Obama: 10 mila marines restano in Afghanistan nel 2015

 
"Circa diecimila soldati americani rimarranno in Afghanistan per tutto il 2015", annunciava il 23 marzo il presidente degli Stati Uniti Barack Obama nella conferenza stampa alla Casa Bianca al termine dell'incontro con l’omologo afghano, Ashraf Ghani. Una decisione che ribalta quella confermata solo tre mesi fa quando Washington annunciava che le forze di occupazione dell'imperialismo americano nel paese asiatico sarebbero state ridotte da 10 mila a 5 mila entro la fine del 2015.
Annunciato in pompa magna da Obama il 27 maggio 2014, quel piano prevedeva che alla fine del 2016 sarebbe rimasta nel paese una presenza minima di marines, quelli ritenuti necessari per la sorveglianza dell'ambasciata a Kabul, insieme a circa 4.000 militari degli alleati Nato tra cui Germania, Italia e Turchia col compito principale di addestrare e assistere le forze di sicurezza afghane.
Lo scorso 31 dicembre in Afghanistan terminava l’operazione "Isaf", col ritiro da Kabul della bandiera del contingente della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza, operativo dal 2003 sotto il comando della Nato. I militari dei paesi imperialisti restavano comunque sotto le bandiere dell'operazione "Resolute Support", che rimaneva una missione di guerra. E infatti a fine 2014 la Casa Bianca aveva in parte rivisto il piano autorizzando i suoi marines a svolgere missioni di combattimento, almeno per un altro anno. Obama aveva salutato la fine della missione Isaf come "la conclusione responsabile della più lunga guerra nella storia americana". Dopo tre mesi compie l'ennesima giravolta; almeno per l'anno in corso.
La conferma della presenza dei 10 mila soldati del contingente Usa in Afganistan per tutto il 2015 era stata di fatto "preparata" dalle recenti richieste del presidente afghano Ashraf Ghani di rendere più "flessibile" il programma di ritiro; una sponda forse concordata con la Casa Bianca che ha fornito a Obama la giustificazione per fare marcia indietro. E per non dover ammettere che la guerra contro la resistenza dei Talebani non è affatto vinta, anzi resta un grosso problema per il governo fantoccio di Kabul che non può fare a meno della copertura militare imperialista.
Lo confermano indirettamente anche i resoconti della visita a Washington del presidente Ghani e del premier incaricato Abdullah Abdullah che hanno incontrato i massimi esponenti dell’amministrazione, dal segretario di Stato John Kerry al segretario alla Difesa Ashton Carter, il segretario al Tesoro, il capo della Cia e altri funzionari cui hanno chiesto aiuti finanziari; il ministro Carter prometteva di chiedere al Congresso i soldi necessari per mantenere i 350.000 membri delle forze di sicurezza afghane fino al 2017. Altro che la fine dell'occupazione dell'Afghanistan promessa, annunciata e poi rimangiata da Obama.

1 aprile 2015