Nel Donbass operano anche i neonazisti, i “rossobruni” filo Putin

 
Ai primi di aprile le organizzazioni di neonazisti a fianco del governo reazionario ucraino vedevano riconosciuta la loro opera con la nomina del capo del gruppo neonazista Settore Destro a consigliere del capo di stato maggiore dell'esercito ucraino e con la proclamazione, da parte del parlamento di Kiev, di “eroi nazionali”, di membri di formazioni paramilitari ucraine che avevano combattuto a fianco degli occupanti nazisti. Nella crisi ucraina registriamo però che le formazioni neonaziste non sono schierate solamente con Kiev e l'imperialismo occidentale, stanno anche dalla parte degli indipendentisti russi delle regioni dell'Est. Sono le formazioni "rossobruni" filo Putin, che il Cremlino quantomeno tollera.
Nelle trincee del Donbass sono presenti in particolare i militanti di uno dei movimenti storici di estrema destra russa, il Russia National Unity, assieme a "volontari" dei gruppi "Unione euroasiatica", "Sputnik e Progrom", il "Movimento contro l'immigrazione illegale", il "Movimento per la Russia imperiale". Militanti del Russia National Unity, organizazione dichiaratamente neonazista nata nei primi anni '90, hanno partecipato già a vari conflitti degli anni passati, dalla Transnistria alla Cecenia, dove hanno fatto esperienza militare e ricavato armi e soldi. Alle classiche posizioni di destra affiancano temi come l'antiglobalizzazione, (un po' come faceva Mussolini che diceva di contrapporsi alla plutocrazia) l'attenzione al territorio e all'ambiente; li avvicina al nuovo zar del Cremlino la comune posizione a difesa delle "tradizioni culturali" e dei "valori tradizionali" russi e europei. Una presenza e una partecipazione pericolosa per le masse popolari ucraine, sia per quelle delle regioni occidentali sotto Kiev che per quelle filorusse del Donbass.

13 maggio 2015