Viva la grande mobilitazione studentesca del 12 marzo!
Lottiamo affinché le scuole siano governate dalle studentesse e dagli studenti
Bocciamo la “Buona scuola” di Renzi e Giannini

Documento della Commissione giovani del Comitato centrale del PMLI
Appoggiamo con forza e in maniera militante la mobilitazione studentesca del 12 marzo promossa dall'Unione degli studenti (UDS) contro la “riforma” scolastica la “Buona scuola” di Renzi e Giannini. E' con grande gioia rivoluzionaria che il PMLI saluta le masse studentesche in lotta contro la distruzione della scuola pubblica. Pensava forse il Berlusconi democristiano Renzi, che con l'inizio del nuovo anno e l'ipocrita video messaggio lanciato in rete a gennaio dove si ergeva ad “amico” degli studenti pronto a cambiare la scuola partendo dalle stesse volontà espresse a suo dire da migliaia e migliaia di studenti e insegnanti attraverso la consultazione online lanciata dal governo (che si è rilevata poi un grande flop), pensava veramente, che le masse studentesche se ne fossero state buone e tranquille, “bevendosi” le balle del governo?
Se di questo si era illuso non ha fatto bene i conti con migliaia di studenti, in prima fila le studentesse, che gli hanno risposto con occupazioni e manifestazioni di piazza, molto spesso al fianco della classe operaia, dal nord a sud dell'Italia. E non sono servite a nulla le intimidazioni da parte dei dirigenti scolastici e la repressione poliziesca a placare la volontà di lotta degli studenti. La loro determinazione è forte, il loro obbiettivo chiaro, affossare la controriforma scolastica neofascista e piduista di Renzi e Giannini!
Una “riforma” che doveva essere presentata ufficialmente alla fine di febbraio con un decreto legge per le priorità, e un disegno di legge da portare a compimento prima dell'inizio del nuovo anno scolastico a settembre, ma che all'ultimo momento il governo ha fatto slittare al 10 marzo, due giorni prima della mobilitazione studentesca.
Intanto il 5 marzo, il governo per bocca del sottosegretario all'istruzione Davide Faraone (PD), imponeva un tetto massimo di 40 giorni per approvare il disegno di legge sulla scuola, lanciando così un messaggio chiaro: le opposizioni non devono né ostacolare né avere voce in capitolo su una “riforma” che Renzi e il suo governo hanno praticamente già deciso e blindato e che per la quale, se necessario, sarà chiesta la fiducia. A rischio l'assunzione degli insegnanti precari a inizio settembre (le cifre delle ipotetiche assunzioni sono passate da 148mila a 40-50 mila). Tra le novità dell'ultimo minuto inserite dal governo nella “riforma” della “Buona scuola” un ennesimo regalo alle scuole private con gli sgravi fiscali (fino a 4mila euro) per chi decide di mandare i propri figli scuole paritarie. Questa novità è subito stata acclamata da tutta la destra borghese e dal mondo cattolico (incluso l'ex ministro dell'istruzione Luigi Berlinguer, apripista col governo D'Alema della stagione delle contro riforme neofasciste e piduiste nella scuola pubblica) che già il primo marzo attraverso il giornale dei vescovi “L'avvenire” aveva raccolto l'appello di 44 deputati della maggioranza di governo (tra PD e Nuovo centro destra) i quali chiedevano e hanno ottenuto, sostenuti dal sottosegretario all'istruzione Gabriele Toccafondi, i suddetti sgravi fiscali, che costeranno quasi 400 milioni di euro ogni anno, uno schiaffo alle famiglie, agli studenti e agli insegnanti delle scuole pubbliche costretti a fare i conti col disastro in cui versa la scuola pubblica.
