Citazioni dei Maestri su proletariato, Partito e teoria rivoluzionaria
 

Conquistare il potere politico è il dovere della classe operaia
La conquista del potere politico è divenuto il grande dovere della classe operaia.
Marx, “Indirizzo inaugurale dell'Associazione internazionale degli operai”, 21-27 ottobre 1864, Opere complete, Editori riuniti, vol. 20, pag. 12
 
 

Il potere politico deve passare nelle mani della classe operaia
L'aumento della ricchezza proveniente dal lavoro collettivo della massa operaia o dai perfezionamenti della produzione va interamente alla classe dei capitalisti, mentre gli operai, pur lavorando una generazione dopo l'altra, rimangono sempre proletari nullatenenti. Esiste quindi un solo mezzo per porre fine allo sfruttamento del lavoro da parte del capitale: liquidare la proprietà privata degli strumenti di lavoro, trasferire tutte le fabbriche, le officine, le miniere, tutte le grandi proprietà terriere, ecc. nelle mani di tutta la società, e organizzare la produzione socialista, diretta dagli operai stessi. I prodotti del lavoro comune dovranno andare a vantaggio degli stessi lavoratori, e quel che producono in più di quanto è necessario al loro mantenimento servirà per soddisfare le esigenze degli stessi operai, per sviluppare pienamente tutte le loro capacità, e per farli godere, a pari diritto, di tutte le conquiste della scienza e dell'arte. Nel programma si dice pertanto che solo in questo modo può concludersi la lotta della classe operaia contro i capitalisti. Ma a tal fine è indispensabile che il potere politico, ossia la direzione dello Stato, dalle mani di un governo influenzato dai capitalisti e dai proprietari terrieri, o dalle mani di un governo composto direttamente da rappresentanti eletti dai capitalisti, passi nelle mani della classe operaia.
E' questo il fine ultimo della lotta della classe operaia, è questa la condizione della sua totale emancipazione. A questo fine ultimo debbono tendere gli operai coscienti e uniti.
Lenin, “Progetto e spiegazione del programma del partito socialdemocratico”, 1895-1896, Opere complete, Edizioni Rinascita, vol. 2 pag. 98
 
 

Il Partito deve esprimere l'emancipazione della classe operaia
Dappertutto l'esperienza ha dimostrato che il miglior mezzo per liberare gli operai dall'iniziativa dei partiti tradizionali consiste nel creare in ogni paese un partito proletario con una politica propria che si distingua chiaramente da quella di tutti gli altri partiti politici perché deve esprimere l'emanciazione della classe operaia.
Engels, “Lettera al Consiglio Federale spagnolo dell'Associazione internazionale dei lavoratori”, 13 febbraio 1871
 
 

Il Partito reparto di avanguardia della classe operaia
Il partito deve essere, prima di tutto, il reparto di avanguardia della classe operaia. Il partito deve assorbire tutti i migliori elementi della classe operaia, la loro esperienza, il loro spirito rivoluzionario, la loro devozione sconfinata alla causa del proletariato. Ma per essere effettivamente il reparto di avanguardia, il partito deve essere armato di una teoria rivoluzionaria, deve conoscere le leggi del momento, deve conoscere le leggi della rivoluzione. Se no, non è in grado di dirigere la lotta del proletariato, di condurre dietro a sé il proletariato. Il partito non può essere un vero partito se si limita a registrare quel che la massa della classe operaia sente e pensa, se si trascina alla coda del movimento spontaneo, se non sa superare l'inerzia e l'indifferenza politica del movimento spontaneo, se non sa elevarsi al disopra degli interessi momentanei del proletariato, se non sa elevare le masse al livello degli interessi di classe del proletariato. Il partito deve porsi alla testa della classe operaia, deve vedere più lontano della classe operaia, deve condurre dietro a sé il proletariato e non trascinarsi alla coda del movimento spontaneo. I partiti della II Internazionale, che predicano il “codismo”, sono agenti della politica borghese, che condanna il proletariato alla funzione di strumento nelle mani della borghesia. Soltanto un partito che si consideri come reparto di avanguardia del proletariato, e sia capace di elevare le masse al livello degli interessi di classe del proletariato, soltanto un tale partito è in grado di distogliere la classe operaia dalla via del tradunionismo e di trasformarla in forza politica indipendente.
Stalin, “Principi del leninismo”, maggio 1924, Piccola Biblioteca marxista-leninista, pag. 80
 
