Nel giorno dell'inaugurazione del nuovo grattacielo della Banca centrale europea
Migliaia in piazza a Francoforte contro l'austerity e la Troika
Scontri con la polizia: 350 fermati, 16 arresti, 21 feriti, 107 intossicati. I manifestanti appendono sull'Eurotower lo striscione "Il capitalismo uccide"
Draghi cerca di conquistare le simpatie dei manifestanti

Quella che il 18 marzo ha visto oltre 30mila combattivi manifestanti in cortei, sit-in, blocchi a Francoforte è stata una delle più grandi contestazioni internazionali alla Troika e alla politica di austerità imposta alle masse dei vampiri dell'UE.
Sono arrivati da ogni parte d'Europa, Italia compresa, con treni e bus, rispondendo all'appello sottoscritto da più di novanta organizzazioni, coalizzate nel movimento Blockupy, nome nato dalla fusione tra Block Bce e Occupy, per contestare l'inaugurazione del nuovo edificio della Banca centrale europea (Bce).
L'Eurotower, alta 185 mt, costata oltre 1,3 miliardi di Euro, un ulteriore affronto alle masse popolari europee, spremute fino all'ultima goccia di sangue, era circondata già da alcuni giorni dal filo spinato, che delimitava la cosiddetta “zona rossa”, difesa dall'impressionante schieramento di di 9mila agenti in assetto antisommossa.

Le manifestazioni
Una presenza militare massiccia che tuttavia non è riuscita, nonostante le violente cariche, i cannoni ad acqua usati contro i manifestanti e i lacrimogeni sparati sulla folla, a impedire che, con azioni coordinate, le avanguardie degli attivisti si avvicinassero alla “zona rossa”, con l'obbiettivo di impedire l'inaugurazione e di rovinare la festa, a cui partecipava anche Mario Draghi, e di consentire al corteo della mattina di avvicinarsi il più possibile alla sede della nuova Bce, come era stato deciso nell'assemblea plenaria internazionale tenutasi il giorno prima.
Tra le azioni di massa, cui hanno partecipato migliaia di giovani, il blocco fin dall'alba del ponte principale di Francoforte, sul fiume Meno, dei binari della stazione ferroviaria e degli svincoli autostradali, che hanno rallentato le operazioni di avvicinamento dei mezzi militari e consentito alle masse di recarsi a piedi fino ai piedi della Eurostar, dove si è tenuto un presidio.
E' stato nel corso di queste manifestazioni di preparazione al corteo che migliaia di manifestanti sono stati circondati dagli agenti in assetto antisommossa e dai mezzi con gli idranti. La polizia ha utilizzato lacrimogeni, spray urticanti e manganellato i giovani. I fermati sono stati 350, la maggior parte però rilasciati in tarda mattinata.
Nello stesso momento, un corteo, formato da cinque diverse manifestazioni, tra cui quella della Confederazione tedesca dei sindacati, confluite in un unico spezzone, ha attraversato il centro di Francoforte, raggiungendo i manifestanti dei blocchi, tra cui centinaia di italiani, e chiedendone la liberazione.
Alla fine della mattinata il bilancio è di 350 fermati, tra cui molti italiani, 16 arresti, 21 feriti, 107 intossicati.
Alle 14 è partito il rally centrale di Blockupy, con spettacoli musicali e interventi fatti da esponenti politici di Blockupy, cui alle 17 è seguito il corteo unitario, che raccogliendo le simpatie della popolazione locale, schieratasi a sostegno dei manifestanti dopo le violenze della polizia, ha superato le 20mila presenze.
Tra i manifestanti, oltre agli attivisti di tutta Europa dei movimenti sociali, anche gli operai e i sindacalisti della IG Metal e i lavoratori precari, soprattutto della multinazionale Amazon, i migranti massacrati dalla politica di chiusura delle frontiere attuata dalla UE imperialista.
Il corteo, scandendo durissime parole d'ordine contro la Troika, la sua politica antipopolare e i governi che la sostengono, ha ancora una volta attraversato il centro di Francoforte, arrivando fino alla sede della Deutsche Bank.

Un duro colpo all'UE imperialista
E' stata una vittoria su tutti i fronti, la mobilitazione europea del 18 marzo. Lo stesso Mario Draghi, presidente della Bce, è stato costretto a venire allo scoperto e a pronunciarsi sulle motivazioni della contestazione. Ha tentato di essere aperto e accattivante, blaterando della necessità di ascoltare “la richiesta di cambiamento”, di sostenere “politiche d'integrazione, equità” e di rafforzare “i canali per una vera legittimazione democratica, in particolare il Parlamento europeo”.
Solo parole demagogiche quelle di Draghi che, essendo il presidente della Bce, la massima istituzione finanziaria dell'UE imperialista, è nemico dei popoli dei Paesi più deboli e degli stessi Paesi che ne fanno parte, e fra i principali responsabili del massacro sociale delle masse popolari europee, delle politiche di esclusione, della restrizione degli spazi di democrazia in Europa.
La verità è che la Troika non offre alcuna opportunità di cambiamento, di democratizzanzione, di inclusione sociale.
Ma la soluzione qual è? Non è certo quella proposta dai riformisti di Syriza, Izquierda Unida, Lista Tsipras, che hanno partecipato da promotori e/o invitati all'assemblea plenaria del 17 marzo, dove si è discusso dell'orizzonte strategico di questo movimento. La proposta di questi soggetti politici è nei fatti tutta interna alla logica capitalista e imperialista, e ripone fiducia nella possibilità di riformare la politica e le istituzioni dell'UE. Il loro è un pericoloso inganno. L’Unione europea imperialista non può cambiare natura di classe e, se anche fosse riformabile, continuerebbe a sfruttare e opprimere i popoli, a essere razzista e antimigranti e a fare unicamente gli interessi della grande finanza, del grande capitale e della borghesia.
Costoro si riducono a coprire a sinistra la UE invece di battersi per distruggere tale alleanza imperialista. Non ci possiamo accontentare di porre come obbiettivi strategici quelli della rinegoziazione del debito dei singoli Stati, di una politica meno antipopolare e ricattatoria, della mitigazione delle logiche dell’austerità e della privatizzazione, del ripristino della sovranità e degli strumenti di democrazia parlamentare dei singoli Stati componenti, dall'addolcimento della militarizzazione e dell'interventismo imperialista europei. Tutti questi infatti sono obbiettivi irraggiungibili se non si va al cuore del problema. E settori più avanzati del movimento ci sono arrivati: com'era scritto sullo striscione appeso il 18 marzo sulla torre dell'Eurotower dai combattivi manifestanti dell'ala anticapitalista, "Kapitalismus Totet", cioè "Il capitalismo uccide".
Per raggiungere gli obbiettivi cui la base di Blockupy aspira, è dunque il capitalismo che va combattuto, con tutte le sue istituzioni, nazionali e sovranazionali. Mentre a UE va delegittimata, isolandone le istituzioni e i suoi governi, con l'obbiettivo di distruggerla.

25 marzo 2015