A parte questa novità, nell'insieme nulla è cambiato rispetto alle passate proposte del governo inserite nella “Buona scuola”. Lo si evince anche dal documento del ministero dell'istruzione pubblicato agli inizi di febbraio, nel quale sono indicati i 24 punti che la ministra dell'istruzione Giannini, detta come priorità nel varo della nuova scuola italiana del “terzo millennio” (leggi regime neofascista). Tra queste priorità ci sono: “meritocrazia” attraverso una ferrea selezione dell'accesso degli studenti alle scuole superiori grazie ai test Invalsi, elogiati dalla ministra come ottimo sistema di selezione degli studenti “meritevoli”, agevolazioni ad entrare nel mondo del lavoro per gli studenti più “meritevoli e capaci” ( molto spesso figli della borghesia che non devono barcamenarsi tra scuola e lavoro per permettersi di studiare); autonomia degli istituti attraverso il sostegno dei privati, promesse di assunzione di giovani insegnanti (con quali soldi se il governo ha tagliato i fondi?); scuole aperte anche dopo l'orario di lezione per lo sviluppo di progetti extrascolastici e contrasto alla dispersione scolastica (non si parla però di investimenti economici per questo progetto, e inoltre la Giannini sembra ignorare che già ora nelle scuole pubbliche sono previsti progetti di aperture pomeridiane extrascolastiche, e non grazie al governo, ma grazie alle famiglie che mettono di tasca propria migliaia di euro all'anno per permettere ai proprio figli di trovare nella scuola un luogo di socialità e aggregazione). Tra l'altro nel documento la ministra Giannini si fa promotrice di una stretta collaborazione tra scuola ed EXPO per educare gli studenti ai temi della nutrizione e del mangiar sano, anche se ad EXPO le uniche cose che si andranno realmente a nutrire saranno le multinazionali e la grande borghesia, grazie anche al lavoro pagato zero euro a cui saranno sottoposti migliaia di giovani che verranno sfruttati con la scusa di far fare loro esperienza lavorativa.
Nel quadro generale la “riforma” della “Buona scuola” si presenta così: Attacca senza precedenti i diritti e le tutele sindacali degli insegnanti e del personale ausiliario, tecnico e amministrativo (Ata); colpisce duramente il diritto all'istruzione di milioni di studentesse e di studenti che Renzi cerca di abbindolare con promesse di stabilizzazione dei precari e di forti investimenti nell’edilizia scolastica; cancella i residui spazi democratici borghesi a cominciare dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL); elimina gli scatti di anzianità per gli insegnanti, sostituendoli con un sistema di valutazione del “merito” che porterà a una competitività spietata tra insegnanti per ricevere migliori gratificazioni economiche e di carriera, invece di cooperare tra loro per il miglioramento dell'istruzione scolastica e dell'istruzione degli studenti, sopprime la libertà di insegnamento; azzera gli Organi Collegiali; irreggimenta tutto il personale docente e gli Ata e punta dritto alla piena realizzazione della scuola del regime neofascista, classista, meritocratica, gerarchizzata e completamente asservita alle borghesie locali, che affida tutto il potere ai presidi-manager e ai padroni capitalisti secondo il piano della P2 e trasforma gli istituti tecnici e professionali in veri e propri reparti di addestramento e avviamento al lavoro di mussoliniana memoria. In particolare, l'apertura ai finanziamenti dei capitalisti che andranno a tappare i pesantissimi tagli del governo, il quale dichiara al contrario di quanto precedentemente annunciato, di non essere più in grado di sostenere le spese dell'istruzione pubblica (invece i soldi per comprare gli aerei da guerra F35 e finanziare le scuole private con 700 milioni all'anno li ha trovati senza problemi), di fatto significano l'ulteriore privatizzazione della scuola pubblica, e se a questo includiamo la già citata figura che si verrà a creare del preside-manager il quale avrà il compito di gestire gli interessi dei capitalisti all'interno della scuola, possiamo facilmente intuire che per le imprese si verrà a creare un dominio incontrastato nelle scuole e le università pubbliche, con un bacino di manodopera giovane e gratuita completamente a loro disposizione da cui attingere e plasmare a proprio piacimento gli studenti più “laboriosi” addestrandoli a svolgere le mansioni di cui hanno bisogno. Non solo. Le aziende saranno anche direttamente coinvolte nella gestione del sistema di istruzione pubblico, attraverso i piani di digitalizzazione delle scuole al finanziamento diretto con incentivi fiscali e all’utilizzo delle strutture negli orari pomeridiani. I padroni avranno anche la possibilità di diversificare gli indirizzi culturali di ciascuna scuola piegandole alle esigenze delle proprie aziende che le finanzieranno dando vita a una odiosa competizione tra scuole per attrarre i finanziamenti.
In conclusione, la “Buona scuola” di Renzi e Giannini è una pessima scuola. Va bocciata!

