A Tunisi
Il World Social Forum sparge illusioni su un “altro mondo possibile” col capitalismo
L'organizzazione internazionale dei movimenti, partiti e governi riformisti schierata con l'imperialismo contro il terrorismo, ossia lo Stato islamico
Tsipras: “Il mondo potrà progredire solo grazie alla democrazia” borghese

 
La manifestazione di apertura del Forum Sociale Mondiale (Wsf, nella sigla inglese) che si è tenuto a Tunisi dal 24 al 28 marzo è stata una “grande marcia dei popoli contro il terrorismo”, ripetuta il 28 marzo a chiusura dei lavori, fra i quali quello di una commissione speciale per inziare a scrivere una "Carta Internazionale Altermondialista contro il terrorismo”. Il tema era ovviamente entrato prepotentemente nell'agenda dei lavori del Forum dopo l'attacco del 18 marzo al museo del Bardo ma anche in questo caso l'organizzazione internazionale dei movimenti, partiti e governi riformisti non ha saputo o voluto smarcarsi dalle posizioni dei paesi imperialisti, non li ha denunciati per il saccheggio e l'oppressione dei Paesi arabi e musulmani, e ha finito per schierarsi con l'imperialismo contro il terrorismo, ossia lo Stato islamico.
Il motto della giornata inaugurale era “Popoli di tutto il mondo uniti per la libertà, l'uguaglianza, la giustizia sociale e la pace. In solidarietà con il popolo tunisino e tutte le vittime del terrorismo, contro ogni forma di oppressione”, una posizione che se non parte dalla denuncia che sono il capitalismo e l'imperialismo i responsabili della negazione di questi diritti finisce per coprirli da “sinistra”. E conferma che pur partendo da denunce anche giuste il Wsf continua a spargere illusioni su un “altro mondo possibile” col capitalismo, che in fondo è il suo “peccato originale” da quando revisionisti e riformisti hanno preso la testa di questa fetta del movimento antiglobalizzazione con la prima edizione del Forum sociale mondiale tenutasi nel 2001 a Porto Alegre, in Brasile, e nato in contrapposizione al Forum mondiale economico di Davos.
Al Social Forum mondiale 2015 di Tunisi, che ha avuto il suo centro nel Campus Farhat Hached El Manar, hanno partecipato più di 60 mila attivisti, di quasi 4.400 associazioni, che hanno dato vita a una serie di seminari, convegni e eventi culturali di vario genere su temi importanti come i mutamenti climatici, la sovranità alimentare, i trattati commerciali, le migrazioni e la pace. Momenti di discussione e di confronto che però dovranno produrre proposte concrete; quello di Porto Alegre si concluse con la redazione di una lettera aperta nella quale venivano elencate alcune proposte e richieste come l’istituzione della “Tobin tax”, la cancellazione del debito dei paesi in via di sviluppo, la lotta contro gli Ogm e la soppressione dei paradisi fiscali. Proposte interessanti ma che non mettevano in discussione il capitalismo. Diversi partecipanti di organizzazioni italiane, fra le quali Arci, Libera, Cospe, Legambiente, Cgil, hanno sottolineato che quello spirito, perso per strada, deve essere ritrovato per rilanciare le iniziative del Forum fra le quali la mobilitazione in occasione della prossima COP21, la Conferenza delle Parti sui mutamenti climatici che avrà luogo a Parigi il prossimo novembre; una discussione lasciata al Consiglio internazionale del Wsf riunitosi sempre nella capitale tunisina. Vedremo, ma le premesse non sono delle migliori.
Il Consiglio dovrebbe decidere anche la sede del prossimo incontro e fra le possibili sedi ci sarebbe Atene in omaggio all'ultimo arrivato nella schiera degli anti liberisti, soprattutto a parole, il primo ministro greco Alexis Tsipras. Che ha inviato ai partecipanti al Forum un saluto nel quale ha elogiato l'organismo per aver “dimostrato come forze sociali, provenienti da diverse parti del mondo e alle prese con vertenze differenti tra di loro, possano convergere su cause comuni riuscendo, in questo modo, a proporre una visione e un progetto diversi per il pianeta”, con valori condensati in slogan come “le persone prima dei profitti” o “un altro mondo è possibile” e ha indicato che “il mondo potrà progredire solo grazie alla democrazia, al rispetto dei diritti, alla solidarietà e alle battaglie collettive”. La democrazia è ovviamente quella borghese. E ha concluso con “usando la solidarietà come arma i popoli vinceranno!”. Per combattere il capitalismo e l'imperialismo, come per opporsi efficacemente alle politiche neoliberiste, la solidarietà da sola è un'arma utile ma niente affatto decisiva.
 

1 aprile 2015