Roma
Poletti contestato dai giovani precari a colpi di “Buffone” e “Vergogna”

S'era recato il 26 marzo alla sede della Regione Lazio per partecipare a un convegno sul programma europeo “Garanzia Giovani” insieme con il governatore, Nicola Zingaretti, PD, e il commissario europeo per l’occupazione, Marianne Thyssen, per snocciolare le fantastiche quanto irreali cifre sulla “crescita” dell'occupazione, quando il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, si è imbattuto nella giusta e dura contestazione di un folto gruppo di giovani precari.
Tenuti lontani dalla polizia, i lavoratori lo hanno “accolto” con assordanti fischi e grida di “vergogna” e “buffone”, contestando l'ennesimo spreco di fondi pubblici per l'iniziativa propagandistica sullo scatolone vuoto e inefficiente di “Garanzia Giovani” (European Youth Guarantee is a fake, “il progetto Garanzia Giovani dell'UE è una balla” recitava uno striscione) e denunciando al megafono come le forme di sfruttamento previste da questo programma non sono formative, ma “roba vecchia” per far lavorare i giovani “senza rimborso e per niente al mese”.
“Non lavoriamo gratis” e “No al business sulla disoccupazione giovanile, noi vogliamo reddito e diritti”, hanno giustamente affermato i manifestanti, riferendosi anche al Jobs act del governo Renzi. Sotto attacco anche le populiste ed antigiovanili dichiarazioni del ministro del Lavoro, secondo cui gli studenti dovrebbero passare un mese a fare formazione, sottraendolo alle vacanze estive. "I miei figli d'estate sono sempre andati al magazzino della frutta a spostare le casse. Sono venuti su normali, non sono speciali".
Sembra di sentire ancora la Marchionne in gonnella, Elsa Fornero, e i suoi insulti di ormai oltre due anni fa ai giovani italiani troppo “schizzinosi” di fronte al lavoro.
Non se ne può più né della condizione di sfruttamento selvaggio a cui sono sottoposte le masse giovanile, né della retorica paternalista, aggressiva e insultante nei loro confronti che regolarmente accompagna le dichiarazioni dei ministri, quando parlano della questione del lavoro giovanile.
A proposito di spostare cassette in un magazzino, Poletti non inventa nulla. In Italia da sempre, e oggi ancor più dopo le controriforme del governo Renzi, i figli delle masse popolari, milioni di giovani, se gli va bene dai 14 anni in su sennò anche da prima, spostano cassette, o fanno lavori sottopagati e supersfruttati, dalla mattina alla sera tutto l'anno, non solo qualche ora d'estate, e questo corrisponde all'unica formazione lavorativa che i governi hanno loro consentito. Quello che propone di nuovo il ministro Poletti è la generalizzazione a tutti i giovani di queste disumane forme di sfruttamento, che invece andrebbero abolite.
Perché rimanga agli atti, riportiamo un brano di un'intervista rilasciata da una giovane che in piazza contestava Poletti e le cifre governative su “Garanzia Giovani”: 476.000 giovani iscritti, 233.000 presi in carico e 49.000 che avrebbero già avuto una proposta tra tirocini, opportunità occupazionali, formazione, stage e servizio civile. 303.000 contratti a tempo indeterminato, con un aumento di 79.000 unità (+38,4%), sullo stesso periodo del 2014.
La giovane rivela come vanno veramente le cose: “Dopo che mi sono iscritta al sito, sono andata al primo colloquio e poi da sola ho cercato informazioni, ho saputo che potevo accedere al tirocinio. Loro non mi hanno più richiamata. Da sola ho trovato un'azienda e ho insistito perché attivassero il percorso, quindi un lavoro nel lavoro. Trovare il tirocinio ed attivarlo è un lavoro”. Altri giovani in piazza hanno parlato di stage non ancora retribuiti a distanza di mesi nonostante il supersfruttamento e di licenziamenti in tronco.
Poi si scopre che neanche il ministro è in grado di fare una previsione attendibile sulla validità del programma europeo e Manpower, l'agenzia di selezione del personale, rivela che le prospettive di assunzioni non cambiano molto dopo il Jobs Act. E questo sarebbe, secondo Renzi “il segnale che l’Italia riparte”, come ha dichiarato dopo aver letto i numeri snocciolati da Poletti?
Per mettere uno stop a questo scempio, Renzi e il suo governo vanno fermati con la lotta di piazza, costruendo un ampio fronte che raduni forze politiche, sindacali e sociali con obiettivi strategici anche diversi ma che abbia in comune l'obiettivo di spazzar via il governo del nuovo Berlusconi democristiano e tutte le controriforme a partire da quelle antigiovanili, dal Jobs Act alla “Buona scuola” che lo contraddistinguono.

1 aprile 2015