Le rivendicazioni dell'UDS e la Legge di inizativa popolare
A livello di rivendicazioni, cinque sono i punti fondamentali che l'UDS mette in campo in vista di questa mobilitazione e che sottopone all'attenzione del governo per il miglioramento della scuola pubblica:
- Diritto allo studio . Una scuola gratuita che dia la possibilità a tutti, anche ai figli delle famiglie di basso reddito di accedere ai gradini più alti dell'istruzione.
- Edilizia scolastica . Massicci investimenti economici per non avere più scuole che crollano in testa agli studenti.
- Finanziamenti . Blocco dei tagli alla scuola pubblica che portano ad un'inammissibile mancanza di fondi con conseguente necessità degli studenti di pagare di tasca propria l'offerta formativa.
- Istruzione tecnica e professionale . No ad una scuola subalterna al mondo dell'impresa, e suddivisa in scuole di serie A (licei) e di serie B (tecnici e professionali). No a una scuola che insegni semplicemente un mestiere, ma che permetta di capire il lavoro e di padroneggiarlo. No alla manodopera gratuita, ma esperienze significative e di qualità con l'alternanza scuola-lavoro anche nei licei.
- Valutazione . Ripensare i metodi di valutazione e di lezione, cambiando i metodi di insegnamento, in particolare le lezioni frontali in cui il docente spiega e l'alunno al massimo può porre delle domande, con un sistema più partecipativo e collaborativo. Intraprendere un serio dibattito sulla possibilità dell'abolizione della bocciatura, strumento che ad oggi favorisce la dispersione scolastica e che non risolve assolutamente i deficit formativi accumulati nel corso dell’anno scolastico.
Il PMLI giudica valide nel suo complesso le rivendicazioni dell'UDS, in particolare per quanto riguarda la scuola pubblica e gratuita, che non gravi sulle economie delle famiglie con i famigerati “contributi volontari”. Siamo assolutamente d'accordo sulla richiesta che si intervenga al più presto con massicci investimenti pubblici per la messa in sicurezza e l'ammodernamento di tutti gli edifici scolastici, la non subalternità della scuola alle imprese e l'idea di eliminare il sistema di bocciatura, che penalizza gli studenti, in particolare quelli più combattivi e politicamente impegnati (a causa tra l'altro della misura di bocciature degli studenti col 5 in condotta introdotta dalla contro riforma Gelmini del governo Berlusconi). Più critica invece è la nostra posizione sull'alternanza scuola- lavoro, peraltro un progetto che affonda le sue radici nella prima controriforma scolastica targata Berlinguer ai tempi del governo del rinnegato D'Alema e fatta propria da tutti i governi borghesi di “centro-destra” e di “centro-sinistra” che si sono succeduti, incluso l'attuale governo Renzi.
Per il PMLI l'alternanza scuola-lavoro e gli Stage, che anticipano l'esperienza lavorativa (leggi sfruttamento capitalistico) che essi riguardino istituti tecnici e professionali o licei rischiano di trasformare le scuole in bacini da cui i padroni possono attingere mano d'opera giovane, gratuita e senza alcuna tutela sindacale (grazie anche all'entrata in vigore del Jobs Act). Questi sono i presupposti ed i rischi che si pongono mettendo a disposizione delle imprese nell'attuale sistema capitalista i giovani studenti. Difficile è immaginare la buona volontà dei capitalisti nel voler formare giovani lavoratori se non per il solo fine di addestrarli a diventare un esercito di soldatini docili e obbedienti, flessibili, precari, adattabili, pronti a garantire lauti profitti ai borghesi e plasmati a svolgere al meglio le proprie mansioni. Da questo punto di vista ci sembra una contraddizione in termini rivendicare una scuola slegata dal controllo degli industriali come rivendica giustamente l'UDS ma che si affida comunque ad essi per la “formazione lavorativa” delle masse studentesche.
L'Unione degli studenti, oltre alle rivendicazioni immediate, riporta all'attenzione del governo e del movimento studentesco la Legge di iniziativa popolare (LIP) “per una buona scuola per la Repubblica”.
Discussa per mesi attraverso incontri sui territori, la Lip è una proposta di legge sottoscritta da oltre centomila cittadini e 120 comitati di base locali, nata nel 2005, ai tempi del forte movimento per ottenere l’abrogazione della riforma Moratti. Fu depositata presso la Camera dei deputati il 4 agosto 2006, incardinata con il n. 1600 nella XV legislatura. La VII commissione ne iniziò la discussione ad aprile 2007. La crisi di governo del gennaio 2008 e l’opposizione di Pd e Pdl al provvedimento ne interruppero l’iter. Nella XVI legislatura fu calendarizzata, ma non fu mai discussa né considerata giocando sul fatto che dopo due legislature le leggi popolari decadono.
