Secondo un rapporto dell'agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati
“Abusarono dei bambini” soldati francesi in Centrafrica

 
Più di un migliaio di soldati francesi furono spediti d'urgenza nella Repubblica centrafricana il 5 dicembre 2013 dall'Onu per una "missione umanitaria" che aveva il compito di impedire un "genocidio" e fermare i massacri commessi sui civili in quella che era stata presentata come l'ennesima guerra di religione tra la formazione musulmana Seleka e milizie cristiane. Parigi chiamò la missione a Bangui "operazione Sangaris", per la quale utilizzò prevalentemente i soldati provenienti dalle basi che mantiene in Camerun e Gabon. Allora era l'ultimo di oltre 40 interventi che l'imperialismo francese compiva nelle sue ex colonie d'Africa, pochissimi con l'assenso dell'Onu.
Alcuni dei soldati del contingente sono finiti sotto inchiesta da un tribunale francese perché nel corso della missione umanitaria "abusarono dei bambini", in base alla denuncia di un responsabile locale dell'agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati, Unhcr, lo svedese Anders Kompass.
Secondo il funzionario Unhcr, 16 soldati francesi, tre del Ciad e due della Guinea equatoriale che facevano parte del contingente Onu inviato a Bangui, abusavano sessualmente di bambini tra i 9 e i 15 anni che si erano riparati nei pressi dell'aeroporto della capitale centrafricana in cambio di cibo, acqua o soldi. Il rapporto interno dell'Unhcr con la denuncia di Kompass era vergognosamente ignorato dall'organizzazione umanitaria e dall'Onu; il funzionario, nel luglio dello scorso anno, aveva denunciato i soldati alle autorità francesi che pur permettendo l'avvio dell'inchiesta l'avevano comunque tenuta nascosta.
Quali fossero le intenzioni dell'Onu lo dimostrava la decisione dello scorso 17 aprile di sospendere il funzionario dall'incarico e solo il 29 aprile, dopo che il quotidiano britannico Guardian rendeva pubblico il rapporto, scoppiava pubblicamente lo scandalo. Il presidente francese François Hollande prometteva "sanzioni esemplari" verso i militari nel caso fosse accertato un reato che "infangava l'uniforme francese" mentre il ministero della Difesa assicurava che "non vogliamo nascondere nulla", quel ministero che sapeva tutto dal luglio scorso e stava zitto. Per non compromettere la presenza e il controllo francese nella ex colonia ricca di oro, diamanti e uranio, lungamente governata in passato dal fido dittatore Jean Bédel Bokassa.

13 maggio 2015