Sull'autostrada simbolo del malaffare borghese e criminale italiano
Crolla una campata sulla Salerno-Reggio Calabria
Morto un giovane operaio dell'Anas. Dodici “morti bianche” sull'A3 in 5 anni

Lunedì 2 marzo è crollata una campata stradale in un cantiere all'interno del viadotto “Italia” alto 255 metri (il più alto d'Italia, il secondo in Europa) sulla A3 Salerno-Reggio Calabria nella tratta compresa tra Laino Borgo e Mormanno (Cosenza). Nel crollo, che ha trascinato giù mezzo viadotto grande quanto mezzo campo di calcio, è morto un operaio rumeno di 25 anni, Adrian Miholca, cha stava lavorando con il suo trattorino alla demolizione della quinta campata del viadotto in direzione Reggio.
Le conseguenze del crollo potevano essere ancora peggiori perché il tratto da demolire è parallelo, separato solo da un guardrail, alla carreggiata nord del viadotto (sostenuta dallo stesso pilone) in quel momento aperta al traffico autostradale, tanto che dai finestrini delle auto erano ben visibili i lavori che l'Anas ha definito “prove di demolizione”. La procura di Castrovillari (Cosenza) ha disposto la chiusura della tratta perché, come dice il procuratore Franco Giacomoantonio: “Il crollo della campata potrebbe aver incrinato anche la stabilità complessiva”.
Con quella di Miholca diventano 12 le morti bianche dal 2010 ad oggi sulla A3, autostrada simbolo del malaffare borghese e criminale italiano ed eterna incompiuta da quel lontano 1962 quando venne iniziata all'ombra del boss DC Amintore Fanfani.
Dura la presa di posizione della Fillea-CGIL; il dirigente locale Antonio Di Franco parla di giungla di appalti e subappalti (spesso e volentieri in odor di 'ndrangheta) che annientano la sicurezza: “Si lavora 12 ore al giorno. In certi cantieri della A3 è un fatto praticamente istituzionalizzato. Se ti ribelli, il contratto a termine non viene rinnovato. Situazioni su cui Anas e contraenti avrebbero il dovere di intervenire”, mentre il segretario nazionale, Walter Schiavella, chiede di “rafforzare le verifiche su tutte le imprese che operano nei cantieri della A3, sullo stato di applicazione dei protocolli e dei piani per la sicurezza, sugli orari di lavoro, sulle condizioni di vita dei lavoratori, soprattutto delle imprese in subappalto”.
L'Anas con un agghiacciante comunicato ha chiesto il dissequestro della tratta sostenendo che “sono state adottate tutte le misure di sicurezza” e che non vi sarebbero pericoli per i passeggeri ma la procura, sempre per bocca di Giacomoantonio, nega: “La riapertura del viadotto? Tempi lunghi. Non siamo sicuri della sua percorribilità. Non vogliamo correre rischi e sappiamo che il sequestro creerà molti disagi. Dobbiamo però essere certi della sicurezza della struttura prima di predisporre il ritorno alla normalità su questo tratto della Salerno-Reggio Calabria”.
La gravità della situazione si capisce anche dall'intervento del segretario generale della CGIL del Pollino-Sibaritide-Tirreno, Angelo Sposato: “La disposizione del sequestro del viadotto porterà necessariamente ad un iter procedurale che richiederà un tempo indeterminato per tutte le verifiche tecniche che andranno fatte con scrupolo e rigore. E’ del tutto evidente che l’incidente che ha determinato il cedimento della campata che è andata a poggiarsi su uno dei piloni del viadotto non può allo stato garantire la sicurezza dei lavoratori nei cantieri e degli automobilisti. Di fatto la Calabria è isolata dal resto del Paese e se tale situazione dovesse perdurare a lungo, in assenza di una viabilità alternativa, metterebbe in ginocchio l’intero sistema economico-sociale e istituzionale delle regioni del mezzogiorno e del territorio. Riteniamo opportuno, pertanto, che il governo nazionale e regionale assumano nello specifico una iniziativa tesa a convocare un tavolo di crisi con Anas, Prefettura, il contraente generale, le istituzioni locali e le parti sociali''.

25 marzo 2015