A Massa, Viareggio, Imperia, in Sicilia, Puglia e dappertutto ormai
Contestato duramente il fascioleghista Salvini
La polizia carica brutalmente i contestatori

Ormai ovunque si presenti il fascioleghista Salvini è investito da una valanga di contestazioni. Era successo in Umbria, dove in visita a Marsciano (Perugia), il segretario della Lega Nord è stato contestato con parole d'ordine antirazziste. I manifestanti lo hanno “accolto”, lanciandogli uova, urlandogli "razzista, fascista".
Mentre lui rispondeva beffardo "No, nazista", protetto dalla sua scorta e dalle “forze dell’ordine”, uno dei dimostranti ha oltrepassato il cordone e ha sputato in faccia al leader leghista, che ha smesso di ironizzare e ha urlato: "Prendete i documenti a quel pezzo di merda".
Contestazioni anche ad Imperia, il 17 maggio da diverse decine di persone al grido di “siamo tutti clandestini”. In Toscana, quando il leader della Lega si è presentato per un comizio a Massa, protetto da un imponente cordone di “forze dell'ordine” in assetto antisommossa, è scoppiato il finimondo. I manifestanti hanno lanciato uova, arance e fumogeni contro il cordone di sicurezza. I contestatori hanno sfondato il picchetto delle “forze dell'ordine”, le quali per proteggerlo hanno distribuito manganellate a destra e manca, inseguendo e scaraventando per terra i manifestanti. Due dei manifestanti sono sono rimasti feriti. Entrambi sono stati portati in ospedale e uno di loro è stato fermato per resistenza a pubblico ufficiale.
Salvini si è limitato ad un comizio lampo e poi è risalito in auto, scappando, mentre i manifestanti presidiavano la zona.
A Viareggio, i manifestanti hanno tenuto in mano materassini da mare con la scritta "Sui gommoni ci vogliamo i padroni" e “Siamo tutti clandestini, siamo tutti gay, siamo tutti Rom”. L'auto di Salvini è stata accerchiata e colpita con pugni. E mentre il caporione razzista scappava dal mercato centrale, la sua auto veniva inseguita a piedi e con altri mezzi dagli stessi contestatori.
Analoga contestazione a Pisa, dove ad “accogliere” il segretario del Carroccio c'erano manifestanti con lo striscione “Mai con Salvini, mai con Renzi”.
Il risultato è che i comizi di Salvini in Toscana sono stati dimezzati o annullati del tutto. Bene.
“Salvini, la Sicilia non ti vuole”, a Gela (Caltanissetta) il 12 maggio il leader della Lega ha trovato centinaia di contestatori che, benché contenuti da un folto schieramento di agenti in assetto antisommossa e minacciati e provocati da elementi dell'estrema destra, provenienti da Catania per fare da “servizio d'ordine” lo hanno costretto ad entrare dal retro del quartier generale del suo candidati.
In prima linea gli attivisti del movimento No MUOS con lo striscione “respingiamo Salvini”. "Non ti vogliamo, leghista non ti vogliamo" hanno urlato i No MUOS, che hanno cantato “Bella Ciao” insieme a centinaia di manifestanti.
A Marsala, la contestazione è stata talmente dura che a Salvini non è stato neppure possibile scendere dall'auto. Le “forze dell'ordine”, in assetto antisommossa, hanno ritenuto inesistenti le condizioni di sicurezza per far passare il segretario della Lega tra tra le masse popolari in piazza. Queste si erano già radunate per le 20, oltre un'ora prima del comizio, previsto per le 21.30, portando striscioni, fischietti e orecchie d'asino fatte di carta e scandendo cori contro Salvini e la Lega. Pensando che gli antifascisti e antirazzisti abbandonassero la piazza, Salvini ha ritardato il comizio. Quando è arrivato, verso le 22.30, la polizia ha formato un cordone di sicurezza, tentando di contenere la rabbia delle masse, continuamente insultate da questo provocatore fascista e antimeridionalista. Alcuni giovani sono riusciti ad oltrepassare il cordone e a prendere a calci l'auto di Salvini, che è dovuto fuggire verso il porto: il comizio è stato annullato. Evviva!
Contestazioni anche l'indomani, il 13 maggio, a Villabate, in provincia di Palermo. Qui alcune centinaia di manifestanti, contenuti da un cordone di “forze dell'ordine” in assetto antisommossa, lo hanno “accolto” scandendo le parole d'ordine ”Via dalla Sicilia!” e “Salvini, carogna, torna nella fogna!”.
Anche in Sicilia, dunque, come già in Puglia, e come poi in Umbria e Toscana, il leader del Carroccio non è il benvenuto. Le masse popolari non tollerano la sua violenta retorica nazistoide contro le masse meridionali, le masse lavoratrici, contro i migranti, contro i Rom e Sinti. E così ha raccolto quel che ha seminato: le contestazioni di questi giorni altro non sono che la dimostrazione che le masse popolari hanno alzato la guardia e non sono più disposte a tollerare altro da Salvini. Sacrosante, dunque, queste contestazioni che vanno intensificate fino ad impedire a questo nazista patentato di mettere piede tra le masse.
Mentre contro i manifestanti di Massa si profilano denunce per manifestazione non autorizzata, danneggiamento e violenza privata, ci chiediamo come mai nessuna Procura abbia finora pensato di incriminare Salvini per incitamento all'odio e alla violenza razziale verso meridionali, migranti, profughi, Rom, Sinti. Ci chiediamo come mai il governo che usa ogni pretesto per impedire le manifestazioni degli antifascisti e limitare il diritto di sciopero delle masse lavoratrici, usi poi tutti i mezzi possibili, arrivando a impiegare, in tre mesi di campagna elettorale, ben 8.465 agenti di pubblica sicurezza, pagati con i soldi dei contribuenti, per imporre alle masse esacerbate che non lo vogliono i comizi del boss fascioleghista.
E' questo il vero volto del governo Renzi, manganellate, repressione, lacrime e sangue per le masse lavoratrici, popolari e antifasciste, spreco di denaro pubblico per garantire ai nazileghisti di provocare e sputare il loro odio. Anche per questo il nuovo duce Renzi va spazzato via.

20 maggio 2015