Gravi responsabilità delle istituzioni locali e nazionali in camicia nera
A Napoli 1.330 complessi scolastici su 2.000 dovrebbero essere restaurati
8 scuole su 10 insicure e a rischio chiusura

Redazione di Napoli
Nella manifestazione indetta contro la controriforma sulla scuola del nuovo Berlusconi Renzi e del suo sodale Giannini tra i punti fondamentali avanzati dalle masse studentesche in lotta un importante segmento è dedicato alla edilizia scolastica con richiesta immediata di massicci investimenti economici per non avere più scuole che crollano in testa agli studenti. Ne hanno ragione da vendere studentesse e studenti impegnati in questa lotta giusta e sacrosanta contro l’attuale esecutivo, atteso l’incredibile vecchiume della scuola pubblica, assolutamente abbandonata a se stessa, considerato uno dei più grandi disastri degli ultimi quarant’anni in Italia. I vecchi banchi verdi, le sedie di legno, le lavagne consumate ancora addobbate con il gesso, senza le moderne tecnologie che servirebbero agli studenti, fin dalle elementari, per avere degli aggiornamenti costanti sulla evoluzione del materiale didattico. Si pensi alla decisione del febbraio scorso della giunta della casa del fascio guidata da Caldoro in Campania di ritirare la delibera di 304 milioni di fondi dell’Unione Europea che concedeva agli studenti e alle studentesse, fin dalle elementari, un milione di tablet, per destinare la somma ad altre “priorità”. Nella scuola del regime neofascista mancano gli insegnanti, aumentano le supplenze precarie, per non parlare dei docenti dediti al sostegno dei bambini con minori abilità. Le strutture scolastiche sono per la maggior parte fatiscenti, antiquate, quasi mai a norma, soprattutto antisismica, e presentano quasi sempre le barriere architettoniche. L’80 per cento delle scuole, se la controriforma venisse applicata alla lettera, dovrebbero essere chiuse dalla sera alla mattina con i danni conseguenti che ne deriverebbero, primo fra tutti l’aumento dell’evasione scolastica. Sul totale degli istituti “in funzione” il 60 per cento è stato costruito prima del 1974, quando vennero varate le leggi sui criteri antisismici, su di una popolazione, quella studentesca, che conta attualmente 7.830.650 divisi in 370mila classi sparse in circa 42mila scuole, e 778.736 docenti. Numeri ancora incerti vista l’ostinazione del Ministro dell’Istruzione, inclusa Giannini, di non effettuare un censimento su tutti questi dati: dagli insegnanti, alla popolazione scolastica, dalle strutture, fino alle biblioteche, palestre, sedie e banchi, lavagne, personal computer, e così via.
In Campania il sindacato Uil ha reso pubblici alcuni importanti dati che, a prima lettura, sono veramente avvilenti. Sui circa 2000 complessi scolastici della provincia di Napoli, almeno 1300 necessiterebbero di interventi di ristrutturazione radicale, in 400 ci sarebbero ancora tracce di amianto, uno su dieci non è adeguato alle normative antisismiche. “Numeri da edilizia post bellica”, commenta amaro il segretario generale Uil scuola in Campania Salvatore Cosentino. Così, forte fu la denuncia degli studenti dell’IPSAR di Bagnoli che - nonostante un procedimento penale avviato dall’allora preside con il rischio di quasi due anni di carcere (poi assolti con formula piena dal Tribunale dei Minorenni di Napoli) – occuparono per più di due mesi la scuola, fotografando lo stato di completo abbandono del plesso scolastico da parte della provincia di Napoli guidata, allora, dal plurinquisito Cesaro. Per riparare a questo sfascio, solo per la città di Napoli occorrerebbero 25 milioni di euro annui fino al 2018, mentre per la Campania occorrerebbe un miliardo di euro a fronte della ridicola cifra di 183 milioni stanziati. Un riparto che prevede 171,3 milioni di euro (3.669 progetti) per la piccola manutenzione; 3,304 milioni (7 progetti) per la messa in sicurezza delle scuole, la rimozione dell’amianto e delle barriere architettoniche; 8,3 milioni di euro (7 progetti) per la realizzazione di nuove scuole. Ma non è finita. C’è chi ritiene i dati della Uil “morbidi” rispetto ad un rapporto presentato sulla emergenza scuola in Campania: si tratta del Centro Studi Ance di Salerno che afferma, senza mezze parole, che in Campania gli edifici scolastici esposti a un elevato rischio sismico sono 4.872, mentre quelli ad elevato rischio idrogeologico sono 1.017. Ancora: le scuole campane a rischio sismico rappresentano il 20,2% del totale nazionale, quelle a rischio idrogeologico il 16,3%. A Napoli dalla periferia ai quartieri centrali, per passare per quelli popolari la musica non cambia, tanto che gli istituti storici come i classici Sannazzaro e Gianbattista Vico, lo scientifico “Vincenzo Cuoco”, il Conservatorio sono transennati e cantierati fino a costringere gli studenti a fare complicati slalom per accedere alle classi, spesse volte con doppi e tripli turni. A Salerno le cose non vanno molto meglio al punto che a gennaio è crollato il soffitto di un’aula dell’Istituto Giovanni XXIII; e per fortuna che si è verificato di notte e non si è fatto male nessuno. Paradossale che proprio questo plesso scolastico non era incluso tra quelli da restaurare secondo il nuovo piano del governo (sic!). Stessa sorte marzo per il crollo del soffitto della mensa della scuola elementare Aldo Moro di Vallo della Lucania. I bambini ora sono costretti a mangiare i panini in classe. Ma innumerevoli sono gli incidenti, piccoli, medi e di grande entità che nel corso degli anni hanno creato disagio e portato alla chiusura delle scuole che poi non sono mai state riaperte.
In una quadro così disastrato che colpisce gli istituti del regime neofascista, dove il nuovo Berlusconi Renzi e la sua compare Giannini parlano della fantomatica promessa di “una scuola a settimana”, le responsabilità politiche delle istituzioni nazionali sono gravissime. Al pari di quelle locali in camicia nera, cominciando con i due candidati alla poltrona di governatore della Campania, come gli inquisiti De Luca e Caldoro, cui si aggiunge anche la giunta antipopolare del neopodestà De Magistris che non ha presentato, al pari della giunta della casa del fascio Caldoro, uno straccio di piano scuola tale da poter porre rimedio al disastro attuale presente non solo a Napoli, ma in tutta la Campania.

18 marzo 2015