 

Il marxismo-leninismo, la verità universale applicabile ovunque
"Nel suo libro L'estremismo, malattia infantile del comunismo, scritto nel 1920, Lenin ha descritto la ricerca di una teoria rivoluzionaria da parte dei russi. Solo dopo parecchie decine di anni di avversità e di sofferenze i russi trovarono il marxismo... Dal tempo della disfatta della Cina nella Guerra dell'oppio nel 1840, i progressisti cinesi sono passati attraverso innumerevoli avversità per cercare la verità verso gli occidentali... A quell'epoca, i cinesi che aspiravano al progresso leggevano qualsiasi libro, purché contenesse le idee nuove dell'Occidente... Anche io, da giovane, intrapresi questi studi. Era la cultura della democrazia borghese occidentale, cultura che comprendeva le dottrine sociali e le scienze naturali di quel periodo, ossia ciò che fu chiamato 'nuova cultura' in opposizione alla cultura feudale cinese, che fu chiamata 'vecchia cultura'. Per molto tempo i seguaci della nuova cultura furono convinti che essa avrebbe salvato la Cina, e solo pochi nutrivano, al pari dei seguaci della vecchia cultura, dubbi su questo punto. Solo la modernizzazione poteva salvare la Cina. Fra i paesi stranieri di quel tempo, gli unici progressisti erano i paesi capitalisti occidentali, in quanto erano riusciti a edificare Stati borghesi moderni. I giapponesi avevano ottenuto buoni risultati imparando dall'Occidente, e i cinesi desideravano a loro volta apprendere dai giapponesi. Agli occhi dei cinesi di allora la Russia era un paese arretrato e pochi volevano imparare da essa. Ecco come i cinesi tentarono di apprendere dai paesi stranieri dagli anni quaranta del XIX secolo all'inizio del XX secolo.
L'aggressione imperialista infranse i sogni dei cinesi che si sforzavano di imparare dall'Occidente. Era molto strano: come mai i maestri commettevano continue aggressioni contro i loro allievi? I cinesi imparavano molto dall'Occidente ma non potevano mettere in pratica quello che avevano imparato, non potevano realizzare i loro ideali. Le loro ripetute lotte, come la Rivoluzione del 1911 che fu un movimento su scala nazionale, si risolsero tutte in altrettante sconfitte. La situazione del paese peggiorava di giorno in giorno e la vita era divenuta impossibile. Sorsero dubbi, che crebbero e si approfondirono. La Prima guerra mondiale scosse tutto il globo. I russi fecero la Rivoluzione d'Ottobre e crearono il primo Stato socialista nel mondo. Sotto la guida di Lenin e di Stalin, l'energia rivoluzionaria del grande proletariato e del grande popolo lavoratore della Russia, fino allora latente e non avvertita dagli stranieri, esplose all'improvviso come un vulcano, e i cinesi come tutta l'umanità, videro i russi in una nuova luce. Allora, solo allora, ebbe inizio un'era completamente nuova nel pensiero e nella vita dei cinesi. Essi scoprirono il marxismo-leninismo, la verità universale applicabile ovunque, e il volto della Cina cominciò a cambiare.
Fu grazie ai russi che i cinesi scoprirono il marxismo. Prima della Rivoluzione d'Ottobre i cinesi non solo ignoravano Lenin e Stalin, ma non conoscevano neppure Marx ed Engels. Le cannonate della Rivoluzione d'Ottobre ci portarono il marxismo-leninismo. La Rivoluzione d'Ottobre aiutò i progressisti cinesi e quelli di tutti i paesi ad adottare la concezione proletaria del mondo come strumento per studiare il destino della propria nazione e per esaminare daccapo tutti i loro problemi. Seguire la strada dei russi, questa fu la loro conclusione" .
Mao “Sulla Dittatura Democratica Popolare, 30 giugno 1949, Opere scelte, Casa Editrice in lingue estere di Pechino, vol. 4 pagg. 424-426

1 aprile 2015