Discorso tenuto da Denis Branzanti davanti al monumento a Marx a Riccione nel 132° Anniversario della scomparsa
Ispiriamoci a Marx per ridare al proletariato la sua coscienza di classe e per fare un grande, forte e radicato PMLI

Care compagne e cari compagni,
anche quest’anno, su iniziativa della Cellula “Stalin” di Rimini, diretta dal bravissimo compagno Tino, il PMLI commemora il grande Maestro del proletariato internazionale Karl Marx, cofondatore assieme a Friedrich Engels del socialismo scientifico, nel 132° anniversario della sua scomparsa, dinanzi al suo busto collocato nel giardino della biblioteca comunale di Riccione.
Ricordiamo Marx, studioso, teorico, politico, combattente, dirigente, educatore e organizzatore del movimento operaio internazionale la cui opera immortale ancora oggi illumina la strada dei marxisti-leninisti e del proletariato, con alcune delle sincere e riconoscenti parole del suo più stretto compagno d’armi Engels, pronunciate il 17 marzo 1883 al cimitero di Highgate a Londra:
“Il 14 marzo, alle due e quarantacinque pomeridiane, ha cessato di pensare la più grande mente dell'epoca nostra….Non è possibile misurare la gravità della perdita che questa morte rappresenta per il proletariato militante d'Europa e d'America, nonché per la scienza storica. Non si tarderà a sentire il vuoto lasciato dalla scomparsa di questo titano. …. Marx ha anche scoperto la legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata. La scoperta del plusvalore ha subitamente gettato un fascio di luce nell'oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti borghesi che i critici socialisti. … Marx era prima di tutto un rivoluzionario. Contribuire in un modo o nell'altro all'abbattimento della società capitalistica e delle istituzioni statali che essa ha creato, contribuire all'emancipazione del proletariato moderno al quale Egli, per primo, aveva dato la coscienza della propria situazione e dei propri bisogni, la coscienza delle condizioni della propria liberazione: questa era la sua reale vocazione. La lotta era il suo elemento. Ed ha combattuto con una passione, con una tenacia e con un successo come pochi hanno combattuto.
Marx era perciò l'uomo più odiato e calunniato del suo tempo. I governi, assoluti e repubblicani, lo espulsero; i borghesi, conservatori e democratici radicali, lo coprirono a gara di calunnie. Egli sdegnò tutte queste miserie, non prestò loro nessuna attenzione e non rispose se non in caso di estrema necessità. È morto venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni di lavoro rivoluzionari in Europa e in America, dalle miniere siberiane sino alla California. E posso aggiungere, senza timore: poteva avere molti avversari, ma nessun nemico personale.
Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera!”
Con Marx, Engels condivise la repressione poliziesca, l’esilio forzato, gli attacchi dei nemici politici, ma anche la lotta titanica per smascherare e sconfiggere sia le concezioni borghesi dei revisionisti, dei riformisti e dei pacifisti, sia quelle piccolo-borghesi settarie e avventuristiche, l’epica lotta per far affermare nel movimento comunista, allora ai suoi albori, una giusta concezione scientifica e proletaria e per illuminare al proletariato mondiale la via rivoluzionaria all'emancipazione dallo sfruttamento capitalistico e alla conquista del potere politico.
Marx ed Engels sono stati autori, singolarmente o 4 mani, di un’enorme patrimonio ideologico, politico, organizzativo, economico, sul quale campeggia come un’enorme e potente bandiera rossa “Il Manifesto del Partito Comunista” pubblicato nel febbraio del 1848, uno straordinario documento storico che ha annunciato l'irrompere nella storia della prima classe radicalmente, conseguentemente, costituzionalmente e "veramente rivoluzionaria'', il proletariato, non una nuova classe subalterna ansiosa semplicemente di avvicendarsi e sostituirsi alle vecchie classi sfruttatrici, ma la prima classe sfruttata che rivendica il potere come classe generale in grado di emancipare se stessa solo emancipando l'intera società.
“La storia di ogni società sinora esistita – vi è scritto (Engels preciserà poi: ad eccezione della storia delle comunità primitive ) - è storia di lotte di classe. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in una parola oppressori e oppressi, stettero sempre in contrasto fra di loro, sostennero una lotta ininterrotta, a volte nascosta, a volte palese; una lotta che finì sempre o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la rovina comune delle classi in lotta... La moderna società borghese, sorta dalla rovina della società feudale, non ha eliminato i contrasti di classe. Essa ha soltanto posto nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta in luogo delle antiche. L'epoca nostra, l'epoca della borghesia, si distingue tuttavia perché ha semplificato i contrasti di classe. La società intera si va sempre più scindendo in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente opposte l'una all'altra: borghesia e proletariato”.
Ciò è vero ovunque nei paesi capitalistici e anche nel nostro, allora e ancor di più oggi con il perdurare della grave crisi economica del capitalismo, che inasprisce le già profonde disuguaglianze economiche, sociali, territoriali e di sesso.
Nessun governo della destra e della “sinistra” borghese può eliminare le classi, i contrasti di classe e le diseguaglianze generate dal sistema capitalistico.
