Nell'incontro a Bruxelles
Il Consiglio europeo unito per combattere lo Stato islamico
Renzi in prima fila per l'intervento in Libia

La riunione del Consiglio europeo del 19 e 20 marzo a Bruxelles aveva all'ordine del giorno il via libera all'istituzione dell'Unione dell'energia e di altri temi economici, di varie questioni internazionali catalogate sotto il tema delle relazioni esterne; nonostante all'ultimo momento si sia inserita anche la richiesta del governo di Tsipras di affrontare di nuovo l'argomento debito della Grecia, discusso nella cena del 19 marzo e rimandato al prossimo eurogruppo, uno degli argomenti centrali non poteva che essere la questione della lotta al "terrorismo". Un argomento sul quale il Consiglio europeo si è espresso unito per combattere lo Stato islamico (Is).
In prima battuta i capi di Stato e di governo dei 28 paesi dell'Unione europea (Ue) hanno condannato "lo spaventoso attentato terroristico" del 18 marzo al museo del Bardo a Tunisi e si sono impegnati a intensificare la collaborazione con il paese nella lotta al terrorismo, per favorire la "promettente transizione democratica". Il governo tunisino aveva appena reso noto che due dei responsabili dell'attacco, uccisi dalle forze speciali, erano stati addestrati in Libia nella zona controllata dalle forze che hanno aderito allo Stato islamico e anche l’inviato dell’Onu in Libia, Bernardino Léon, impegnato nel seguire le trattative tra i governi di Tobruk e Tripoli, confermava l’esistenza in Libia di "campi di addestramento che vengono utilizzati per attacchi contro altri paesi della regione".
Nel comunicato finale del vertice la Libia era trattata in un capitolo dedicato nel quale l'Ue affermava che "la crisi in Libia costituisce una grave sfida alla pace e alla sicurezza internazionali che richiede la piena attenzione dell'Ue. Il Consiglio europeo ha chiesto un cessate il fuoco immediato e incondizionato e ha sollecitato le parti libiche a giungere rapidamente a un accordo su un governo di unità nazionale. Solo una soluzione politica può offrire un percorso sostenibile verso una transizione democratica. L'Ue è impegnata negli sforzi in corso da parte dell'Onu e rafforzerà il suo attuale sostegno all'Unsmil e al processo di unità. Loda l'operato del rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite". "Non appena si troverà un accordo per formare un governo di unità nazionale", metteva in evidenza il comunicato, "l'Ue è pronta, insieme ai paesi della regione e ai partner internazionali, a contribuire alla sua attuazione avvalendosi pienamente di tutti i suoi strumenti. L'alto rappresentante presenterà proposte come convenuto in sede di Consiglio il 16 marzo 2015. L'Ue potenzierà la sua collaborazione con i partner pertinenti per contrastare il terrorismo nella regione".
Il vertice Ue puntava sulla conclusione positiva del negoziato fra le due principali fazioni libiche e sulla formazione di un governo di unità nazionale perché così potrà anche avere il via libera, su richiesta delle parti o dell'Onu su cui preme da tempo, per mettere un piede militare nel paese soto la forma di missioni di sicurezza o di polizia per la sorveglianza di edifici governativi, infrastrutture strategiche e per il controllo delle frontiere. Una "missione di pace" a tutto tondo, che nei termini imperialisti è un intervento armato "legalizzato".
Come in altre recenti occasioni è stato il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi a schierare l'imperialismo italiano in prima fila per l'intervento militare in Libia e la guerra alla "minaccia globale" dello Stato islamico. In questa occasione ha trovato un alleato nella cancelliera Angela Merkel che lo ha seguito nella denuncia di come "l’influenza di Is stia crescendo in Libia" pur non andando oltre la posizione di sostegno "ai tentativi dell’Onu per la formazione di un governo di unità nazionale".
La responsabile della politica estera europea Federica Mogherini ha avuto il compito di dettagliare le proposte di intervento della Ue e la sua relazione è attesa per il mese di maggio. Non tutti i paesi però pensano di aspettare maggio e vogliono accelerare. Come nel caso dei governi italiano e francese che nei giorni precedenti avevano ribadito di essere già pronti a intervenire in caso di escalation della crisi. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, nel vertice bilaterale a Caen in Francia, ribadiva che "l’Italia in Libia ha un ruolo cruciale, non possiamo chiedere ad altri paesi europei di avere lo stesso impegno". Noi siamo pronti, rispondeva il capo di Stato maggiore italiano Danilo Errico che il 17 marzo garantiva di essere in grado di "assicurare ciò che sarà richiesto" dalla politica, "non si può dire al buio di cosa ci sarà bisogno. Dipende dalle scelte del governo e dal contesto internazionale in cui un'eventuale azione sarà inquadrata".

25 marzo 2015