Ecatombe senza precedenti
950 migranti inghiottiti dal Mediterraneo
No alla distruzione dei barconi nei porti. Un atto di guerra che può ritorcersi contro il popolo italiano
Aprire le frontiere della UE

Mentre scriviamo non c'è ancora un numero ufficiale dei morti in questa ennesima strage di migranti, avvenuta nella notte tra sabato e domenica 19 aprile, quando un barcone di 20 metri, stipato all'inverosimile, con centinaia di profughi rinchiusi a chiave nella stiva, si è capovolto a 70 miglia marine dalla costa libica. Secondo le testimonianze dei pochi sopravvissuti, quando i migranti disperati, probabilmente in mare da diversi giorni, hanno avvistato un mercantile portoghese, che giungeva in soccorso, si sono spostati tutti da un lato mentre il pilota scafista abbandonava il timone per nascondersi tra i profughi: è così che si è ribaltato il barcone.
Le prime stime fatte dalla Guardia Costiera parlavano di 700 persone annegate, ma un sopravvissuto riferisce di circa 1.000 persone a bordo. La cifra più attendibile è, dunque, di 950 migranti inghiottiti dal mare. E mano a mano che vengono fuori le testimonianze dei naufraghi si precisa un quadro tremendo. Tra i profughi chiusi a chiave nella stiva c'erano 50 bambini e 200 donne. Ventiquattro corpi sono stati recuperati e trasferiti a Malta, mentre i 28 sopravvissuti sono tutti sulla terra ferma, già rinchiusi, come unico atto d'”accoglienza” del governo italiano al mostruoso Cara, Centro Accoglienza per Richiedenti Asilo, di Mineo, in provincia di Catania.
E' la più grave sciagura del mare dal dopoguerra ad oggi, un'ecatombe che supera persino la terribile strage di Lampedusa (Agrigento), quando il 3 ottobre 2013, 386 migranti, di cui 20 ancora dispersi, annegarono a poche decine di metri dall'isola siciliana.
Alla ricerca dei naufraghi hanno partecipato le barche dei pescatori siciliani, soprattutto la marineria di Mazara del Vallo, Trapani, mobilitata con grande generosità. Ma arrivati sul posto, riferiscono i pescatori, addolorati per non aver potuto aiutare i migranti, solo le tracce del naufragio, poiché i corpi sono rimasti intrappolati nell'imbarcazione affondata.
Arrogante e strafottente invece la reazione delle istituzioni borghesi italiane ed europee, che non esprimono un minimo di autocritica sulle criminali missioni di guerra ai migranti, Mare Nostrum e la ben più aggressiva Triton, che da anni ormai serrano le frontiere dell'Europa, costringendo i profughi a lunghi, pericolosissimi ed estenuanti viaggi della speranza. Ma non c'è alcun dubbio: le istituzioni dell'Europa imperialista e i vari governi dei paesi che ne fanno parte sono i responsabili di questa ennesima strage, come delle precedenti consumatesi in un mare che ormai è diventato una tomba di migranti. Del resto, l'allarme sulla possibilità che la politica europea dei respingimenti alle frontiere provocasse naufragi era già stato lanciato da tempo. Dopo le centinaia, quelle note, di morti in mare causate da Mare Nostrum, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati aveva evidenziato, all'alba dell'attuale missione, che Triton non avrebbe fornito adeguata “capacità di ricerca e soccorso”, avvertendo a chiare lettere che ci si dovevano aspettare delle tragedie.
Eppure questi criminali che siedono nelle istituzioni governative europee oggi usano la morte dei 950 migranti per chiedere, praticamente all'unisono, il rafforzamento dell'intervento militare contro le migrazioni nel Mediterrano. In testa l'alta rappresentante per la politica estera dell'Ue imperialista, Federica Mogherini, PD, che chiede addirittura di impedire “che i barconi partano", cioè affondandoli nei porti. E' la linea antimigranti del Berlusconi democristiano Renzi, che dopo la tragedia ha affermato: "Siamo pronti a fare tutto ciò che è necessario perché non partano”.
Atteggiamento nazistoide che, purtroppo, il governo imperialista italiano, capofila della gestione dei flussi migranti verso l'Europa ha trasmesso all'UE imperialista. Tant'è che il Commissario per l'Immigrazione, il destro Dimitris Avramopoulos, tra i 10 punti presentati il 20 aprile al Consiglio ministri Interni-Esteri, ha inserito il "rinforzo" dell'operazione Triton e la richiesta di cattura e distruzione dei barconi.
Bisogna opporsi a queste “soluzioni”, un vero e proprio atto di guerra, estraneo alla volontà del popolo italiano, e che finirebbe per ritorcerglisi contro. Avallare interventi di guerra ai migranti infatti significa rafforzare la criminale politica imperialista nel Mediterraneo di Italia e UE e provocare ulteriori ondate di migranti in fuga con mezzi ancor più disperati da guerre e carestie.
Andare alla radice del problema significa rinnegare ogni posizione criminalizzante delle migrazioni e comprendere che esse, con le tragedie che comportano, sono dirette conseguenze dei nuovi conflitti, persecuzioni e violenze che funestano il Medio Oriente e l'Africa, Siria, Egitto, Libia, Eritrea, Somalia e i Paesi della fascia sub sahariana, senza dimenticare lo sterminio sionista a Gaza e in Cisgiordania in atto da oltre 60 anni, e delle politiche catenaccio dell'Eu imperialista.
Per fermare il flusso dei disperati bisogna mettere fine alle guerre, alle rapine, allo sfruttamento e affamamento di questi popoli.
Il PMLI esprime il proprio cordoglio e la propria solidarietà antimperialista alle famiglie dei profughi annegati nel Mediterraneo e si oppone alle possibilità di atti di guerra contro i migranti, come sarebbe l'affondamento con mezzi militari dei barconi. Chiede l'abolizione di Triton e Mare Nostrum e di aprire le frontiere dell'Europa e dell'Italia alle migrazioni come l'unico modo per evitare le stragi e permettere l'ingresso libero e sicuro. Oltre all'apertura delle frontiere ai migranti, per il PMLI sono necessarie e urgenti però altre misure, a cominciare dalla chiusura di tutti gli inumani lager per migranti, l'abolizione definitiva e completa del reato di immigrazione clandestina, la sanatoria generalizzata per tutti i migranti senza permesso di soggiorno, la parità di diritti sociali, civili e politici per tutti i migranti e il diritto di cittadinanza ai figli di immigrati nati nel nostro Paese.

22 aprile 2015