Fondamentalmente la legge si richiama in molti suoi punti a ciò che è sancito nella Costituzione democratico-borghese del 1948; laicità della scuola, rimozione degli ostacoli economici, sociali, culturali e di genere che limitano libertà e uguaglianza, con un’attenzione costante all’interazione interculturale. Inoltre prevede lo stanziamento del 6% del Pil (come nella media europea), l'estensione dell’obbligo a 18 anni, classi di 22 alunni , il ripristino e l’estensione del tempo pieno nella scuola elementare e prolungato nella media, dotazioni organiche aggiuntive stabili e adeguate per il sostegno, l’alfabetizzazione, l’integrazione, la lotta alla dispersione e al disagio.
Da parte nostra pur concordando su alcuni punti, come l'obbligo scolastico a 18 anni, le classi con un numero contenuto di studenti ecc., non possiamo non avvertire che questa iniziativa di legge non va al cuore del vero problema che riguarda le masse studentesche oggi, ossia prendere nelle loro mani il pieno controllo delle scuole e delle università. La LIP accenna appena a una gestione più partecipata da parte degli studenti. Comunque difficilmente una simile proposta di legge potrà mai avere l'avvallo del parlamento nero borghese e delle istituzioni del regime neofascista. La stessa Costituzione alla quale si fa riferimento come faro da seguire per la scuola pubblica, nella realtà, non esiste più, distrutta da anni di controriforme costituzionali. Inoltre non potrebbe trovare applicazione nella società capitalista, dove l'unico vero interesse dello Stato borghese, strumento di potere della classe dominante non è accrescere l'istruzione delle masse popolari ma come già espresso da noi più volte asservire l'istruzione agli interessi e alle smanie di profitto degli capitalisti.
 
Le proposte del PMLI al movimento studentesco
Il PMLI, che tiene da sempre a cuore il futuro dei giovani e delle masse studentesche, si pone al loro fianco nella lotta contro la distruzione della scuola pubblica e invita il movimento studentesco a fare proprie le rivendicazioni politiche riportate nel “Nuovo programma d'azione” del Partito (http://www.pmli.it/programmadazionepmli.htm) di cui qui riportiamo alcuni punti:
Scuola pubblica, gratuita e governata dalle studentesse e dagli studenti.
Abrogare tutta la legislazione contro riformatrice e di tipo privatistico riguardante: il riordino dei cicli scolastici, l'autonomia e l'aziendalizzazione delle scuole con i presidi-manager, la parità che eleva le scuole private a "servizio pubblico", il finanziamento pubblico, sotto qualsiasi forma, alle scuole private e a chi le frequenta.
Massicci investimenti pubblici per risanare gli immobili e ammodernare le scuole statali (mezzi informatici, laboratori, palestre, auditorium, ecc.) e per costruirne di nuove dove necessario.
Abolire la tassa d'iscrizione ed i contributi “volontari” a carico delle famiglie.
Gratuità per gli studenti del materiale didattico e di laboratorio e dei mezzi di trasporto pubblici.
Ingresso gratuito ai musei per gli studenti. Sconti del 50% per l'ingresso ai cinema, stadi, piscine e alle manifestazioni musicali, teatrali e culturali.
Abolire l'ora di religione nella scuola pubblica di ogni ordine e grado. Adeguare gli stipendi degli insegnanti e del personale Ata alla media europea. Distribuzione degli aumenti retributivi uguali per tutti e non in modo differenziato e "meritocratico".
Tetto massimo di 20 alunni per classe, e di 15 in presenza di alcuni portatori di handicap, a cui siano assegnati insegnanti di sostegno.
