistra parlamentare oppure hanno scelto l'astensionismo ma continuano a impegnarsi in comitati, organizzazioni e associazioni spesso locali o che agiscono su temi specifici, cercando si unificare le lotte e di trovare un comune denominatore nella battaglia contro le politiche liberiste dei governi ma anche un unico soggetto che li tenga insieme sul piano organizzativo. Un progetto che su alcune parti è condivisibile, in particolare sull'esigenza di rispondere uniti all'attacco ai diritti e alle condizioni dei lavoratori e delle masse popolari amplificato dall'attuale crisi capitalistica. Peccato che questi progetti sono del tutto interni e compatibili con l'attuale sistema economico capitalistico.
Si possono collegare a questo tentativo il lancio di “Uniti contro la crisi” nel 2010. Vi aderirono tanti “vecchi arnesi” trotzkisti, movimentisti come Luca Casarini ma anche esponenti sindacali operaisti come Cremaschi e Rinaldini (Fiom) ma non si sviluppò quella rete in tutta Italia come volevano i loro promotori e alla fine diventò sopratutto uno strumento da utilizzare in funzione elettorale, in particolare dal partito di Vendola. Quello che rimane è un sito web o poco più. Un altro tentativo, per certi versi ancor più collocato a destra, è stato quello dei comitati per la difesa della Costituzione dove spiccavano i giuristi borghesi Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky, oltre allo stesso Landini, arroccati appunto sulla difesa della costituzione borghese del '48 oramai fatti a pezzi.

Landini ci tira dentro la Fiom
Landini, presente in entrambi i tentativi, torna ancora una volta su questo progetto, anche se dice che non è sua intenzione mettersi a capo di un nuovo partito politico e quasi sicuramente la “coalizione sociale” non sarà un partito nel senso stretto della parola. Può anche darsi che non voglia personalmente esserne il leader e aspiri più a diventare il capo della Cgil dopo la Camusso, avendo in questo modo maggiori possibilità di coinvolgere tutta la Cgil nella costituenda “coalizione sociale”. Quello che ci interessa è dove porta questo progetto, sopratutto alla luce del coinvolgimento della Fiom, ovvero del maggiore sindacato di categoria con forte connotazione operaia d'Italia.
Noi marxisti-leninisti la giudichiamo una grave iniziativa che mira a coinvolgere i lavoratori nel capitalismo, certamente non a organizzarli per combatterlo. Con una grossa differenza, perché non è la stessa cosa se a sostenere e promuovere questa coalizione ci sono Rodotà o Zegreblesky, oppure c'è Landini. Se guardiamo ai due giuristi, questi sono oramai ben connotati politicamente: vecchi borghesi democratici e antifascisti riconducibili all'area liberal-socialista e radicale, entrambi accademici, ex presidente della Corte costituzionale l'uno e garante della privacy l'altro. Insomma personaggi non di secondo piano ma che non sono assolutamente in grado di portare a questo progetto di “coalizione sociale” un sostegno di massa da parte dei lavoratori, dei precari e dei giovani.
Tutt'altro discorso per Landini che rispetto agli altri due ha sicuramente maggior seguito in generale e in particolare tra i lavoratori. Non soltanto per la sua storia personale (non è certo un rivoluzionario) ma sopratutto per il fatto di essere segretario generale della Fiom e per il ruolo che questo sindacato ha svolto nella vertenza Pomigliano, contro il modello Marchionne, in difesa dell'articolo 18, anche in contrasto con il resto della Cgil e con la Camusso, anche se poi in parte si è rimangiato quelle battaglie e con la segretaria generale della Cgil è stata fatta pace e per ora regna tra i due una buona intesa.

Critiche, ma anche analogie con Renzi
Nell'Assemblea nazionale della Fiom e sui giornali Landini ha attaccato ripetutamente Renzi. Ha dichiarato che il il suo governo sta realizzando il programma di Confindustria e i dettami della BCE, ha dato la libertà di licenziare ai padroni, vuole cancellare i sindacati e lo stesso diritto dei lavoratori di potersi difendere, fino a dire che rappresenta un “pericolo per la democrazia”. Ma se tutte queste cose sono vere perché Landini lo definisce “fenomeno” e “genio” fiorentino anziché nuovo Berlusconi, fascista e piduista? Perché non richiama tutti alla mobilitazione per spazzar via il governo Renzi? Il PMLI, assieme a pochi altri, lo sta denunciando e smascherando fin dal suo insediamento a Palazzo Chigi, Landini invece per un certo periodo lo ha pure accreditato come valido interlocutore. Meglio tardi che mai.
Ma anche adesso che sembra aver cambiato idea su di lui, dipinge ancora Renzi come un politico che ha sbagliato strada, che poteva scegliere una politica diversa e non un politicante scelto proprio per fare gli interessi della borghesia e portare avanti quella politica antioperaia e antisindacale che stanno sperimentando sulla propria pelle i lavoratori e le masse popolari. Del resto Marchionne è stato esplicito: “c’è necessità di togliere i rottami dai binari, Renzi lo abbiamo messo là per questa ragione”.
A ben vedere però ci sono pure delle cose che li accomunano. Entrambi vogliono “cambiare verso” all'Italia e si riempiono la bocca con le parole “modernità” e “rinnovamento della politica”. Renzi con l'intenzione di decretare la fine della lotta di classe e mettere sullo stesso piano operai e padroni, sfruttati e sfruttatori, il secondo per chiudere definitivamente ogni legame con la lunga e gloriosa storia del movimento operaio, con le sue lotte e con le rivoluzioni che hanno segnato il '900. Entrambi per arrivare alla stessa conclusione, uno da destra e uno da “sinistra”: ovvero che il socialismo non deve rappresentare più l'orizzonte e la società per cui devono lottare la classe operaia e i lavoratori.

