Alle primarie PD-FI-MPA-AN
La base agrigentina del PD si astiene e boccia l'inciucio con FI
Crocetta e i dirigenti renziani, dopo aver promosso le primarie comuni, sono costretti a fare marcia indietro

Dal nostro corrispondente della Sicilia
Ad Agrigento il 22 marzo si sono svolte le primarie d'ammucchiata PD-FI e rottami di vari altri partiti, tra cui AN ed MPA. E il risultato, di quelli che i dirigenti renziani del PD siciliano, sordi agli avvertimenti della base, non si aspettavano, è deflagrato come una bomba politica, investendo la loro linea antipopolare.
Ha stravinto, con 2.152 voti il candidato imprenditore di FI Silvio Alessi, vicino all'ex-FI ed ex-pluri assessore regionale, l'agrigentino Michele Cimino, leader del Patto Democratici per le Riforme, formazione recentemente nata al parlamento siciliano per iniziativa dell'intramontabile inciucista Salvatore Cardinale, PD, con l'obbiettivo di far transitare appoggi da destra sul governo Crocetta e di sostenere in Sicilia le “riforme” di Renzi, ma vicino anche al parlamentare di Forza Italia Riccardo Gallo, nonché al noto Dell'Utri, condannato in Cassazione a 7 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il segretario del circolo “Berlinguer” di Agrigento, Epifanio Bellini, ha raccolto soltanto 808 preferenze, poco più di un terzo di quelle di FI e molto meno del numero degli iscritti. Giuseppe Vita, imprenditore, espressione di AN, ha avuto 567 voti. Piero Marchetta, commercialista ed ex Mpa, 534 preferenze.
In sostanza i naturali alleati FI, MPA, ex-AN, hanno raccolto 3.253 voti in totale, 4 volte più del PD.
E' fallita, grazie all'astensione di massa della base PD, l'ambiziosa operazione dei dirigenti renziani locali e regionali di ricomporre ed egemonizzare, dandole rappresentanza politica in cambio di voti, l'area democristiana, orfana dell'ex governatore Cuffaro, boss dell'agrigentino in carcere per mafia, e i pezzi dell'MPA, orfani di don Raffaele, ex-governatore anche lui con problemi di mafia, e di raccogliere e rilanciare gli oppositori forzisti dell'occupante del Viminale.
I dirigenti renziani di Agrigento si sono visti sgretolare il partito nelle mani e traballare le loro poltroncine sotto il sedere. Tanto da chiedere di annullare le primarie, commissariare la segretaria provinciale e individuare un nuovo candidato PD da contrapporre al forzista Silvio Alessi.
Certo non c'è che dire è un grande colpo politico l'essere riusciti con una mossa a ricomporre il “centro-destra” agrigentino anti-Alfano, a farsi mettere con le spalle al muro dai filomafiosi e ad alienarsi la propria base.
La “fine pinsata" politica poteva venire fuori soltanto dall'invincibile asse tra l'arroganza antipopolare del governatore siciliano don Sasà Crocetta e del renziano di primo pelo segretario regionale del PD, Fausto Raciti, che se ne infischiano della propria base, e l'arte inciucista democristiana di Marco Zambuto, ex-sindaco di Agrigento, ex-FI e adesso presidente regionale renziano del PD. Quest'ultimo a fine febbraio ha incontrato a Palazzo Grazioli il neoduce Berlusconi, per pianificare l'alleanza e, con tutta probabilità, anche la vittoria del candidato di FI.
Comunque si concluda questa vicenda, il PD, ne esce screditato agli occhi della base e delle masse popolari, in balia degli incapaci ed arrivisti dirigenti renziani, che hanno lavorato per rafforzare e rivitalizzare le cosche dei politicanti borghesi, che hanno distrutto Agrigento e la Sicilia e per mantenere lo status quo mafioso, infischiandosene altamente di quanto succede nella città, che ha uno dei tassi di disoccupazione più alti d'Italia, dove il lavoro è quasi esclusivamente precario, il dramma dell'emigrazione attanaglia i giovani e decine sono le vertenze aperte, e dove interi quartieri annunciano il loro astensionismo di protesta, com'è successo per le europee 2014.
Che le masse agrigentine boccino tutti i candidati a sindaco, astenendosi alle elezioni comunali. Perché Agrigento sia governata dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo. Non votare i partiti borghesi al servizio del capitalismo. Delegittimiamo le istituzioni rappresentative borghesi. Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo.

1 aprile 2015