Quasi il 34% dell'elettorato britannico diserta le urne
La destra batte la “sinistra” borghese
Ascesa del partito separatista scozzese

 
Alle elezioni politiche del 7 maggio in Gran Bretagna quasi il 34% dell'elettorato ha disertato le urne, solo un punto percentuale inferiore a quello delle precedenti del 2010, nononstante un numero maggiore di partita in lizza e una competizione tra le formazioni principali che i sondaggi presentavano come incerta. Il sistema elettorale uninominale a turno unico ha come in precedenza penalizzato le formazioni minori e consegnato la maggioranza assoluta dei 650 seggi del parlamento ai conservatori del premier uscente, il conservatore David Cameron, che ha ottenuto soltanto il 37% dei voti validi distanziando i principali avversari del partito laburista fermatisi a poco più del 30%. In altre parole la destra ha battuto la “sinistra” borghese ma il primo partito è rimasto quello della diserzione dato che i risultati dei due partiti valgono rispettivamente circa il 25% e il 20% del corpo elettorale.
Nel dettaglio risulta che rispetto ai 46.139.900 elettori se ne sono presentati alle urne 30.696.506 con un'affluenza pari al 66,1%; gli elettori che hanno disertato le urne sono quindi 15.443.394 pari al 33,9%.
Nella spartizione dei voti espressi dai due terzi degli elettori i Tories, i conservatori,
di David Cameron hanno ottenuto 11.334.726, pari al 36,93%, e conquistato la maggioranza assoluta in parlamento con 331 seggi, 28 in più rispetto al 2010; i laburisti guidati da Ed Miliband hanno ottenuto 9.347.324 voti, circa 700 mila in più delle precedenti elezioni, pari al 30,45% e a 232 seggi, 25 in meno, rimanendo quella “alternativa” poco credibile anche sul piano elettorale ai conservatori pur tenendo presente che una parte della sconfitta laburista è nata in Scozia dove hanno perso il confronto coi nazionalisti e mantenuto solo 1 dei 40 seggi conquistati nel 2010.
Al terzo posto si è piazzato lo United Kingdom Independence Party (Ukip) la formazione razzista guidata dall'ultradestro Nigel Farage, il compare del M5S di Grillo all'europarlamento, che con 3.881.064 di voti pari al 12,64% ha portato a casa solo un seggio, uno in meno del 2010. Nelle europee del 2014, dove in Gran Bretagna la diserzione al voto era stata al livello record del 64%, avevano raggiunto 27,5% dei voti validi; riportando le due percentuali al corpo elettorale la consistenza dell'Ukip è rimasta sostanzialmente attorno al 9%.
I liberaldemocratici del vice premier uscente Nick Clegg hanno ottenuto 2.415.862 di voti, il 7,87% e 8 seggi, un crollo rispetto ai 57 che avevano. Con meno voti ma con una concentrazione maggiore di consensi i separtisti scozzesi dello Scottish National Party (Snp) guidati dalla primo ministro scozzese Nicola Sturgeon hanno ottenuto 1.454.436 voti, il 4,74%, e hanno fatto il pieno in Scozia e portato a casa 56 seggi, 50 in più del 2010. Guadagnandosi l'attenzione del vincitore Cameron che ha confermato la promessa di concedere alla Scozia, e al Galles, indipendenza fiscale, la libertà di fissare il salario minimo e maggiore libertà nella previdenza sociale.
L'11 maggio, davanti alla residenza di Downing Street, Cameron già al lavoro per formare il suo nuovo governo ha dichiarato che una delle priorità di questo secondo mandato sarà la rinegoziazione della presenza del Regno Unito nell'Unione europea in vista del referendum sulla permanenza nella Ue che ha indetto nel 2017. Il premier inglese è per rimanere nella Ue ma con meno oneri per la Gran Bretagna, preannunciando un braccio di ferro con i vertici di Bruxelles che potrebbe essere molto più difficile da risolvere di quello attuale con la Grecia.

13 maggio 2015