La scuola pubblica e gratuita governata dalle studentesse e dagli studenti, è la principale è la più rivoluzionaria rivendicazione del PMLI sulla scuola, non è sufficiente sostenere la scuola pubblica e gratuita, occorre anche battersi con forza affinché essa sia gestita e controllata dalle masse studentesche. Perché gli studenti sono i veri e principali protagonisti della vita scolastica, le scuole non possono che appartenere a loro e loro le devono governare in nome e per conto del popolo. I l governo studentesco della scuola, obiettivo strategico che potrà essere raggiunto nel tempo tramite una dura lotta di massa, dovrà attuarsi attraverso l'istituzione di nuovi organi di governo scolastici in cui le studentesse e gli studenti siano la maggioranza e dispongano di poteri vincolanti. Ne devono far parte anche i rappresentanti degli insegnanti e del personale Ata, come minoranza. Tutti i membri devono essere eletti con voto palese dalle rispettive Assemblee generali che potranno revocarli se lo riterranno necessario. Le Assemblee generali devono ispirarsi ai principi della democrazia diretta.
Per questo obbiettivo occorre che il movimento studentesco faccia un salto di qualità e capisca che questa lotta va inserita nella strategia della lotta di classe al fianco della classe operaia contro il capitalismo per il socialismo e la conquista del potere politico da parte del proletariato. Solo così le scuole e le l'università saranno finalmente libere dagli interessi e dall'influenza culturale della classe dominante borghese, e diventeranno un servizio goduto dal popolo e dal popolo controllato.
Nella società capitalista la cultura dominante non può che essere quella della classe dominante, la borghesia, che tramite la scuola e l'università veicola alle masse la sua concezione del mondo, basata sul "concetto secondo il quale tutte le classi devono convivere pacificamente nel regime capitalistico, apportando il proprio contributo allo sviluppo della società borghese senza mettere in discussione la collocazione economica e sociale di ciascuna di esse" (G. Scuderi, La concezione di Mao del mondo e l'attuale lotta di classe , 9/9/1986), mentre è totalmente esclusa l'unica concezione del mondo diametralmente opposta e inconciliabile, quella proletaria, secondo cui "gli sfruttati e gli oppressi devono sviluppare fino in fondo la lotta di classe per liberarsi dal giogo della classe dominante sfruttatrice e oppressiva" (Scuderi,idem ).
A questo proposito proponiamo alle masse studentesche di analizzare a fondo e comprendere la natura, le caratteristiche e gli scopi dell'istruzione, affinché il movimento studentesco possa darsi una linea e una strategia rivoluzionarie per combattere l'istruzione, la scuola e l'università borghesi. Secondo noi, questa linea dovrebbe fondarsi su tre punti già esposti nel “Dossier giovani” del PMLI pg.36 http://www.pmli.it/Dossiergiovani2013_DEF.pdf :
 
Lottare per il governo studentesco della scuola e dell'università. Senza il quale la scuola e l'università restano sotto il controllo dei potentati economici e politici borghesi che ne determinano incontrastati gli indirizzi e i piani didattici ed è impossibile cambiare il metodo d'insegnamento nozionistico e autoritario. Gli attuali "organi collegiali" vanno affossati e sostituiti con nuovi organi nei quali siano rappresentati gli studenti come maggioranza e i docenti e il personale tecnico amministrativo come minoranze; tutti i rappresentanti devono essere eletti con diritto di revoca dalle rispettive assemblee generali.
Criticare la natura borghese dell'istruzione e sbarrarle la strada respingendo colpo su colpo gli indirizzi e le misure governative sull'istruzione.
Costruire un movimento studentesco unitario, basato sulle assemblee generali delle studentesse e degli studenti, fondate sulla democrazia diretta, alle quali spetta il compito di elaborare gli indirizzi politici, programmatici e organizzativi, i metodi e le iniziative di lotta del movimento. Esso deve ricercare la massima unità con la classe operaia e le masse lavoratrici e popolari in lotta.
Il nostro auspicio è che la lotta contro la scuola del regime neofascista di Renzi e Giannini, monti sempre di più coinvolgendo oltre gli studenti, gli insegnanti e tutto il personale ATA, per un 2015 incandescente in cui le masse studentesche portino sempre più avanti e ad un livello di scontro sempre più in alto la loro coraggiosa lotta! Il contributo del PMLI attraverso le studentesse e degli studenti marxisti-leninisti alla causa comune non mancherà.
Lottiamo affinché le scuole siano governate dalle studentesse e dagli studenti.
Bocciamo la “Buona scuola” di Renzi e Giannini!
Spazziamo via il governo del Berlusconi democristiano Renzi e la sua nera riforma scolastica!
Uniamoci nella lotta contro il capitalismo, per il socialismo e per il potere del proletariato!
La Commissione giovani del Comitato centrale del PMLI

11 marzo 2015