In 40 città in risposta all'appello dell'Uds
In piazza oltre 50mila studenti contro la “Buona scuola” e il governo Renzi
Grandi manifestazioni a Milano, Torino, Genova, Bologna, Roma, Napoli, Bari, Cagliari. Slogan contro Renzi e il Jobs Act. Gli universitari murano simbolicamente l'ingresso delle facoltà per rivendicare l'accesso all'Università. Nel capoluogo lombardo vernice rossa contro la polizia, che lancia lacrimogeni. Fermato un ragazzo di 15 anni. A Catania, la coraggiosa e giovanissima Aurora interviene nell'assemblea pubblica degli studenti, esponendo la linea del PMLI
Diffuso il volantino del PMLI “Lottiamo affinché le scuole siano governate dalle studentesse e dagli studenti”

Cinquantamila studenti in piazza è lo straordinario dato numerico della vittoria di un'importante battaglia contro i micidiali progetti anti scuola pubblica del governo Renzi. Per lo più studentesse e studenti medi, chiamati in piazza dall'UDS in quaranta città da Sud a Nord hanno dato vita a cortei, sit-in, dibattiti e assemblee nei centri storici, nelle piazze e nelle scuole insieme alle lavoratrici e ai lavoratori per chiedere il ritiro del decreto sulla “Buona scuola” e l'approvazione della legge di iniziativa popolare sulla scuola.

Le manifestazioni
Tra le 40 città gioiosamente occupate dai combattivi studenti Milano, Torino, Trieste, Padova, Genova, Bologna, Ferrara, Firenze, l'Aquila, Pescara, Roma, Napoli, Bari, Campobasso, Palermo, Catania, Cagliari. Ovunque gli studenti hanno lanciato decise parole d'ordine contro il governo Renzi e contestato, insieme ad esso, le sedi locali del governo, dalle prefetture agli uffici scolastici provinciali. Dure le contestazioni anche contro le istituzioni borghesi regionali, colpevoli di aver applicato negli anni con solerzia le indicazioni del governo centrale contro la scuola pubblica. Immancabili i bavagli bianchi, a simboleggiare la repressione della lotta studentesca, le azioni contro scuole private, banche e istituzioni europee, contro l'Expo.
Tra gli striscioni del combattivo corteo di Milano, partito da piazza Cairoli, “la buona scuola siamo noi”. Gli studenti per protesta hanno lanciato uova contro lo stand Expo di largo Cairoli. Quando hanno portato la protesta fin sotto il palazzo della regione, per sturare le orecchie al governatore leghista Roberto Maroni e al suo consiglio asservito, rei, tra l'altro, di aver sottratto fondi pubblici per regalarli ai pescecani di Expò, il corteo è stato aggredito dalle “forze dell'ordine” con un lancio di lacrimogeni. I giovani hanno risposto con il lancio di vernice rossa all'indirizzo degli agenti e dei mezzi di polizia. Uno studente medio di 15 anni è stato violentemente trascinato per terra e poi fermato dalla polizia di regime.
A Torino un corteo vivacissimo, ricco di striscioni e cartelli, ma guardato a vista dagli agenti in assetto antisommossa: i ragazzi hanno lanciato matite colorate contro la sede regionale del Miur. Abbandonato i loro cartelli davanti al portone della sede locale del ministero, protetta da un cordone di agenti, hanno proseguito il corteo verso una nota scuola privata, sulla facciata della quale hanno attaccato dei manifesti con la faccia di Renzi e la scritta “#Noninnostronome”, scandendo la parola d'ordine: “La nostra buona scuola non è privata, ma è quella pubblica e finanziata”.
A Genova, ad aprire il corteo due striscioni con scritto: "Non staremo fermi a guardare" e "non un passo indietro per un'istruzione gratuita". Arrivati davanti alla sede locale del governo, i giovani hanno formato una catena umana. Il corteo si è poi concluso davanti al liceo Cassini, dove nella notte i neonazisti di Blocco Studentesco avevano provocatoriamente scritto sui muri frasi inneggianti al fascismo.
A Bologna protagonisti gli studenti universitari che hanno murato con dei cartoni l’ingresso delle facoltà, per rappresentare simbolicamente l’effetto di inaccessibilità all'istruzione superiore che le politiche governative hanno avuto sull’Università e l'espulsione di massa dai luoghi della formazione.
A Roma la manifestazione più partecipata e sempre lo stesso schema repressivo con le “forze dell'ordine” del regime Renzi a presidiare i palazzi del potere borghese. Ma la notte precedente gli studenti avevano con un blitz esposto uno striscione davanti al Miur per dire “NO” alla controriforma del governo Renzi e per supportare la legge di iniziativa popolare.
Il combattivo corteo è partito da piazza della Repubblica, dietro lo striscione: “12 marzo, una generazione che non si arrende” e “Renzi e Giannini come la Gelminì”. In bella mostra tanti altri striscioni, tra cui “contro la scuola di classe”. Gli studenti hanno portato una barca di cartone che ha navigato per tutto il corteo in favore della Legge di iniziativa popolare sulla scuola. Il corteo ha attraversato il centro storico per arrivare a pazza Santi Apostoli, a pochi metri dalla sede italiana della Commissione europea, dove gli studenti hanno esposto uno striscione con la scritta “Cancelliamo l’austerità”, lanciando simbolicamente delle gomme per cancellare.
A Napoli gli studenti ed i precari della scuola hanno scandito parole d'ordine come "La scuola è nostra e non di chi la giostra" e "ridateci la scuola", mentre contemporaneamente gli insegnanti rivendicavano con forza il diritto all’assunzione e “non una elargizione da parte del Governo”. A Bari gli studenti sono arrivati fin sotto la prefettura circondandola con un nastro rosso. Proteste anche in altre regioni del Mezzogiorno, come in Sicilia e in Calabria. A Catania ad un combattivo corteo hanno partecipato anche gli studenti universitari, oltre quelli delle principali scuole superiori di Catania.
A Cagliari gli studenti oltre a scendere in piazza contro il governo, hanno contestato anche il piano di ridimensionamento scolastico varato dalla giunta regionale guidata da Francescu Pigliaru del PD, che prevede ulteriori tagli e accorpamenti degli istituti scolastici.
Ovunque sono risuonate parole d'ordine contro il governo Renzi e la ministra della distruzione della scuola pubblica Stefania Giannini. Ma i giovani non si sono limitati a contestare il decreto sulla “Buona scuola”, ma l'intera politica governativa sul lavoro che, con il Jobs Act, condanna le giovani generazioni ad una vita di precarietà e sulla destinazione dei fondi pubblici, sottratti ai servizi essenziali e dati in pasto agli sciacalli amici della cricca renziana.

