In Pakistan
Drone Usa uccide un volontario italiano
Obama lo svela dopo tre mesi. Le ong stimano diverse centinaia di “vittime collaterali” degli aerei-robot-killer

 
"A nome degli Stati Uniti chiedo scusa a tutte le famiglie coinvolte. Come presidente e comandante in capo mi assumo la responsabilità di tutte le operazioni antiterrorismo, compresa questa che senza volerlo è costata la vita a Warren (Weinstein) e Giovanni (Lo Porto)", annunciava il 22 aprile dalla Casa Bianca il presidente americano Barack Obama rivelando l'uccisione nel gennaio scorso dei due cooperanti con i missili lanciati dagli aerei senza pilota, i droni, teleguidati da agenti dei servizi americani in una zona non precisata del Pakistan al confine con l'Afghanistan.
Il cooperante italiano Giovanni Lo Porto era arrivato in Pakistan nel gennaio 2012 impegnato per conto della ong Welt Hunger Hilfe (Aiuto alla fame nel mondo), un’organizzazione umanitaria privata e laica con sede a Bonn, nella costruzione di alloggi di emergenza nel sud del Punjab; le attività rientravano in un progetto finanziato dall’Unione Europea per portare aiuto alle famiglie nella zona di Kot Addu colpite tra 2010 e 2011 dal terremoto e dalle alluvioni che avevano provocato diverse migliaia di morti, più di 14 milioni di sfollati e milioni di case distrutte. Il 19 gennaio 2012 un commando armato lo aveva portato via assieme a un collega tedesco che viene liberato in una moschea alla periferia di Kabul nell’ottobre del 2014. La testimonianza del collega liberato è l'unica notizia resa nota sul volontario italiano, prima e dopo niente.
Ci sono voluti tre mesi anche per sapere della sua morte che secondo fonti della Casa Bianca sarebbe avvenuta il 14 gennaio. Obama avrebbe neanche informato Renzi in visita a Washington il 17 aprile, l'ha fatto cinque giorni dopo. Dovevano verificare l'identità delle persone colpite nell'attacco diretto contro una base di al Qaeda e "si è risaliti alla loro identità solo ieri", affermava Renzi il 23 aprile per chiudere la polemica. Ma la questione non è tanto se glielo aveva detto di persona o meno quanto il fatto che Obama ha dato alla Cia la licenza di uccidere, la Cia ha colpito e per tre mesi non sa chi ha ucciso? Poco credibile.
In ogni caso la responsabilità dei cosiddetti "danni collaterali", le vittime incolpevoli degli omicidi mirati che molto spesso sono civili, ricade comunque sulla Casa Bianca e su Obama che nel corso dei suoi due mandati presidenziali ha esteso una pratica avviata dal predecessore Bush ma sviluppata in particolare dai sionisti imperialisti di Tel Aviv che degli "omicidi mirati", ovvero degli assassini di Stato, fanno largo uso contro la resistenza palestinese.
Nel caso del raid del gennaio scorso è da evidenziare che, stando alle versioni ufficiali, il bersaglio sarebbero due americani leader di al Qaeda individuati nelle basi pachistane dell'organizzazione. La vicenda riguarda quindi un’operazione americana per uccidere americani, neanche passati sotto processo, sul territorio di uno stato sovrano che è costretto a subirle, che ha ucciso "per sbaglio" un ostaggio americano e il volontario italiano. Altro che chiedere scusa, Obama ha violato più di una legge americana e internazionale, è il mandante reo confesso di un assassinio. Che non è l'unico. E pieno dell'ipocrisia imperialista che lo ha portato a concludere il discorso delle scuse con "una delle cose che distingue gli Usa e li rende eccezionali è la nostra volontà di affrontare le nostre imperfezioni e apprendere lezioni dai nostri errori".
"Errori" che sono almeno un migliaio, quante le "vittime collaterali" delle operazioni coi droni assassini che Cia e Pentagono conducono quotidianamente, e continueranno a farlo col permesso di Obama, in particolare in Pakistan, Afghanistan e Yemen.
Secondo diverse ong, i droni armati con missili o bombe avrebbero compiuto in Pakistan oltre 300 incursioni nel periodo 2004–2013 causando tra le 2.500 e le 3.500 vittime delle quali circa un quarto sarebbero civili. Di poco inferiori sono le stime contenute nel rapporto 2013 dello Special Rapporteur dell’Onu Ben Emmerson che ha censito anche 600 feriti gravi. I numeri elaborati e diffusi dall'Onu sono basati sui dati ufficiali forniti dagli Usa. Per la procura generale dell’Alta corte di Peshawar, secondo quanto riportato in una causa del 2013 della Foundation for Fundamental Rights contro la Cia, i civili uccisi nella regione del Waziristan in un periodo più breve, tra il 2007 e il 2012, sono stati oltre 1.400.

29 aprile 2015