Continua da 11 mesi il presidio dei 435 operai in difesa del posto di lavoro e del Sulcis stremato dalla crisi economica capitalistica
Pasqua di lotta degli operai Alcoa

 
E' dal 16 maggio 2014 che gli operai dell'Alcoa di Portovesme (Sulcis-Iglesiente) tenacemente non hanno smesso un solo giorno di presidiare la fabbrica di proprietà della multinazionale americana consapevoli che, se avessero desistito un solo minuto, non avrebbero trovato più niente. Tutti insieme hanno deciso di non mollare fino a che la trattativa in corso non sarà conclusa e non avrà dato esiti positivi: la difesa del posto di lavoro e del sito industriale, tanto importante per questa parte della Sardegna, il Sulcis, perché il più povero e depredato dalla deindustrializzazione causata dalla svendita dei colossi industriali alle multinazionali straniere. Una svendita dettata dagli alti interessi speculativi e dai profitti capitalistici di una classe borghese mai appagata dello sfruttamento del sangue operaio, dell'aria e della terra che inquina senza ritegno, portando alla conseguente desertificazione anche sociale con la chiusura delle aziende dell'indotto, dai negozi e dei servizi della zona.
I 435 operai in mobilità, si sono organizzati in squadre per coprire i turni di notte e di giorno e dopo aver passato nel presidio le feste di natale hanno deciso con le loro famiglie di fare anche il pranzo di pasqua sotto la tenda per, insieme, fare il punto della situazione, riorganizzare i turni e pianificare le nuove iniziative di lotta nel caso che la trattativa a Roma non vada in porto.
Al Mise, (Ministero dello sviluppo economico) infatti, è in corso un tavolo fra l'Alcoa e la Glencore la multinazionale svizzera già presente nel polo industriale sulcitano con la Portovesme srl che ha manifestato interesse per l’acquisizione dello stabilimento abbandonato dalla multinazionale statunitense, ponendo due condizioni: la realizzazione del programma di bonifiche del sito e il riconoscimento di tariffe elettriche agevolate. Se niente è stato fatto dai governi in carica nel corso di questi ultimi due anni, tra Berlusconi, Monti e Letta, figuriamoci da quello attuale del Berlusconi democristiano Renzi, che ha tutt'altri interessi da salvaguardare.
“Ora siamo alla stretta finale - dice Elvio Muscas operaio della fonderia - entro giugno il governo dovrebbe chiudere la trattativa con Glencore, ma da qui non ci muoviamo fino a che non vediamo il primo cartellino timbrato”. E se entro giugno non arriva almeno un impegno del governo per la riduzione delle tariffe energetiche l'Alcoa sarà chiusa definitivamente.
Per un rapido riavvio degli impianti e della produzione, ed ottenere la sicurezza del posto di lavoro, agli operai dell'Alcoa, e alla popolazione del Sulcis, non rimane che la lotta di classe e di piazza. Intorno a loro si deve formare un ampio e combattivo fronte unito che costringa il governo Renzi a Varese un piano straordinario che mentre garantisce il lavoro agli operai Alcoa si roponga il rilancio economico dell'intero Sulcis.
 

15 aprile 2015