Tantomeno può farlo il governo del Berlusconi democristiano Renzi, che anzi sta completando l’instaurazione della seconda repubblica neofascista così come si proponeva la P2 di Gelli, Craxi e Berlusconi nel “piano di rinascita democratica” e nello “Schema R”.
Renzi sta dimostrando di essere la reincarnazione moderna e tecnologica di Mussolini e Berlusconi anche per la liberalizzazione dei contratti a termine e dell’apprendistato, le “riforme” della legislazione sul lavoro (il famigerato Job Acts), della pubblica amministrazione, della scuola, contro la quale il 12 marzo sono scesi nelle piazze migliaia di studenti, la legge di stabilità e lo “Sblocca-Italia”, il “patto per la salute”, le liberalizzazioni e le privatizzazione, senza contare il coinvolgimento dell’Italia nella guerra in Iraq e nei conflitti in Ucraina e in Libia.
Va quindi proclamato quanto prima lo sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi, i sindacati hanno tentennato anche troppo!
Il governo Renzi va spazzato via al più presto con la lotta di classe e di massa.
I fatti e la storia dimostrano che solo il socialismo può cambiare davvero l’Italia e dare il potere al proletariato. Per questo occorre lottare contro il capitalismo e i suoi governi, per il socialismo.
Il proletariato deve comprendere che il potere politico gli spetta di diritto, che col potere politico il proletariato ha tutto, senza potere politico, il proletariato non ha nulla.
Come ha detto il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI: “Questo diritto il proletariato lo deve rivendicare con forza e imporlo con la rivoluzione armata quando avrà creato le condizioni per estromettere dal potere l'ultima classe sfruttatrice e oppressiva della storia, la borghesia, che sbarra la strada all'emancipazione del proletariato e di tutta l'umanità.
Ma non ce la potrà mai fare se non acquisisce la sua propria cultura, il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e non dà tutta la sua forza materiale e intellettuale al suo Partito, il PMLI.” (Colloquio con Monica Martenghi alla vigilia della Commemorazione di Mao svoltasi a Firenze il 7 settembre 2014 sul tema: Mao e la missione del proletariato)
Da classe in sé, il proletariato deve tornare ad essere una classe per sé, in grado di contrapporre una propria cultura, una propria concezione del mondo e una propria coscienza politica a quella della classe dominante borghese, quella cultura, quella concezione del mondo, quella coscienza politica che proprio Marx gli diede per primo.
Marx ed Engels però fecero ancora di più, fu grazie a loro se in Europa il proletariato riuscì a raggrupparsi organizzativamente e politicamente e a dar vita a quei partiti che avrebbero dovuto dirigerlo nella difesa dei suoi interessi di classe e alla conquista del socialismo, di cui il PMLI è l’erede in Italia.
Noi marxisti-leninisti italiani siano allievi dei 5 grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, e non smetteremo mai di studiare le loro opere perché continuano ad insegnarci lezioni di straordinaria attualità sul come combattere il capitalismo, per il socialismo.
Basta leggere anche solo qualche frase della sterminata letteratura politica ed economica scritta da Marx per rimanere impressionati dalla straordinaria attualità dei suoi insegnamenti e della potenza indagatrice e premonitrice delle sue analisi sull'evoluzione del sistema economico capitalistico.
Negli anni i revisionisti italiani hanno ripetutamente dato per spacciato il marxismo, distorto, contestato e confutato l’essenza rivoluzionaria, rinunciando definitivamente a ogni idea di socialismo e alla emancipazione della classe operaia dalla proprietà privata capitalistica.
Ma finché ci saranno le classi e la divisione in classi l’umanità progressiva non potrà farne a meno.
Il marxismo ha segnato il corso o profondamente influenzato ogni grande rivolgimento sociale e politico dell’ultimo secolo. E certamente illuminerà il cammino della lotta per il socialismo in Italia perché Marx vive nel nostro Partito e nella nostra rivoluzione.
Facciamo nostra la concezione del socialismo di Marx: “Socialismo è la dichiarazione della rivoluzione in permanenza, la dittatura di classe del proletariato, quale punto di passaggio necessario per l'abolizione delle differenze di classe in generale, per l'abolizione di tutti i rapporti di produzione su cui esse riposano, per l'abolizione di tutte le relazioni sociali che corrispondono a questi rapporti di produzione, per il sovvertimento di tutte le idee che germogliano da queste relazioni sociali.” (Marx, Le lotte di classe in Francia, dal 1848 al 1850, Marzo 1850 - Opere complete, V. cap. III, Editori Riuniti, p. 126)
Teniamo alta la bandiera di questo gigante del pensiero e dell’azione rivoluzionaria e continuiamo ad ispirarci ai suoi insegnamenti per ridare al proletariato la sua coscienza di classe e per fare un grande, forte e radicato PMLI!
Gloria eterna a Marx, cofondatore del socialismo scientifico e grande maestro del proletariato internazionale!
Avanti verso l’Italia unita rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

18 marzo 2015