Il ruolo del PMLI
Il PMLI ha appoggiato con forza e in maniera militante la mobilitazione studentesca del 12 marzo. Laddove sono stati presenti le compagne e i compagni hanno diffuso il volantino “Lottiamo per una scuola governata dalle studentesse e dagli studenti” che ha duramente criticato il decreto Giannini, con l'obbiettivo di innalzare ulteriormente la consapevolezza e la combattività antigovernativa delle masse studentesche e porre i temi del loro governo della scuola, dell'unità del movimento, basata sulle assemblee generali delle studentesse e degli studenti, fondate sulla democrazia diretta, e della massima unità con la classe operaia e le masse lavoratrici e popolari in lotta.
Il volantino è stato accolto con grande interesse dalle studentesse e dagli studenti. A Catania, dove i marxisti-leninisti sono stati accolti con entusiasmo dagli studenti e dagli organizzatori, con i quali si è creato un fronte unito con obbiettivi comuni, la compagna Aurora, Responsabile dell'Organizzazione di Caltagirone, è intervenuta all'assemblea pubblica studentesca tenutasi in piazza Università, esponendo in maniera argomentata alcuni punti della linea politica studentesca del Partito e dando un messaggio di unità ai giovani presenti in piazza. A parte i servizi particolari relativi a Milano, Ferrara e Catania.
Le masse studentesche e i lavoratori della scuola hanno detto chiaro e forte che non vogliono la controriforma della presunta “Buona scuola”. Renzi ha avuto una sonora batosta da questa giornata ed è bene che ne tenga conto abbassando la nera cresta.
Ma la strada per mettere uno stop definitivo all'arroganza antistudentesca ed antigiovanile di questo governo è quella di spazzare via Renzi senza indugio e con la massima determinazione.
 

18 marzo 2015