Per l'alluvione di Genova nel 2014
Indagata Paita per mancata allerta
E' la candidata del PD a governatrice della Liguria

La candidata renziana del PD per la Regione Liguria Raffaella Paita è indagata dalla Procura di Genova per “mancata allerta” durante l’alluvione che il 9 e il 10 ottobre 2014 ha colpito il capoluogo ligure provocando la morte dell’infermiere pensionato Antonio Campanella, l'esondazione del Bisagno e danni per centinaia di milioni con interi quartieri finiti sott'acqua e centinaia di famiglie e negozianti che hanno perso tutto.
Paita è stata raggiunta il 15 aprile da un avviso di garanzia firmato dalle due pubblici ministeri (pm) Gabriella Dotto e Patrizia Ciccarese titolari dell’inchiesta. Nel mandato si legge che Paita, oltre ai reati di omissione in atti d’ufficio per la mancata allerta, è indagata anche per concorso in disastro colposo e omicidio colposo, reato ipotizzato all’inizio dell’indagine dai magistrati genovesi e contestato anche alla dirigente di Protezione civile Gabriella Minervini.
Al centro dell’accusa il fatto che la sala operativa della Protezione Civile a Genova la sera dell'alluvione rimase chiusa nonostante le condizioni meteorologiche preoccupanti. Paita e gli altri indagati, scrivono i magistrati nell'avviso di garanzia, nonostante si fosse in presenza di un'allerta meteo più grave di quella che già l'anno prima causò altre 6 vittime: “hanno gravemente ritardato l'attivazione delle procedure di protezione civile e il coordinamento di mezzi e persone... cagionando il decesso per annegamento di Antonio Campanella... in violazione di precise leggi nazionali e regionali”.
Paita era stata già interrogata per oltre 4 ore il 17 novembre 2014, interrogatorio che poi era stato secretato. “Ho risposto a ogni domanda – disse allora Paita - Hanno sentito me come stanno sentendo tutti per chiedere i dettagli di quanto successo”.
Evidentemente Paita non ha “risposto a ogni domanda” e per questo la procura la vuole ascoltare ora come indagata per omissione d’atto d’ufficio in merito alla mancata emanazione dell’Allerta 2, il livello di allerta più alto in Liguria in caso di piogge significative.
Ciononostante Renzi e tutto il PD ligure invece di ritirare la candidatura dell'aspirante governatrice la difendono a spada tratta. A poco più di un mese dalle elezioni regionali, il premier ha avuto anche la faccia tosta di recarsi a Genova e di confermare piena fiducia alla candidata PD affermando fra l'altro che: “Parteciperò con grande convinzione alla campagna elettorale” e che nei prossimi giorni continuerà il tour della Liguria in risposta a una parte della minoranza PD che minaccia di “abbandonare il partito”. Mentre le segreterie regionali e provinciali del PD in una nota scrivono: "Siamo certi che Raffaella Paita avrà modo di chiarire la propria estraneità ai fatti contestati. Confermiamo a lei la nostra fiducia e il nostro sostegno" firmato: Giovanni Lunardon, Segretario PD Liguria, Fulvio Briano, Segretario PD Savona, Luca Garibaldi, Segretario PD Tigullio, Pietro Mannoni, Segretario PD Imperia, Juri Michelucci, Segretario PD La Spezia, e Alessandro Terrile, Segretario PD Genova; che aggiungono: "Abbiamo piena fiducia nell'operato della magistratura e siamo certi che in tempi rapidi si arrivi a fare piena luce sugli eventi relativi all'alluvione dell'ottobre scorso". Non solo. A difesa della Paita si schiera anche il Vaticano con alla testa il cardinale Angelo Bagnasco che sentenzia: “La mia valutazione è di grande dispiacere, per il fatto che, chissà perché, esplodono sempre le indagini in certe ore della storia, delle città, delle nazioni”.
Insomma “giustizia a orologeria”, esattamente come dice Berlusconi ogni volta che finisce nelle grinfie dei magistrati. Segno evidente che dalla Campania con De Luca, alla Liguria con Paita, gli indagati nel PD trovano ampio spazio nelle liste elettorali.
La verità è che la Paita garantisce al boss Renzi e al capo mandamento Burlando la continuità di quel scellerato patto per la spartizione del potere fra il PD e il centro destra che ha portato la Liguria al collasso politico, economico, sociale e idrogeologico, con tassi di disoccupazione alle stelle, morti e disastri alluvionali, desertificazione industriale e con metà del consiglio regionale indagato per le spese pazze con alla testa il capogruppo e il tesoriere PD in regione e due vicepresidenti della giunta ammanettati sotto gli occhi della Paita che non ha avuto nemmeno il coraggio di commentare l'accaduto.
Altro che “La Liguria va veloce”! La Paita farebbe bene a cambiare il suo slogan elettorale aggiungendo che di questo passo la Liguria va veloce sì, ma verso la catastrofe.

22 aprile 2015