Nel pantano del capitalismo
Quella di Landini è quindi una grave responsabilità perché impantana la classe operaia in un discorso tutto interno al capitalismo, dentro una “coalizione sociale” dove il sindacato e i lavoratori abbiano un peso numerico importante ma politicamente con un ruolo subalterno alla borghesia, seppur quella nella variante di sinistra, facciano da forza d'urto ma rinunciando alla loro autonomia e alla loro società, il socialismo. Un rovesciamento completo della filosofia e della strategia marxista-leninista che mette al centro la classe operaia e le assegna il ruolo di classe generale destinata a succedere alla borghesia al potere, a por fine una volta per tutte a ogni forma di sfruttamento dell'uomo sull'uomo e a emancipare l'intera umanità, assieme ai suoi alleati ma con un ruolo decisamente dirigente.
Ma da chi dovrebbe essere composta questa “coalizione sociale” e quali sono i principi e la filosofia che la ispirano? Una forma organizzativa non di partito, un contenitore di forze che dovrebbero mantenere la loro autonomia e continuare ad operare ciascuna con i propri metodi e a perseguire i propri scopi ma legati assieme per avere maggior peso politico. Quindi si va, oltre alla Fiom, da Libera di don Ciotti a Emergency di Gino Strada, dal movimento che ha sostenuto i referendum sui beni comuni ai NOTav, con l'intento di attrarre grandi associazioni già strutturate come l'Arci e l'intera Cgil. Insomma organizzazioni che portano avanti battaglie anche importanti, ma tutte interne al sistema economico e sociale del capitalismo. Per non parlare delle singole “personalità”: si va dai rappresentanti della minoranza PD, inconcludenti e attaccati alla poltrona come Civati e Fassina fino al'ex sceriffo di Bologna ed ex PD Cofferati, che sta creando una associazione ad hoc per aderire alla coalizione.
Se poi guardiamo quali sono le linee guida di questa nuova aggregazione, la bussola che dovrebbe orientare la sua azione, esce riconfermato appieno il nostro giudizio già espresso alcuni numeri fa su il Bolscevico . La costituzione repubblicana e borghese, oramai distrutta da destra, e una politica economica di tipo keynesiano, fautrice di un capitalismo con massicci interventi statali. Questo “nuovo e moderno” soggetto politico si richiama fortemente anche alle Società di Mutuo Soccorso di mazziniana memoria e al “mutualismo” di Proudhon, il liberal-socialista francese che teorizzava un utopico “socialismo di mercato”. Insomma, pur di negare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao ci si rifà a teorie sette-ottocentesche, caratteristiche di un periodo in cui la nascente classe operaia lottava per migliorare le proprie condizioni materiali ma non aveva ancora acquisito la coscienza di essere la nuova classe con la missione di abbattere il capitalismo e instaurare il socialismo, e doveva ancora fare esperienza per maturare la convinzione che per fare ciò serve un partito rivoluzionario fondato sul marxismo-leninismo.

Il socialismo è l'unica alternativa valida
Il PMLI pensa invece che non si debbano in alcun modo revisionare, ne tanto meno rimuovere le esperienze del proletariato internazionale passate che hanno dimostrato in maniera inequivocabile che applicando il marxismo-leninismo, alle condizioni del singolo Paese e del periodo storico, si può arrivare concretamente all'abbattimento del capitalismo e a una società socialista. La via dell'Ottobre è quella vincente e quella del riformismo perdente, la rivoluzione proletaria e il socialismo sono l'unica alternativa valida per i lavoratori, l'unica maniera per conquistare il potere politico da parte del proletariato che rappresenta la madre di tutte le questioni e senza il quale la classe operaia non ha niente.
Il capitalismo, anche nelle sue forme più avanzate, non potrà mai assicurare uguaglianza e democrazia per tutti. Lenin a questo riguardo disse: “Parlare di democrazia pura, di democrazia in generale, di uguaglianza, libertà, universalità, mentre gli operai e tutti i lavoratori vengono affamati, spogliati, condotti alla rovina e all'esaurimento non solo dalla schiavitù salariata capitalistica, mentre i capitalisti e gli speculatori continuano a detenere la "proprietà" estorta e l'apparato "già pronto" del potere statale, significa prendersi gioco dei lavoratori e degli sfruttati”.
Ritornando a Landini, dal palco di Cervia ha lanciato i prossimi appuntamenti della Fiom, che culmineranno con una grossa manifestazione a Roma il 28 di marzo, definita “la primavera della coalizione sociale”, che dovrebbe sancirne la nascita, mentre ha lanciato un appello per partecipare in massa alla manifestazione del 25 Aprile a Milano in occasione della celebrazione del 70° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo affinché assuma una connotazione nazionale. Iniziative a cui senz'altro parteciperà anche il PMLI, tenendo alte le bandiere della lotta per spazzar via il governo del nuovo Berlusconi Renzi, dell'anticapitalismo, dell'antifascismo e del socialismo. Tutto ciò però non c'impedisce di riconfermare la nostra netta contrapposizione al progetto di “coalizione sociale” riformista di Landini, in particolare al suo tentativo di coinvolgervi la Fiom e d'impantanare i lavoratori nel capitalismo.

4 marzo 2015